Referendum giustizia:
in campo i giudici per il no
Presentata anche a Cremona la campagna referendaria per il no alla riforma della giustizia e la separazione delle carriere dei magistrati. Affollata la saletta di spazio comune. Con gli esponenti dell'Associazione nazionale magistrati anche diversi avvocati
I magistrati scendono in campo contro la separazione delle carriere tra inquirenti e giudicanti. Il referendum sulla riforma della giustizia sarà indetto tra qualche mese e non sarà necessario raggiungere alcun quorum. Chi andrà a votare determinerà se introdurre una modifica costituzionale che secondo i magistrati potrebbe minare la loro indipendenza. Non accorcerà i tempi dei processi, dicono, né renderà la giustizia più efficiente. Il comitato “Giusto dire no” si è presentato anche a Cremona in un affollato SpazioComune in Piazza Stradivari.
“Noi non scendiamo in campo a tutela nostra della nostra categoria”, dice Ilaria Sanesi, Consigliere della Corte di Appello di Brescia e coordinatrice del Comitato per il no di Brescia, “ma a tutela delle garanzie dei diritti dei cittadini. Questa riforma renderà il giudice molto più debole, timoroso e condizionabile dalla politica, e tutto questo si ripercuoterà poi sul cittadino. Un giudice che ha paura di un procedimento disciplinare, che teme di essere inviso ai poteri forti è un giudice che non garantirà i cittadini”.
Per Marco Lado, docente associato di diritto costituzionale pubblico all’Università di Brescia e portavoce del comitato, la riforma “non accorcia la durata dei processi, non interviene sull’organico né della magistratura né del personale al servizio presso i palazzi di giustizia e non interviene su quelle che sono le infrastrutture tecnologiche e informatiche. Quindi diciamo che i punti deboli della macchina giustizia non vengono affrontati. Quindi questa è una riforma che ha più il sapore di una resa dei conti, che arriva a distanza di tempo tra la politica e la magistratura e in particolare rivela l’insofferenza crescente della politica, di una certa politica nei confronti della magistratura”.
Tra i presenti anche alcuni avvocati favorevoli al no, che si contrappongono quindi al sì sostenuto invece dal loro Ordine e dalle Camere Penali, come Lapo Pasquetti: “Nonostante sia iscritto alla camere penali, sostengo il no, perché ritengo che non sia questa la soluzione. L’unica riforma della giustizia è immettere denaro nel Ministero”. Per Pasquetti occorre puntare sull’assunzione di personale amministrativo, la situazione di Cremona è emblematica: “Oltre il 50% della pianta organica necessaria per far funzionare il Tribunale di Cremona è scoperta, sia a livelli dirigenziali sia ai livelli più bassi e questo ovviamente crea tutti i disturbi che tutti i cittadini quotidianamente si trovano ad affrontare”.
Giovanni Palisto





