Politica

Welfare e futuro: Bonaldi a Roma
all'assemblea nazionale Pd

L'intervento di Stefania Bonaldi (ex sindaca di Crema) all'assemblea nazionale Pd a Roma

Welfare e sanità, scuola e futuro, giovani, pensionati e lavoratori.
La scorsa domenica, negli spazi dell’Auditorium Antonianum di Viale Manzoni a Roma, tra abbracci, discussioni e comizi è andata in scena l’assemblea nazionale del Partito Democratico.

A partecipare tra i relatori, poco dopo ad un discorso fiume di oltre un’ora e mezza Elly Schlein, anche l’ex sindaca di Crema Stefania Bonaldi, politica che proprio la segretaria dem ha voluto al suo fianco con ruoli in segreteria.
Durante il suo intervento, la cremonese ha toccato e detto la sua sulle tematiche più disparate (e più sentite dal partito di centrosinistra).

“Cari e cari – ha esordito Bonaldi -, prendo la parola con emozione, con il rispetto e la responsabilità che mi derivano dall’essere parte di questa Segreteria nazionale, ma anche con la libertà di chi non appartiene a nessuna corrente, ma si riconosce nel nome che portiamo. Partito Democratico, un programma fondato sull’unico valore capace di vero progresso, la solidarietà”.

“In Italia c’è un problema di povertà assoluta – ha proseguito -, con il 30% degli occupati che non riesce a raggiungere la fine del mese. Tra questi anche oltre 600.000 professionisti con redditi e future pensioni da fame; anche per loro, che con Chiara Gribaudo. prima firmataria abbiamo depositato un disegno di legge per incrementarne le tutele e l’welfare. È tempo di guardare in faccia la tragedia della fragilità che attraversa contratti e professioni senza chiedere i documenti”.

Stefania Bonaldi, nei poco più dei sei minuti in cui prende in prestito il leggio sul palco dell’Auditorium, è un fiume in piena, non risparmiando attacchi diretti e riflessioni sulle diverse fragilità oggigiorno presenti.

“Crescono la sfiducia nelle istituzioni, il disagio: la violenza è una risposta che rischia di diventare abitudine, ma i servizi sociali spesso sono tarati su altre epoche, quando le famiglie erano numerose e stabili, quando l’inflazione non fiaccava i salari, quando il peso statistico degli anziani era marginale”.

Il mondo corre veloce – aggiunge l’ex sindaca cremasca -, non è colpa nostra, ma può diventarlo se non rifondiamo i nostri servizi. Lo stesso vale per la scuola, regolata su un tempo lontano: penso ai tre mesi a casa d’estate degli studenti, penso a mia nipote che in prima superiore per la terza volta sta studiando i sumeri e sorvolerà sul Novecento; penso al divieto dei telefonini senza chiederci come le nuove tecnologie possano diventare uno strumento didattico e senza chiederci come abbiano introdotto delle mutazioni tutte da studiare nel mondo interiore delle persone, proprio a partire dalle nuove generazioni. Famiglie e scuola restano due grandi solitudini, ma i ministeri che dovrebbero occuparsene spesso sono fanalini di coda”.

Tra i vari argomenti, ampio capitolo è stato dedicato alla sanità e al welfare nel suo complesso.

“Welfare e scuola pubblica – afferma – vanno reinventati, alimentati con risorse imponenti e sostenuti da visioni e competenze non comuni. Il crinale che passa tra la nostra cultura e quella della destra sta nello spazio che separa due parole chiave, solidarietà e individualismo. Noi facciamo politica per promuovere e proteggere la vita e la dignità dei cittadini, specie dei più fragili. La politica deve avere al centro la vita, ma la destra si sbraccia quando si parla di aborto e dimentica i vivi appena iniziano a respirare, un uso cinico e ideologico della vita che contrasta i diritti, che reputa un fastidio. Ma scelte politiche e amministrative possono uccidere”.

E a tal proposito, la città di Crema e la sua esperienza decennale come primo cittadino diventano protagonisti nel dibattito.

“Io sono stata sindaca, ai tempi del Covid, in Lombardia – aggiunge in merito – dove l’inchino della sanità ha un modello con una forte vocazione privatistica. Accentrato negli ospedali e per nulla sui territori, è stato responsabile di un rovescio colossale. Cinque volte i morti dei bombardamenti della Seconda guerra mondiale”.

A chiudere il breve comizio, un invito da parte di Bonaldi all’unità di Partito, spesso dilaniata da un continuo scontro tra correnti.

“La differenza tra un partito di servizio e un partito di predazione non si coglie nel talk show, ma nelle azioni quotidiane di ciascuno. Le persone ci vedono tutti uguali quando i nostri comportamenti non permettono di cogliere degli scarti”.

“Facciamo in modo – conclude Stefania Bonaldi – che il linguaggio verbale ci identifichi ma non sia l’unico tratto distintivo tra le forze politiche, altrimenti vincerà sempre l’influencer di turno. Facciamo in modo che nemmeno i programmi pur importanti siano sufficienti, perché le persone spesso non li leggono nemmeno, perché noi facciamo politica per sistemare i figli degli altri, non i nostri. Solo con queste certezze, con la spinta delle nostre radici, culture, della partecipazione e dei comportamenti, vinceremo la nostra partita, che è quella dei cittadini”.
Andrea Colla

© Riproduzione riservata
Caricamento prossimi articoli in corso...