Ancora ritardi da Milano, '4mila pendolari sono per le corse dirette'
Problemi nella serata di martedì per i pendolari cremonesi di ritorno da Milano. Il 2663 delle 19.15 da Centrale è stato annunciato con 30 minuti di ritardo, poi con 45 minuti, poi con 55 minuti e infine con 35. I viaggiatori sono stati dirottati su un treno diretto a Bologna strapieno e hanno viaggiato tra un vagone e l’altro in piedi, per finire a Codogno ad aspettare mezz’ora una littorina per tornare a casa (arrivo in stazione alle ore 21). L’ennesimo ritardo nei giorni di discussione tra i pendolari sulle novità emerse dal tavolo regionale, ovvero sulla necessità di valutare la fattibilità di due corse veloci (una all’andata e una al ritorno) con le sole fermate di Mantova, Cremona e Milano (Cododgno da valutare per coincidenze con treni per Lodi). E mentre i viaggiatori diretti a Lodi hanno formato un comitato per difendere la propria fermata, 4mila pendolari cremonesi sperano nella velocizzazione delle due tratte. A questo proposito, ecco la testimonianza di una viaggiatrice M.M., che da qualche anno usufruisce quotidianamente di Trenord per recarsi a Milano, dove lavora: il mattino con il 2650 (Cremona ore 7.33) e la sera con il 2663 (Milano C.le 19.15). “Ne avrei di aneddoti da raccontare – scrive a Cremonaoggi – “Niente rispetto ad anni fa”, mi apostrofano sempre con grande saggezza i miei colleghi di trasferta con qualche anno in più di esperienza rispetto a me. E in effetti, alla luce dei loro racconti, mi rendo conto che oggi, “ferroviariamente” parlando, è meglio di ieri. Gran concetto la relatività. Già. Ma, se mi concentro bene, anche relativizzando, arrivo sempre alla medesima conclusione (che lascio agli eventuali lettori il compito di delineare) mediante passaggi logici e di buon senso la cui banalità è rilevabile davvero da chiunque”.
“Il capoluogo di Provincia (Cremona) – continua M.M. – è collegato al capoluogo di Regione (Milano) a mezzo treni con frequenza di passaggio oraria e dei quali si servono i lavoratori cremonesi che non vantano un “casa – bottega” in città, che pensano che il treno potrebbe essere teoricamente il mezzo più sicuro, comodo, economico ed ecologicamente corretto per raggiungere il posto di lavoro e che credono che, perso per perso, il tempo di percorrenza possa essere impiegato per lavorare, studiare o altro. I treni della Mantova – Cremona – Milano, a differenza dei loro cugini operanti sui collegamenti per Milano da Brescia, Bergamo, Pavia, Varese, Brianza, percorrono una tratta lunghissima (da Mantova) che supera comodamente le due ore. Gli ostacoli che l’ignaro passeggero si trova ad affrontare sono molteplici e di natura differente: si va dai passaggi a livello che funzionano e non funzionano al materiale rotabile scadente e vetusto al binario unico che sentenzia precedenze e priorità a certi vandali che dovrebbero solo vergognarsi e pagare multe salate per ciò che commettono ai nostri danni ai sovraffollamenti e di conseguenza alla scarsa sicurezza, il tutto inasprito dalla forte presenza di utenti di nazionalità portoghese e dal controllo spot del personale viaggiante che, spesso si limita ad apparire zelantemente i primi giorni del mese, chissà perché. (va anche detto,ad onor del vero, che spesso il personale viaggiante non riesce nemmeno a passare in mezzo ai corridoi stipati di gente zaini e valigie). E si finisce al traguardo accumulando ritardi , ritardi, ritardi”.
E ai ritardi come si rimedia? “Beh – scrive la pendolare cremonese – la verità è che chi decide pare abbia rigettato tout court qualsiasi soluzione che comportasse una spesa perché “i soldi non ci sono”. Quindi no a nuovo materiale rotabile, no a corse aggiuntive, no ad una sostituzione dei passaggi a livello. E qui entra in gioco il concetto di Trenoveloce. Treno Veloce non significa “Abolire la fermata di Lodi quale panacea di tutti i mali” bensì “immaginare, per UN PAIO di tratte PENDOLARI al giorno (quindi un due su cinque – 2648/2650/2661/2663/2665 – della abbondante offerta di alternative di viaggio offerte ai pendolari cremonesi ), un treno con partenza Mantova e arrivo a Milano, senza alcuna fermata che non sia assolutamente dettata da esigenze insopprimibili di coincidenze. Ovviamente, cinque minuti in meno non interessano a nessuno ma è anche vero che a parità di titolo (Capoluogo di Provincia) la circostanza di fatto di avere circa venti treni in più al giorno non può non avere un peso, soprattutto dando per assodato che il sovraffollamento più grave si verifica tra Lodi e Milano Rogoredo e viceversa. Si tenga presente che il principio di maggioranza informa il concetto di democrazia; il che potrebbe anche comportare che la volontà di quasi 4000 persone senza alternative possa proporre di sperimentare, su due dei cinque treni disponibili, un viaggio più breve..”
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