Cronaca

Delitto di Borgo Loreto: 16 anni
a Marco Viti. “Sono pentito”

Da destra, Marco Viti e Paolo Gamba

Processato con il rito abbreviato, Marco Viti, il 49enne accusato di omicidio volontario per aver ucciso con nove coltellate, di cui una mortale all’addome, il coinquilino Paolo Gamba, 44 anni, nella sua abitazione di via Patrioti al quartiere Borgo Loreto il pomeriggio del 28 ottobre dell’anno scorso, è stato condannato a sedici anni di reclusione.

Nel procedimento davanti al gup, l’imputato era assistito dall’avvocato Paolo Rossi, mentre la madre e le tre sorelle di Gamba erano parte civile attraverso l’avvocato Alessandro Vezzoni. Per la madre, come risarcimento, il giudice ha disposto una provvisionale di 25.000 euro, mentre 10.000 euro per ciascuna delle tre figlie.

In aula, prima della sentenza, l’imputato, che è in carcere dal giorno dell’omicidio, ha reso dichiarazioni spontanee, dicendosi pentito, chiedendo scusa alla famiglia della vittima e sostenendo che non era sua intenzione uccidere Gamba. “Volevo solo ferirlo”.

L’avvocato Rossi

Secondo la versione resa dall’imputato, tossicodipendente, con gravi problemi di salute e con svariati precedenti come resistenza, lesioni e oltraggio a pubblico ufficiale, la lite con Gamba, che in passato lo aveva già ospitato, era scoppiata in quanto il padrone di casa voleva che se ne andasse.

Il 49enne era uscito dal carcere da una decina di giorni e da un paio di giorni Gamba lo stava ospitando a casa sua.

“Abbiamo litigato perché non mi voleva più in casa. Voleva buttarmi fuori”, aveva raccontato a suo tempo Viti, che aveva invocato la legittima difesa: “Ci siamo insultati, poi ci siamo picchiati e a quel punto lui ha preso un coltello e mi ha ferito. Io ne ho preso un altro e mi sono difeso”. Ma la tesi della legittima difesa non è passata.

L’avvocato Vezzoni

Nella colluttazione, scoppiata in camera da letto, Viti era stato colpito con un coltello da pietanza, rimediando lesioni superficiali guaribili in sette giorni. A quel punto l’imputato era andato in cucina, si era armato di un grosso coltello ed era tornato in camera da letto dove aveva accoltellato mortalmente la vittima.

Era stato lo stesso Viti, quel pomeriggio, a chiamare il 118, dicendo di aver ammazzato il 44enne, che era stato trovato dai soccorritori a letto ormai privo di vita.

Già nel 2023 l’imputato, appena uscito dal carcere, si era presentato dall’amico per chiedere ospitalità. Il padrone di casa non lo voleva, ma lui aveva abbattuto la porta, entrando a forza. In quell’abitazione, Viti c’era rimasto qualche giorno. Poi i due avevano litigato. Erano intervenute le forze dell’ordine, e Viti era stato arrestato per resistenza a pubblico ufficiale.

Sara Pizzorni

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