Cronaca

Un santo sulla cattedra del Liceo Classico Manin Partita la causa di beatificazione del professor Giuseppe Berti Insegnò filosofia a Cremona per 31 anni

Dalla cattedra del Liceo Classico Daniele Manin agli altari. E’ questo il cammino aperto da quasi due anni dalla diocesi di Piacenza per il riconoscimento di Beato al professor Giuseppe Berti, per 31 anni docente di filosofia al liceo di Cremona. Il professor Berti ha avuto come alunni centinaia di cremonesi, alcuni dei quali oggi protagonisti della vita civile ed economica della nostra provincia. Berti viene ricordato com un piccolo uomo dai modi gentili Un ometto dai modi gentili e dagli occhi vivacissimi, un po’ trasandato nei suoi vestiti di qualche taglia più larga del necessario. Un po’ per questo suo modo di porsi e di essere, non ha mai avuto nulla della figura carismatica del professore di filosofia (dal 1939 al 1970) ed a volte era stato anche oggetto delle impertinenze dei suoi stessi studenti alcuni dei quali, a distanza di tanti anni saranno probabilmente chiamati a testimoniare durante l’istruttoria della causa di beatificazione per quell’uomo dalle virtù di santo ma senza l’autorevolezza classica del docente di liceo. La Congregazione per le cause dei santi a Roma ha dato alla diocesi di Piacenza che ne aveva fatto richiesta, il nulla osta per dare il via al suo processo di beatificazione. Ricorda uno dei suoi studenti di allora: “Stavano iniziando gli anni della contestazione, era il 1967, e alla fine della scuola il professor Berti chiese a noi scavezzacollo di portarlo in macchina al Santuario di Caravaggio. Senza troppa convinzione lo portammo là. Fermammo la macchina dietro al santuario e ad un certo punto guardammo verso il sedile posteriore per invitarlo a scendere. Il professore non c’era più. Lo abbiamo trovato in ginocchio davanti all’ingresso della chiesa”.

Di lui ha detto il cardinale Ersilio Tonini: ” E’ importante adoperarsi perché Berti sia ricordato e presentato come maestro di vita alla comunità , vale proprio la pena. Egli gode  della più grande stima del mio cuore. Ritengo davvero opportuno che  si promuova la causa di  beatificazione”.

Il vescovo attuale  di Piacenza ha dedicato al professor Berti questa preghiera: “Noi ti lodiamo, Padre santo, perché ci hai amato tanto da donarci il tuo Figlio Gesù, che si è offerto sulla croce per ricondurci a te.     Noi ti ringraziamo, Padre buono,  per gli innumerevoli segni della tua bontà. Tra i doni della tua benevolenza riconosciamo il nostro fratello Giuseppe Berti.  Egli ha corrisposto generosamente al tuo amore nelle alterne vicende della vita: la sua preghiera continua è per noi di esempio , la sua parola di educatore sapiente è per noi luce, il suo amore per la Chiesa e il suo impegno civile sono per noi motivo di incoraggiamento. Dona, Padre santo, a questa Chiesa di Piacenza-Bobbio la grazia di poterlo presto pregare ed imitare come modello di vita buona e santa. Amen.”

Giuseppe Berti era originario di Mortara. Era nato l’8 dicembre 1899 da  Giovanni, ferroviere piacentino e Adelaide Battistella. All’età di sette anni,con la famiglia si trasferì a Piacenza. Diploma alle Magistrali poi, durante la prima guerra mondiale combatté sul Montello nel 7° Reggimento telegrafisti. Una bomba scoppiò vicino a lui e rimase coperto di detriti, si salvò per un miracolo. In quella occasione fece voto di astenersi dal mangiare carne, dolci e bere alcolici. Il voto venne rispettato scrupolosamente per tutta la vita. Dopo la guerra insegnò nelle scuole elementari. Presso l’Università Cattolica del S. Cuore di Milano si laureò in materie letterarie nel 1927. Conseguì pure, nel 1936, il diploma in paleografia e archivista presso l’Archivio di Stato di Milano. Al liceo classico “Daniele Manin” di Cremona, insegnò filosofia dal 1939 al 1970. Partecipò alla fondazione del Partito Popolare Italiano e si impegnò strenuamente nella difesa della libertà, subendo anche violenze fisiche nel 1923. Durante la seconda guerra mondiale partecipò alla Resistenza nel cremonese, seguendo i suoi giovani arruolati nelle formazioni partigiane. Fu arrestato a Piacenza il 7 dicembre 1944, mentre lasciava la sede della FUCI di via San Giovanni. Fu liberato nella notte fra Natale e Santo Stefano grazie all’intervento di Giuseppe Prati, comandante della Divisione Val d’Arda: fu scambiato con un sergente della Repubblica Sociale Italiana. Eletto deputato al Parlamento Italiano nella legislatura 1948-55, nei suoi interventi portò la sua attenzione in particolare sui problemi scolastici. Si impegnò con fervore nella FUCI (1940-41) e, per molti anni, nell’Azione Cattolica della quale fu Presidente dell’Unione Uomini prima (1937/46) e poi Presidente Diocesano (1946/55); portò la sua parola di fervente educatore, animatore, evangelizzatore di giovani e adulti in tutta la diocesi, anche nelle piccole parrocchie di montagna. Furono suoi amici e ammiratori: Giorgio La Pira, Carlo Carretto, Luigi Gedda, Raimondo Manzini, Giuseppe Lazzati. Costituì a Piacenza, nel 1947 e lo diresse fino alla morte, il ROD: Reparto Operaio Diocesano dell’Associazione di Spiritualità Getsemanica fondata da Luigi Gedda: che mira alla formazione cristiana dei suoi membri, in vista di decisi impegni pastorali. Nel 1939 fu fondatore e primo presidente della Conferenza di S. Vincenzo di S. Anna alla quale partecipo attivamente con grande fedeltà fino alla morte. Pur essendo uomo di scuola, sentì fortemente i problemi del mondo operaio e vi si impegnò con dedizione, attraverso l’associazione delle ACLI, operando sul piano organizzativo e formativo, con azione instancabile: corsi residenziali per dirigenti, scuola sociale di circolo, corsi militanti, Centro ENAIP per l’istruzione professionale. Per molti giovani e studenti fu un vero maestro di umanità e testimone di una profonda fede laicale. In tanti ricordano il suo stile sobrio, la sua capacità di ascolto, la sua premura nel farsi carico dei problemi. Fu primo Presidente dell’Istituto Storico Piacentino della Resistenza. Abbondante e profonda la sua produzione scientifica, particolarmente orientata ai temi della realtà piacentina: il pensiero filosofico, il movimento cattolico, la resistenza e i problemi giovanili. Il professor Giuseppe Berti è deceduto il 7 giugno 1979 in seguito alle conseguenze di un precedente investimento da parte di un’auto, davanti alla chiesa alla quale si recava per la messa giornaliera. Per lui solenni funerali nella Duomo di Piacenza.

 

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