Forno grande Frazzi, le prime
immagini del restauro
Cremona recupera un pezzo importante della sua storia, di quando era una delle capitali nell’industria del mattone. Parliamo della fornace Frazzi, o meglio ancora, del forno grande Hoffman, dove tra fine ‘800 e gli anni Sessanta del secolo scorso, nel tunnel circolare che oggi fa da sfondo al cinema all’aperto, presero forma laterizi esportati persino in Sud America e vennero brevettati manufatti come le “Volte Frazzi”.
Dopo decenni di abbandono, sono quasi completati i lavori commissionati dal Comune grazie a fondi del Pnrr e da un cofinanziamento di oltre 700mila euro (per un totale di oltre 2 milioni) che renderanno questo esempio unico di archeologia industriale, un’area espositiva dedicata al cinema, alla fotografia, al museo del cotto, oltre che a spazio per le associazioni.
Un sopralluogo con l’assessore Paolo Carletti, il dirigente dei Lavori Pubblici Giovanni Donadio e le maestranze di Ducale Restauri, ha consentito di vedere lo stato di avanzamento lavori e le peculiarità di un intervento di restauro conservativo che ha toccato pochissimo dell’esistente limitandosi a opere di consolidamento struttrale (ad esempio sui pilastri, mantenuti anche quelli della terrazza); spazzolaura dei mattoni a vista, sia all’interno del tunnel che all’esterno; pavimentazione in cocciopesto con polveri e colori naturali.
I lavori stanno accelerando in questi giorni per essere completati entro la deadline fissata ad oggi (salvo proroghe) per tutti i cantieri del Pnrr ossia fine marzo 2026, data entro la quale il Comune conta di aver non solo concluso le opere ma anche effettuato il collaudo. “Non c’è ancora chiarezza su questo punto”, commenta Donadio riferendosi ad uno dei passaggi burocratici imposti dal Pnrr, appunto se il 30 marzo deve vedere concluse le opere oppure anche il collaudo.
Al momento oltre che sulle rifinure e la posa dei serramenti si sta intervenendo all’esterno per la sistemazione dell’impianto fognario e con ulteriori scavi, per l’immissione delle acque bianche (pèiovane) nel Morbasco.
A impreziosire l’intervento è la copertura a terrazza, dove svettano i pilastri che un tempo sorreggevano il tetto, sono diventati elementi scenografici insieme alla ciminiera che domina il quartiere Po. In quella che era la parte più alta del complesso, usata come montacarichi, è stato installato l’ascensore.
La sistemazione delle aree esterne, tra il forno e il parcheggio della coop consentirò di creare un nuovo percorso pedonale tra via della Ceramica e i ponti sul Morbasco, renendo quindi ancora più funzionale l’intervento.
Giuliana Biagi









