Cronaca

Mantova è sismica, Cremona quasi Uno studio ribalta vecchie idee sulla pianura padana che non trema Ma i nostri edifici sono sicuri?

Regione, Provincia e Comuni cremonesi farebbero in fretta a rimettere mano agli studi geologici sul nostro territorio. Cremona è tutt’altro che sicura dal punto di vista sismico. Ormai lo dicono in tanti ma nessuno si sogna di fermare tutto e mettersi a studiare, verificare, accertare. Altro che centrali nucleari e depositi sotterranei di gas che si vorrebbero spargere in tutta la provincia (Bordolano, Sergnano, Romanengo, Piadena ecc.) perché lungo il Po la terra non trema. La situazione è ben diversa come purtroppo dimostra l’ultimo terribile terremoto che ha colpito l’Emilia e il mantovano, a soli settanta chilometri da Cremona. L’ultimo allarme arriva dal sito online del Corriere della Sera che venerdì pubblicava i risultati di uno studio del 2007 che indicava come il terremoto a Mirandola fosse già ipotizzabile, così come quello che potrebbe investire Mantova (e quindi Cremona). Titola infatti il Corriere.”Se fossero stati un po’ più attenti alle esperienze sismiche del passato forse sarebbe andata meglio”. Lo dice Dario Camuffo, che assieme a Eugenio Carminati in un articolo apparso sulla rivista scientifica Global and Planetrary Change pubblicato nel febbraio 2007, aveva pubblicato una mappa in cui proprio a Mirandola veniva indicato la possibilità del verificarsi di un terremoto di magnitudo 6.2 della scala Richter. Nella stessa carta vengono indicate anche altre zone: per Mantova, ad esempio, la magnitudo è 5.9 e nel Veronese 6.5.”

Ancora dal Corriere: “La mappa del 2007 l’ho costruita sostanzialmente sulla base di informazioni disponibili dalla comunità scientifica e dal mondo intero – dice Carminati – pubblicate sul sito dell’Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia). Si vedono le faglie conosciute che potrebbero dare terremoti in Italia. Tra queste c’è la faglia di Ferrara e la faglia di Mirandola. L’ultimo grande terremoto dell’area è del 1570, e il tempo di ricorrenza è molto ampio: vuol dire che magari un terremoto arriva dopo 250 anni e un’altra volta dopo 500 anni. Mi ha sorpreso però sentire dire che la pianura Padana è poco compresa nelle aree potenzialmente sismiche”.

Ricordiamo poi quanto diceva il geologo di Soncino, Giovanni Bassi a CremonaOggi: “Basta guardare attentamente la mappa del rischio sismico e subito tutta Cremona e la sua provincia passerebbero a rischio 3.  La zona 3 è caratterizzata da una bassa sismicità, che però in particolari contesti geologici può vedere amplificati i propri effetti, il che vorrebbe dire una accelerazione notevole sia sui vincoli di costruzione che sul resto – afferma il geologo Giovanni Bassi – Se poi analizziamo lo stato della falda, la sabbia del nostro terreno, alcune situazioni morfologiche particolari allora riusciamo a capire che qui gli effetti possono essere amplificati. Anche il Piano Regolatore di Soregaroli che ha delimitato il rischio sismico seguendo l’arginatura maestra era assolutamente sbagliato. D’altra parte l’andamento del terremoto in Emilia di questi giorni è la fotocopia esatta di quello avvenuto a Soncino. Quindi la guardia va tenuta alta con criteri rigidi di costruzione soprattutto per gli edifici pubblici”.

La nostra provincia ha una zona sismica nel territorio dell’altopiano della Melotta, nei comuni di Soncino, Romanengo, Casaletto di Sopra e Ticengo ma, come sottolinea il geologo dell’Università di Parma, professor don Achille Bonazzi,  nell’intervista telefonica che abbiamo realizzato il 18 luglio 2011  in occasione di altre scosse che hanno interessato il Nord Italia, la sicurezza dipende dall’entità della scossa. In Italia non esiste una zona senza rischio sismico, se si esclude la Sardegna. D’altra parte nell’antichità Cremona fu devastata da un terremoto nel 1117 che distrusse completamente la Cattedrale ed altri edifici.

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