Cronaca

'Avevo paura, mio marito mi picchiava': parla la marocchina che ha legato il marito

“Non volevo fargli del male, ma solo andare dalla mia famiglia in Marocco”. Queste le parole di Amina (nome di fantasia), la 24enne marocchina arrestata ieri a San Bassano dai carabinieri di Pizzighettone per sequestro di persona e per tentata sottrazione di minore:  la figlia di due anni. Con l’inganno, aveva proposto al marito un rapporto ‘bondage’, tecnica sadomaso, legandolo ai polsi e alla caviglie con della stoffa e tappandogli la bocca con dello scotch. “L’unica soluzione”, l’ha definita lei, per fuggire di casa insieme alla figlia. Giudicata oggi per direttissima, la 24enne ha patteggiato sei mesi ed è tornata libera. Non tornerà a casa dal marito, con il quale è sposata da otto anni. Per il momento ha trovato ospitalità in una comunità. Nei confronti del marito, il giudice Pierpaolo Beluzzi ha trasmesso gli atti al pm affinchè indaghi in merito agli episodi di percosse che Amina a processo ha detto di aver subito per anni. “Lui non voleva che parlassi a voce alta”, ha spiegato la ragazza al termine della direttissima, “mi lanciava addosso oggetti e i giochi della bambina, dovevo sempre stare chiusa in casa, dovevo sempre fare quello che voleva lui. Avevo paura”.

Amina, donna coraggiosa, voleva tornare in Marocco a tutti i costi con la sua bambina. Aveva già preparato tutto: il marito, che lavora in una cooperativa di facchinaggio, avrebbe dovuto essere al lavoro, e lei, nel frattempo, aveva preso un biglietto di sola andata per il Marocco (partenza da Orio al Serio con un biglietto pagato dal padre di lei). Non solo: era già andata in banca a prelevare 2.100 euro, tutto quello che aveva sul libretto di risparmio, e preso accordi con due vicini di casa che avrebbero dovuto accompagnarla all’aeroporto. Un piano perfetto, messo in serio rischio dal marito, al quale inaspettatamente era stato cambiato turno di lavoro. Quando la giovane ha scoperto che l’uomo sarebbe rimasto in casa, ha escogitato l’idea: proporgli un rapporto ‘bondage’ per assicurarsi la fuga. Una volta legato e imbavagliato il marito, lei ha preso la figlia e se n’è andata, non prima di aver chiuso a chiave la porta della camera da letto e di aver incastrato la chiave nella serratura dell’ingresso dell’abitazione in modo che nessuno potesse entrare o uscire.

Peccato per lei che il marito, seppur legato e imbavagliato, sia riuscito a trascinarsi alla finestra e ad attirare l’attenzione di una vicina. La donna ha quindi chiamato il proprietario di casa che a sua volta ha contattato un appuntato scelto del nucleo investigativo che abita a San Bassano e che in quel momento era fuori servizio. E’ stato lui il primo ad intervenire, insieme ai vigili del fuoco che è stato necessario chiamare per via della serratura della porta bloccata. La fuggitiva è stata quindi rintracciata e arrestata. A processo, la 24enne, che ha passato la notte in camera di sicurezza, era difesa dall’avvocato Stefano Ferrari. Al giudice Beluzzi, Amina ha spiegato le percosse subite e il suo desiderio di tornare il Marocco per sfuggire alla violenza del marito, sul quale ora è partita un’indagine della procura. Lei, intanto, è tornata in libertà ed è pronta a tornare a casa dalla sua famiglia.

Sara Pizzorni

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