Cronaca

Cremona città della cultura? San Vitale è sempre chiusa Chi può pagare 450 euro al giorno?

C’era una volta la città della cultura. Quella dove Comune e Provincia, insieme o facendo a gara, cercavano di dare un’impronta culturale allo sviluppo cremonese. La Cremona delle grandi mostre, dei grandi eventi, dei concerti, dei dibattiti non c’è più. Ora è rimasto davvero poco. Santa Maria della Pietà apre sei-sette volte l’anno. Palazzo Cittanova spesso è chiuso. Colpa probabilmente della crisi, forse anche degli eccessi dell’Apic e dello scandalo susseguente, ma oggi della Cremona della cultura cos’è rimasto? Certo le attività del museo, della Fiera, della Fondazione Stradivari e del Teatro Ponchielli. Ma quello che manca è un progetto culturale. Arriverà nuovo smalto dal museo del violino che sta per giungere in porto grazie all’intuizione e all’entusiasmo di Giovanni Arvedi. Di certo, però non è abbastanza. Basta guardare cosa fa Mantova (dove si sta girando, tra l’altro, anche il film Romeo e Giulietta con 300 persone “ospitate” in città), Brescia (Van Gogh è stata una delle mostre più visitate d’Europa) , Piacenza, Parma o Pavia.

San Vitale da piazza S. Angelo

Ma l’emblema dell’abbando in cui sta la nostra cultura, è rappresentato dalla splendida chiesa di San Vitale, in piazza Sant’Angelo, un tempo sede dell’Apic e centro culturale utilizzato e frequentato per decine di eventi l’anno. Ebbene nel 2011 il centro culturale nell’ex chiesa bizantina di Cremona ha aperto i battenti solo per una decina di volte. Probabilmente in Provincia, gestione Salini, mancano idee su come valorizzare questo monumento che si sono ritrovati in mano, ma anche la politica di chiedere cifre esorbitanti per l’affitto delle sale deprime ogni idea o stimolo culturale. Pensate che costa 450 euro più Iva al giorno aprire l’ex chiesa. Con il passaggio della gestione della sala provinciale all’economato sono state modificate modalità di utilizzo e relative tariffe: si va dai 450 euro più Iva per l’intera giornata per soggetti privati e pubblici ai 105 euro più Iva per le associazioni di volontariato, comprensivi di riscaldamento. Nella bella stagione la concessione  in uso è un po’ più conveniente e si va dai 349,50 euro più Iva agli 81,55. Di fatto la sala è gratuita solo per i gruppi consiliari della Provincia per un massimo (complessivo) di tre volte all’anno e nel caso di  ulteriori utilizzi dovranno essere impegnati i fondi a loro disposizione. Può essere poi utilizzata dai settori della Provincia per attività istituzionali, esclusi eventi collegati ad iniziative finanziate dal bilancio o da privati, nel quale caso, però, viene applicata la tariffa più bassa. E infine per le assemblee del personale della Provincia.

La sala ha una capienza massima di 170 posti (157 per il pubblico, 11 per i relatori e 2 per i disabili). Pochi giorni dopo l’insediamento della giunta Salini, nel luglio del 2009 era stata avviata una verifica sull’effettivo utilizzo e sulle condizioni del Centro Culturale San Vitale in vista della revisione del Regolamento sulla concessione d’uso e per un complessivo ripensamento nel suo utilizzo e fruizione da parte della cittadinanza. In novembre la giunta provinciale ha approvato le linee guida proposte per estendere l’utilizzo della sala anche ad eventi di carattere non prettamente culturali e ha preso atto di alcune criticità riscontrate nell’utilizzo del Centro Culturale. Di fatto la chiesa di San Vitale è pressocchè inutilizzata.

Dal 1970 l’ex chiesa di San Vitale è proprietà della Provincia di Cremona. Secondo Pellegrino Merula, sarebbe stata fatta costruire nel 646 dalla famiglia Ribaldi, insieme a quella vicina dei SS. Cosma e Damiano, poi detta Sant’Angelo, che occupava esattamente l’area ora coperta dal Palazzo dell’Arte. Ma Agostino Cavalcabò ha ritenuto di poterne anticipare la data di fondazione  al tempo di Cremona bizantina (553- 603). Il primo documento che nomini la chiesa di San Vitale è del 1088: si sa poi che, nello spaventoso incendio del 10 agosto 1113, San Vitale andò completamente distrutta. Qualche tempo dopo dovette comunque essere ricostruita, se in carte successive del 1186, 1209 e 1210 se ne fa esplicita menzione. La chiesa ebbe giurisdizione parrocchiale fino a che, nel 1561, dal Vescovo Nicolò Sfondrati fu affidata al Chierici Regolari della Congregazione Somasca perché vi raccogliessero gli orfani. Per alcuni anni, dal 1775 al  1788, San Vitale riprese la cura d’anime poi passò come sussidiaria di Sant’Imerio fino al 1808, quando venne definitivamente soppressa. Vista oggi, con le modifiche eseguite in epoche diverse e manomessa com’è stata evidentemente più di  una volta, la lettura storica della  chiesa è tutt’altro che facile. Con riferimento tuttavia alla pianta segnata nella mappa dei Campi si riconosce chiaramente che la planimetria e le strutture essenziali che la chiesa presentava sul finire del ‘500 sono ancora quelle attuali.

 

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