Avvocato aggredito, risarcito anche
l'Ordine: ricavato in beneficenza
Per la prima volta a Cremona l'Ordine degli avvocati era parte civile. L'imputato ha scritto una lettera di scuse
Ha chiesto scusa alla vittima, un avvocato cremonese di 67 anni che il 13 marzo dell’anno scorso aveva aggredito nel suo studio di piazza Marconi, e ha chiesto scusa anche all’Ordine degli avvocati, che per la prima volta a Cremona si è costituito parte civile in favore del collega, ottenendo un risarcimento simbolico di 300 euro che l’Ordine, come ha fatto sapere il suo presidente, l’avvocato Alessio Romanelli, devolverà in beneficenza.
L’imputato, un 37enne cremonese assistito dall’avvocato Andrea Polara, ha risarcito anche la vittima con una somma di 2.000 euro, ottenendo la revoca della costituzione di parte civile, rappresentata dall’avvocato Giampaolo Bellini, che ha anche rimesso la querela per i reati di violazione di domicilio e danneggiamento. Il 37enne è stato invece condannato a un anno e sei mesi, con la sospensione condizionale della pena, per violenza o minaccia a pubblico ufficiale e lesioni contro i sette mesi chiesti dal pm onorario.

Nel procedimento, l’Ordine degli avvocati era rappresentato come parte civile dall’avvocato Isabella Cantalupo. Il legale, “essendo una questione di ordinistica e relativa alla classe forense”, ha rinunciato alle spese legali per la sua prestazione. Il presidente Romanelli, che ha tenuto a rimarcare “la generosità dell’attività professionale dello studio Cantalupo“, ha espresso grande soddisfazione per come si è concluso il procedimento. “L’avvocato non si tocca”, ha sottolineato il presidente dell’Ordine. L’avvocato che svolge funzioni di amministratore di sostegno è un pubblico ufficiale. Non volevamo penalizzare nessuno, ma abbiamo ottenuto le scuse e un simbolico risarcimento che sarà devoluto ad un ente di beneficenza”.
Nella sua arringa, l’avvocato difensore Polara, che aveva depositato relazioni mediche sulle condizioni di salute del suo assistito, ha fatto presente che si tratta di una persona “sotto cure psichiatriche”.
“Chiedo scusa del mio comportamento nei confronti dell’avvocato”, è il testo della lettera di scuse scritta a mano dall’imputato lo scorso 2 aprile e pubblicata, così come è stato disposto, sul sito dell’Ordine. “Il mio atteggiamento è dovuto anche al mio stato psichico. Malgrado ciò non voglio giustificarmi e ribadisco le mie scuse nei confronti dell’avvocato e verso l’intera categoria degli avvocati che comunque non era mia intenzione offendere“.

Quel giorno di marzo l’imputato si era presentato nello studio dell’avvocato con atteggiamento alterato e minaccioso. Era un suo assistito di cui il legale era amministratore di sostegno, considerato un pubblico ufficiale. Il cliente, che dal professionista voleva più soldi rispetto a quanto invece concordato con il giudice, aveva spaccato con una manata la porta a vetri. Quindi aveva messo lo studio a soqquadro, distruggendo telefono, monitor e computer. E infine si era avventato contro l’avvocato, prendendolo a calci e pugni, procurandogli una lesione al timpano sinistro, contusioni al volto e alle braccia e rompendogli gli occhiali da vista.
“Aveva l’abitudine di chiedermi somme importanti di denaro che io non potevo, non volevo e non dovevo dargli, perché di importo superiore”, aveva riferito la vittima. Un giorno prima, l’imputato si era presentato in banca. Pretendeva denaro, aveva dato in escandescenze e scaraventato a terra una piantina. Poi aveva contattato l’avvocato, al quale aveva inviato una decina di messaggi minacciosi, tutto materiale acquisito a processo.

Il 13 marzo si era presentato in studio. Il professionista era impegnato con un cliente. “Ad un certo punto ho sentito un rumore fortissimo alla porta di vetro, ma non ho visto chi c’era”, aveva raccontato l’avvocato. Dopo aver rotto la porta, il cliente arrabbiato era entrato e aveva buttato il telefono per terra, impedendo al legale di chiamare le forze dell’ordine. Voleva i soldi. Il professionista era riuscito a chiamare la banca. Lì avevano capito cosa stava succedendo, visto quanto accaduto il giorno prima. A chiedere aiuto, nel frattempo, era stato anche l’altro cliente presente in studio, riuscito ad uscire e a telefonare al 112.
Sara Pizzorni