Politica

Via a Ramelli, il Consiglio boccia
proposta. "Riapre vecchie ferite"

A destra Matteo Carotti, FDI, durante la seduta del consiglio

Toni accesi come da copione, quando in Italia si parla di fascismo, nel consiglio comunale di lunedì pomeriggio. A fare da detonatore di opposte reazioni, dai toni più o meno pacati, la mozione di Matteo Carotti (FDI)  sull’intitolazione di una strada a Cremona, a Sergio Ramelli, il 18enne aggredito il 13 marzo 1975 da un commando di estrema sinistra e deceduto il 29 aprile. Uno degli episodi più dolorosi degli Anni di Piombo, periodo segnato da un clima di violenza politica che ha colpito indistintamente giovani di ogni ideologia.

La proposta, la stessa presentata da Fratelli d’Italia in diverse altre città, è stata prevedibilmente respinta, ma dopo una discussione che ha riportato a galla antiche tensioni, in particolare da parte del capogruppo  FDI Marco Olzi a seguito dell’intervento di Eleonora Sessa, una delle più giovani esponenti del Pd in sala Quadri.

L’inizio era stato pacato, anche perchè Carotti – a sua volta, il più giovane tra i consiglieri FDI – aveva premesso che “intitolare uno spazio cittadino a Sergio Ramelli non significa esprimere adesione ad una posizione politica, bensì riconoscere la gravità dell’omicidio di un giovane studente avvenuto solo per ragioni politiche”.

Una difesa della libertà di espressione del pensiero, insomma, che però ha dato lo spunto  a Sessa per ricordare che la “violenza fascista” ha utilizzato l’immagine di Ramelli in modo opportunistico facendola divetare strumento politico. La connessione evocata da Sessa tra la figura di Ramelli e le stragi di matrice neofascista, tra cui quella della stazione di Bologna, ha suscitato la reazione di Olzi, che ha provato ad interromperla. “Chi prova malinconia per la mancanza di democrazia non dovrebbe trovare spazio là dove la si esercita”, ha concluso l’esponente del Pd, ricordando che “Cremona è convintamente antifascista”.

Olzi ha poi replicato duramente: “I peggiori crimini sono stati compiuti dal comunismo e in questa sala c’è ancora chi non l’ha rinnegato”, ha detto, ricordando invece i vari passaggi che hanno portato la destra, dalla svolta di Fiuggi in poi, a un totale ripensamento del proprio passato e ad una condanna di ogni forma di violenza nel dibattito politico.

Per il resto, il dibattito c’è stato ma con toni più moderati. Molto apprezzato, anche da Fratelli d’Italia, l’intervento di Riccardo Merli (Fare Nuova Città Attiva): “In quegli anni c’è stata un’epidemia, non ci sono state morti giuste o ingiuste ma solo morti innocenti”, ha esordito citando un articolo di Walter Veltroni. “Quei giovani che la pensavano diversamente, divisi in vita, devono essere oggi uniti nella memoria collettiva. Questa mozione rischia di diventare ancora oggi motivo di divisione e scontro. Penso che le istituzioni pubbliche debbano promuovere azioni di pace, tolleranza e rispetto.

Penso a un percorso di memoria più ampio e inclusivo, che non elegga una sola persona a simbolo ma che affronta ancora le ferite di quel periodo”. 

Merli, come appena prima Marialuisa D’Ambrosio (Cremona sei Tu) ha piuttosto suggerito l’intitolazione di una strada a tutte le vittime del terrorismo o degli anni di Piombo: “Mi risulta impossibile -ha detto D’Ambrosio – aderire a questa proposta, quando vedo che ogni 13 marzo le manifestazioni che ricordano Ramelli vengono accompagnate da simboli fascisti, con saluto romano e formazioni delle camicie brune in formazione squadristica”.

Si è detta favorevole Jane Alquati, Lega per Salvini: “Non ho nessuna camicia nera nell’armadio e nemmeno nella mia famiglia, il mio voto a favore rivendica il diritto di ognuno di esprimere un’opinione e questo è un valore fondamentale”.

Per Luca Fedeli (FDI), nessuna giustificazione storica può riscattare “l’ingiustizia di quella morte. Per un giovane di destra frequentare certe scuole a Milano negli anni Settanta era un problema, così come stato anche a Cremona. Non vogliamo riesumare divisioni, ma chiuderle con dignità. Ogni forma di violenza politica è inaccettabile da qualunque parte venga. Questa mozione è un modo per dire che nessuno deve essere giudicato o aggredito per le proprie condizioni o la propria famiglia, è un gesto contro ogni forma di violenza politica e di rispetto per la libertà di pensiero”.

Sul fronte opposto contrario Carlo Giussani, Pd: “La figura di Ramelli per quanto tragica è diventata negli anni un momento identitario per l’estrema destra. Intitolargli una via significherebbe aprire una porta da cui lanciare messaggi e simboli che vanno contro la nostra democrazia. Non si può pretendere di usare la memoria per alimentare odi e divisioni”.

Lapo Pasquetti (Sinistra per Cremona)  ha ricordato come quell’epoca abbia visto coesistere riforme di grande apertura sociale ed esplosione di violenza. “Ognuno ha i propri morti da piangere oggi come ieri, ci sono state oltre 300 le vittime in quegli anni, tra cui persone del tutto estranee alla lotta armata”. E’ seguito il drammatico elenco delle tante uccisioni causate a volte anche da una banale scintilla.
“Ramelli è stata purtroppo una delle tante vittime, tutte umanamente gravi e inaccettabili”, concludendo che la proposta di intitolazione è irrituale anche ai sensi del regolamento della Toponomastica, visto che Ramelli non era cremonese e “si tratterebbe di una celebrazione di parte del tutto strumentale”.

Per Giovanni Gagliardi, Pd, “non c’è stato un secolo peggiore del Novecento, se facciamo l’elenco delle vittime non ce ne andiamo fuori. Secondo me non andrebbero intitolate strade a personaggi politici. Non vale la pena riscoprire gli anni di piombo, sono stati una pagina nera del Paese. Credo che vie e piazze vadano intitolate solo a chi fa del bene. Chi si sente di dire che negli anni di piombo si sia fatto del bene, sia da destra che da sinistra?”

Paola Tacchini, M5S e Cremona Cambia Musica ha portato l’esempio della sua famiglia d’origine: padre di sinistra e madre di destra e ciò nonostante la convivenza. “Occorrono intitolazioni che non siano divisive, ho chiesto all’IA di suggerirmi qualche titolo, quello che preferisco è “Parco della memoria condivisa”. Un giovane che viene ucciso per aver espresso opinioni politiche è un dramma, ma io ricordo il dramma, negli anni ’80, di due ragazzi siciliani che si tenevano la mano per strada”.

Vittoria Loffi, esponente radicale nel gruppo Pd, ha ricordato come proprio in sala Quadri sia stato presentato il libro su Sergio Ramelli, “Il coraggio della libertà”, una delle occasioni in cui si è potuta esaltare l’importanza della libertà di pensiero. Una “via Ramelli, invece, significherebbe accodarsi a chi strumentalizza il suo nome”.

“La discussione ha preso delle strade che non avrebbe dovuto” ha esordito Chiara Capelletti, FDI. “La discussione è virata di nuovo su fascismo e antifascismo e la cosa mi ferisce molto. Per parlare di questa vicenda bisognerebbe conoscerla davvero”, ha aggiunto esprimendo apprezzamento per la citazione di Veltroni da parte di un esponente della maggioranza.

“Ramelli non era fascista”, ha poi detto rivolgendosi direttamente al banco della consigliera Sessa. “E’ tempo di smetterla di guardarci come se fossimo ignoranti zoticoni che non conoscono la storia. Ramelli per me è un simbolo di libertà: è un ragazzo di 18 anni che ha pagato con la vita per aver scritto il proprio pensiero all’interno di un tema”. “Noi continueremo a ricordare questa storia, che è ancora attuale, perchè anche oggi c’è chi impedisce di parlare nelle aule di università”.

Per Daniele Bonali, Pd, “dobbiamo stare attenti a quello che facciamo, guardiamo alle situazioni che questo nome potrebbe innescare. Abbiamo una brutta storia e non ce ne siamo ancora liberati. Stiamo a parlare di fascismo e comunismo che non esistono più, tranne che per qualcuno che li scimmiotta. Ora viviamo nell’epoca dell’indifferenza, lo vediamo alle elezioni, il partito più grosso è quello di chi non gliene frega niente”. Piuttosto di aggiungere nuovi nomi divisivi, la Toponomastica si preoccupi di rivedere certe intitolazioni, come quella della piazza dedicata al macellaio Cadorna”.

Di necessità di pacificazione ha parlato anche Roberto Poli, capogruppo del Pd, esprimendo il voto contrario del gruppo alla proposta: “Se c’è un partito che deve prendere la distanze dal suo passato, è quello che proviene culturalmente da una parte sbagliata, questa è la storia. Non mi risulta che la sinistra italiana debba affrancarsi da nessun Ventennio”.

Intervenuto a fine dibattito, Luciano Pizzetti ha detto di avere sperato “che la mozione venisse ritirata, perchè riproduce divisioni antiche di questo paese. Noi siamo tutti figli della repubblica democratica, il problema è che non tutti noi figli riconosciamo la stessa madre e lo stesso padre”. Ricordando il convegno del 9 giugno con la presentazione del libro su Ramelli, ha confermato i concetti allora espressi accanto agli autori e agli esponenti di FDI tra cui Riccardo De Corato: “Quella di Ramelli fu una tragedia italiana e non della destra; questa mozione va purtroppo nella direzione opposta rispetto alla strada che il convegno aveva aperto, quella di avere una storia comune, una memoria condivisa“. Da qui l’invito a non riaprire ferite che ancora non sono guarite soprattutto in questo momento dove il pericolo non è rappresentato da ideologie ormai morte, ma dall’avanzare di autocrazie in cui il popolo è spettatore e non partecipe.

La presentazione del libro su Sergio Ramelli lo scorso 9 giugno in sala Quadri

“Speravo che quel libro ci riconducesse quantomeno ad avere una storia repubblicana comune”, ha continuato Pizzetti. “Dentro le violenze di destra e di sinistra c’era il tentativo di colpire l’ancora fragile repubblica democratica. In questo ottantesimo anniversario della Repubblica, nonostante i tanti convegni, qualcosa è mancato in questo tentativo di arrivare a una memoria comune. Il tema non è rinfacciare ma avere coscienza di quanto accaduto. Il mio appello a che la mozione venga ritirata gioverebbe anche alla sua parte politica“, ha auspicato Pizzetti rivolto a Carotti, “il tema non è quello di rinfacciarci reciprocamente i morti ma ciò che stiamo facendo noi oggi in nome dello sviluppo della democrazia”.

La proposta è stata respinta da Carotti che ha però accettato di buon grado di discutere un’eventuale intitolazione di una via o piazza alle vittime del terrorismo, in senso generale.

Ha concluso l’assessore alla Cultura Rodolfo Bona: “La pietà verso tutte le vittime è irrinunciabile, ma estrarre quel singolo accaduto, per quanto estremamente grave, da un contesto più ampio e complesso rischierebbe di trasformare un ragazzo morto a 18 anni in simbolo dell’ideologia fascista, cosa che già avviene da anni.

“Ramelli, infatti, è già stato trasformato in icona della destra neofascista, come dimostra il fatto che in via Paladini a Milano, la manifestazione per ricordare il suo omicidio si conclude costantemente con il “rito” del saluto romano da parte di diverse centinaia di neofascisti militarmente inquadrati. Certamente queste manifestazioni non appartengono ai proponenti e a nessuno presente in quest’aula, ma non possono essere eluse.

“Per questo l’intitolazione di una via a Ramelli, purtroppo, non è un oggi un atto neutro, poiché viene strumentalizzato per un pericoloso processo di rivalutazione del fascismo e della sua cultura politica. È una scelta provocatoria, che rischia di alimentare nuove tensioni e di ferire la coscienza democratica e antifascista su cui si fonda la nostra Repubblica. In un momento storico in cui in Italia e in Europa si moltiplicano i segnali di aperta esaltazione dell’ideologia fascista.

“Per questo riteniamo che con questa proposta non sia in discussione il giudizio negativo sulla ingiusta uccisione di Sergio Ramelli, un giovane ucciso da una violenza ottusa, ma l’uso politico che ancora se ne fa. Pur condannando con assoluta fermezza una politica avvilita a una pratica strutturalmente basata sulla violenza verso gli avversari, specie se spezza giovani vite, la proposta di tale intitolazione ci vede dunque contrari”.

L’ordine del giorno è stato quindi messo ai voti e respinto, con i voti favorevoli dei 6 consiglieri di Fdi e della leghista Jane Alquati. GB

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