Cronaca

Violentata per tre ore ai giardini di via Trebbia, tre anni all'imputato

L'avvocato Fabio Galli

Colpevole di violenza sessuale, secondo il collegio dei giudici  (presidente Pio Massa, a latere i giudici Pierpaolo Beluzzi e Giulio Borella). Tre anni e cinque mesi (concesse le attenuanti generiche) all’imputato, accusato di aver violentato una donna per tre ore ai giardini di via Trebbia. Per l’uomo, un romeno di 49 anni residente a Cremona, difeso dall’avvocato Fabio Galli, il pm Francesco Messina aveva chiesto una condanna di due anni e otto mesi. Le motivazioni saranno rese note tra sessanta giorni. Il legale della difesa ha fatto sapere che ricorrerà in appello. “Dalle testimonianze sentite a processo e da alcuni fatti non emerge con così tanta chiarezza la responsabilità del mio assistito”, ha commentato l’avvocato Galli. Tre ore infinite di violenza sessuale. A questo era stata sottoposta una romena di 42 anni residente a Cremona, violentata e picchiata nella notte tra il 23 e il 24 febbraio scorso ai giardini di via Trebbia dal connazionale, suo conoscente, in carcere dal giorno dell’arresto. Al dibattimento, che si è svolto a porte chiuse, avevano testimoniato due medici che avevano confermato il referto stilato in ospedale di lesioni, ecchimosi ad un ginocchio e una costola fratturata,  e la stessa vittima, che aveva confermato i fatti, “seppur con qualche contraddizione”, aveva sottolineato l’avvocato della difesa. Secondo quanto raccontato dalla donna, la violenza, prima orale e poi un rapporto completo, si era protratta per tre ore, dalle 3 alle 6 del mattino, fino a quando la romena era riuscita a liberarsi dalla morsa del suo aggressore, incensurato e senza fissa dimora, e a correre dai carabinieri a raccontare l’accaduto. In aula l’imputato ha riferito che il rapporto sessuale era consenziente: un incontro voluto dalla donna con una telefonata fatta nel pomeriggio del giorno stesso. Per il 49enne, i due avevano avuto una relazione e le lesioni di lei erano state procurate giorni prima da un’altra persona. Al processo la 42enne non si è costituita parte civile.

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