Cronaca

Il servizio idrico costa di più: nell’ultimo biennio, tariffe dell’acqua aumentate dell’11%

Riflettori puntati sull’acqua pubblica. Dopo il rinvio del voto dell’assemblea dei sindaci sul sistema idrico integrato proposto dal presidente della Provincia Salini e il “no” della Corte Costituzionale alla legge regionale della Lombardia sull’acqua (giudicata incostituzionale), ecco che arrivano i numeri sulle tariffe. Nell’ultimo biennio rialzi quasi ovunque con Cremona nella parte alta della graduatoria. Il rincaro è dell’11%, alla pari di Bologna e di Verona, lontano dal record di Aosta (+42%), ma ugualmente significativo in termini di aumenti.

E’ quanto emerge da un’inchiesta di Altroconsumo nella quale il capoluogo più caro, a parità di consumi (200 metri cubi l’anno) è stato Firenze: 503 euro all’anno. Subito dietro Arezzo (494), Pesaro (478), Pisa (461) e Ravenna (445). Molto meno dispendiose sono risultate città del Nord come Bergamo (198), Varese (187), Udine (182) e Milano (129), quest’ultima in assoluto la più economica in Italia. Bari, Ancona, Bologna e Firenze erano già sopra la media e oggi si ritrovano nel gruppo segnalato per i maggiori aumenti. Dal punto di vista geografico si può notare come l’acqua costi mediamente meno al Sud (254 euro). In Italia centrale è richiesto un esborso più alto rispetto al Nord: 371 euro contro 271.

«Fino a oggi – dichiara Altroconsumo – è mancato nel nostro Paese un sistema di controllo centralizzato delle efficienze di gestione, in grado di vigilare sul funzionamento corretto del settore e sull’applicazione trasparente delle tariffe. La bolletta è già aumentata in molte città ed è concreto il rischio che ciò accada ancora. È necessario quindi definire al più presto un quadro di regole e avviare l’attività dell’Agenzia nazionale, che sia autorevole e indipendente, per vigilare sull’applicazione delle tariffe e la raccolta dati a livello nazionale sui soggetti gestori. Così che eventuali rincari futuri siano legati a investimenti e non a inefficienze».

Intanto sabato scorso è sceso di nuovo in piazza il Forum italiano dei movimenti per l’acqua per chiedere che venga rispettato l’esito del referendum dello scorso giugno. «Il 12 e 13 giugno scorsi – si legge nel manifesto del Forum – la maggioranza assoluta del popolo italiano ha votato per l’uscita dell’acqua dalle logiche di mercato, per la sua affermazione come bene comune e diritto umano universale e per una gestione pubblica e partecipativa del servizio idrico. Un voto netto e chiaro, con il quale 27 milioni di donne e uomini, per la prima volta dopo decenni, hanno ripreso fiducia nella partecipazione attiva alla vita politica del nostro paese e hanno indicato un’inversione di rotta rispetto all’idea del mercato come unico regolatore sociale. Ad oggi nulla di quanto deciso ha trovato alcuna attuazione: la legge d’iniziativa popolare per la ripubblicizzazione dell’acqua continua a giacere nei cassetti delle commissioni parlamentari, gli enti locali (ad eccezione del Comune di Napoli) proseguono la gestione dei servizi idrici attraverso S.p.A. e nessun gestore ha tolto i profitti dalla tariffa. Non solo. Con l’alibi della crisi e dei diktat della Banca Centrale Europea, il Governo ha rilanciato, attraverso l’art. 4 della manovra estiva, una nuova stagione di privatizzazioni dei servizi pubblici locali, addirittura riproponendo il famigerato “Decreto Ronchi” abrogato dal referendum. Governo e Confindustria, poteri finanziari e lobbies territoriali, resisi conto che il popolo ha votato contro di loro, hanno semplicemente deciso di abolire il popolo, producendo una nuova e gigantesca espropriazione di democrazia».

 

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