Cultura

Violino Lady Bunt, purchè si suoni e non rimanga in un caveau

Il protagonista di questa settimana è “Lady Blunt” e l’articolo determinativo maschile è giustificato dal fatto che si tratti di un violino, ma non uno qualsiasi. È infatti stato costruito da Antonio Stradivari nel 1721.

Non v’è dubbio che come tutti i capolavori dei Grandi Maestri della scuola classica cremonese sia particolarmente prezioso. Tuttavia Tarisio, la prestigiosa casa d’aste online di strumenti preziosi lo ha venduto, la scorsa settimana al prezzo record di 9.808.000 sterline, più o meno undici milioni di euro. Ma una somma così alta è maturata in circostanze particolari: acquistato da un anonimo privato dopo una sessione d’asta estremamente attiva finanzierà il fondo per aiutare il Giappone attraverso il Northeastern Japan Earthquake and Tsunami Relief Fund della Nippon Foundation. Proprio queste condizioni molto particolari dovrebbero indurre sostanziale prudenza nelle stime di altri strumenti.

Viceversa la cifra ad otto numeri ha suscitato un enorme interesse da parte dei collezionisti di tutto il mondo ed ha catalizzato l’interesse dei media, quasi a loro volta impegnati in una gara di definizioni iperboliche assai fantasiose. È invece documentata la proprietà, per trent’anni, di Lady Anne Blunt, nipotina del celebre poeta inglese Lord Byron. Ma il violino appartenne anche  al mercante parigino Jean Baptiste Vuillaume, al collezionista Richard Bennett, al Barone Knoop, a Sam Bloomfield, e alla Nippon Music Foundation.

L’acquirente è rimasto anonimo. Ora occorrerà capire se lo strumento sarà esposto, affidato a qualche famoso solista oppure se finirà nascosto nella cassaforte di qualche ricco milionario senza che se ne possa, a breve. ascoltare ancora il suono “puro e potente – come lo definisce la stessa casa d’asta – nella migliore tradizione del Maestro”.

Certo la condivisione di un’opera d’arte è una scelta etica (friends of Stradivari docet…) e favorisce la consapevolezza della cultura. Viceversa il violino subirà il destino, forse un po’ amaro, di molti capolavori liutari, prigionieri della loro stessa straordinarietà: così preziosi da non essere più suonati, anche se non è affatto dimostrato che questo ne migliori la conservazione, semmai il contrario. Paganini suggeriva che Stradivari utilizzasse solo il legno dove cinguettavano gli usignoli. E per il violino ed i suoi amici usignoli il caveau sembra proprio una gabbia…

Gianni Lazzari

 

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