Cremona e l’università: rendere
priorità comune una scelta vincente
Secondo i dati forniti nel corso dell’ultima assemblea di ACSU (associazione cremonese studi universitari) nel 2025 Cremona ha investito sul Politecnico 128.650 euro, contro i 425.000 di Piacenza, i 460.000 di Mantova e i 593.000 di Lecco.
Cremona ha compiuto una scelta lungimirante investendo sull’università. I cinque poli oggi presenti, ed in particolare, i nuovi Campus della Cattolica e del Politecnico, sostenuti dalla Fondazione Arvedi Buschini, stanno già portando valore alla città e al territorio: studenti, competenze, dinamismo, nuove collaborazioni con il sistema produttivo.
È la prova che puntare sulla conoscenza e sullo sviluppo di qualità non è uno slogan, ma una strategia che funziona.
Da tempo, inoltre, a Cremona si parla — giustamente — di sviluppo programmato: individuare insieme gli obiettivi strategici e perseguirli come comunità, rendendoli prioritari anche nella destinazione delle risorse. E non c’è dubbio che uno di questi obiettivi debba essere Cremona Città Universitaria.
Il confronto con gli altri territori per ora ci vede fanalino di coda: secondo i dati forniti nel corso dell’ultima assemblea di ACSU (associazione cremonese studi universitari) nel 2025 Cremona ha investito sul Politecnico 128.650 euro, contro i 425.000 di Piacenza, i 460.000 di Mantova e i 593.000 di Lecco. Sicuramente si tratta di situazione differenti, da analizzare caso per caso, ma le cifre devono far riflettere. Significativo per lo sviluppo universitario negli altri territori anche il ruolo delle Camere di Commercio con contributi annuali nell’ordine dei 400.000 euro a Mantova e dei 180.000 euro a Como-Lecco. Rilevante anche l’apporto del mondo bancario: la Fondazione di Piacenza e Vigevano nel 2025 ha contributo con 220.000 euro alle attività del Politecnico di Piacenza.
A Cremona c’è evidentemente una riflessione pubblica da affrontare circa le priorità con le quali vengono destinate le risorse. A rincuorarci e a spingerci verso il riconoscimento della strategicità dell’investimento sulle università ci sono già elementi concreti e tangibili. Oggi, ad esempio, Cremona dispone di un’opportunità storica: candidarsi in Regione a guidare la ZIS (Zona di Innovazione e Sviluppo) dell’agroalimentare del sud Lombardia, e questo grazie alla presenza di poli universitari di eccellenza come quelli della Cattolica e del Politecnico, che rendono il territorio credibile nel campo dell’agritech e della ricerca avanzata per l’agricoltura e l’industria alimentare.
La costruzione di “Cremona città universitaria” non è solo questione di risorse ma anche di strumenti operativi che garantiscano continuità d’impegno e dialogo tra i diversi attori. Il tavolo delle università, creato oltre due anni fa dal Comune, ha sicuramente avuto un ruolo importante per coordinare gli sforzi ma oggi appare insufficiente a garantire un lavoro quotidiano e dedicato. In questo quadro si inserisce la recente proposta avanzata dal Sindaco di Cremona di creare un organismo partecipato da tutti i soggetti pubblici e privati dello sviluppo locale, con il compito di dare slancio e consolidare la presenza universitaria a Cremona.
Una scelta già adottata con successo in diverse città italiane, dove la cooperazione stabile tra istituzioni, imprese, università e fondazioni ha permesso di attrarre risorse, progettualità e nuovi percorsi formativi. Di rendere l’università anche una leva della competizione territoriale.
C’è infatti una differenza sostanziale tra l’essere una “città con delle università” ed essere invece una “città universitaria”. Quest’ultima opzione è la giusta ambizione di Cremona. Per questo è oggi importante che si apra in città un confronto costruttivo, capace di attrarre e coinvolgere tutti gli attori del territorio. Un dibattito franco che sappia cogliere luci ed ombre della questione. Ma che parta da una consapevolezza comune: l’università non è un optional, è uno dei motori più potenti del futuro di Cremona, della sua attrattività e della sua capacità di generare nuovo sviluppo sociale ed economico.
Cremona ha iniziato il percorso. Ora è il momento di percorrerlo insieme, con una visione condivisa e un impegno corale.