Grande successo al Teatro Ponchielli Gasparon vince la sfida della regia: in scena un Rigoletto “Pulcinella”
Mettere in scena un’opera capitale come Rigoletto è certamente oggi una sfida per un regista, ancor più che per un direttore d’orchestra, a motivo della enorme popolarità di cui gode il capolavoro di Verdi, tanto da non potersi permettere di rischiare allestimenti metafisici o sottilmente psicanalitici. Venerdì 21 ottobre al Teatro Ponchielli di Cremona Marco Guidarini ha guidato con distinzione i musici de I Pomeriggi Musicali, ben dosando lirismo e dramma senza eccessi, puntualmente e con buon gusto, grazie anche al nitore di archi e fiati che l’orchestra meneghina è in grado di offrire. E interpretare Rigoletto – per di più a Cremona, patria del gobbo per antonomasia che fu il mitico Aldo Protti – richiede una voce di indubitabile qualità timbrica e di scena veemente, doti che possiede appieno senza alcun dubbio Ivan Inverardi, che ormai da un decennio canta la disperazione del buffone di corte dopo il debutto a Palermo e a Busseto con la regia di Vittorio Sgarbi e che ha confermato l’ottima figura dimostrata in Pagliacci a Cremona quasi due anni fa. Molto convincente anche la poco più che trentenne Irina Dubroskaya: una presenza fisica gentile e innocente perfetta per il candore della povera Gilda, la voce affilata e gradevolmente squillante (solo forse con la dizione italiana da perfezionare), vestita e acconciata pari pari da Contessa di Haussonville di Ingres (ritratto pressoché coevo all’opera). Un ritratto perfetto della donna-angelo ottocentesca, così come sempre attuale invece (e infatti abbigliato praticamente alla moderna) è la figura maschile del libertino impenitente ed impunito che Piero Pretti ha vocalmente ben scolpito nel complesso, anche se un po’ più di sfacciataggine nella recitazione non guasterebbe. Riteniamo che se il regista Massimo Gasparon fosse uscito a pigliare gli applausi, la più grande ovazione non sarebbe stata per Inverardi ma per lui, che ha inventato pure una triplice scena rotante pratica, essenziale e di colta ispirazione: una struttura neoclassica di stampo palladiano con affreschi di Gianbattista Tiepolo per il palazzo del duca, un interno in boiserie con scala e soppalco per la casa di Rigoletto e un’esterna con porta d’impronta sanmicheliana. Autore anche dei bellissimi costumi, Gasparon ha felicemente attinto alle maschere di Giandomenico Tiepolo e ha messo Rigoletto nei panni di un non improbabile Pulcinella che man mano si spoglia del costume per assumere i panni tragici della vita quotidiana che gli riserva sì triste epilogo. Completavano il grande successo della serata, vivamente acclamata da un Ponchielli strapieno come di rado si vede, gli uomini del sempre ottimo Coro del Circuito preparato per l’occasione da Salvatore Sciammetta e il resto del cast vocale che era del tutto azzeccato.
Paolo Bottini