Lettere

Va beh, continuiamo così: facciamoci ancora del male

da Deo Fogliazza (Pd)

A quanto sembra sta facendosi strada, nel dibattito pre-congressuale del PD, l’idea che cambiare le regole per l’elezione del segretario nazionale sarebbe come fare un dispetto a Matteo Renzi.

Non so se sia davvero così, so però che non possiamo fare come ci diceva Moretti: non possiamo continuare a farci del male.

Quando il PD nacque con le “primarie” nelle quali venne eletto segretario Veltroni, nacque in maniera scorretta rispetto all’idea originaria del PD (come disegnata ad Orvieto) come partito accogliente, aperto, nel quale fosse protagonista l’alleanza virtuosa tra diverse storie politiche (comunisti, socialisti, cattolici, ecologisti) e tra esse e la ricchissima esperienza della società civile e delle democrazia partecipata.

IL PD nacque, in buona sostanza,  con il peccato originale delle “correnti” già insite nelle diverse “cordate” che appoggiarono – congiuntamente ma separatamente – questo o quel candidato. All’interno di un errore ulteriore: quello di non rendere protagonisti fin da subito i Circoli e le realtà territoriali.

E’ davvero indispensabile proseguire con la medesima esperienza? O non sarebbe meglio “pensare” a modalità diverse, che abbiano come obiettivo la necessità di evitare di irreggimentare fin dalla nascita, e dal centro alla periferia, le varie liste a sostegno di questo o quel candidato?

Altro aspetto. Occorre separare con maggiore nettezza il ruolo del partito dal ruolo dello Stato.  La loro sovrapposizione induce dapprima confusione e, da ultimo, una crisi inestricabile della democrazia.

Non si capisce dunque perché ad eleggere il Segretario nazionale di un Partito debba essere la categoria indefinita dei “cittadini”.

Giustamente i cittadini devono essere chiamati a partecipare ad elezioni primarie per la scelta del candidato che – in caso di vittoria – andrà a dirigere una istituzione chiamata a “governare” lo Stato e, dunque, appunto i cittadini.

In questo caso è corretto e sacrosanto chiamare tutto ciò: “Primarie”.

Mentre, al contrario, continua ad essere scorretto e sgrammaticato definire come “primarie” quelle che invece sono una pura e semplice (anche se importantissima) “elezione diretta” del Segretario del Partito da parte di tutti gli iscritti al Partito stesso.

Rimettiamo dunque con i piedi per terra il cammino del PD.

Il Congresso del PD sia chiamato ad eleggere il nuovo Segretario nazionale. I candidati si mettano in lizza presentando un proprio progetto. Su queste candidature e su questi progetti vengano convocate riunioni congressuali in ogni singolo Circolo, aperte ai cittadini, chiamate a discutere su candidature e progetti politici. Dopodiché, in un’unica domenica, in tutta Italia, si aprano i seggi nei quali vengano chiamati tutti gli iscritti a scegliere il nuovo Segretario.

Quando poi sarà il momento, prima delle nuove elezioni politiche, venga definita la nuova coalizione del centrosinistra chiamata a governare il Paese. Coalizione che indìca elezioni Primarie per la scelta del Candidato Premier.  E’ qui – in queste che stavolta saranno vere e proprie Primarie – che vanno coinvolti in maniera diretta e diffusa, aperta, i cittadini elettori.

Ultimo, ma non per importanza.  Si dia un ruolo preciso ai “cittadini elettori”. Smettiamola di considerarli utili “solo” per le Primarie. Vengano invece costituiti gli “Albi degli elettori delle Primarie”. Tali “Albi” vengano poi utilizzati, negli anni, dalle forze della Coalizione, per far partecipare i “Cittadini elettori” alle decisioni più importanti attraverso forme di consultazione e, anche, attraverso appositi referendum.

Deo Fogliazza, iscritto al PD di Cremona

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