Oltre un milione per l'intensità di cura Ecco cosa cambia dentro l'Ospedale
Un milione e 200mila euro per ottimizzare il percorso del paziente in ospedale, riorganizzandolo per “intensità di cura”: questa la rivoluzione messa in campo dall’Ospedale di Cremona, che in questi giorni parte con un nuovo modello organizzativo, che mette il paziente al centro. Scopo finale è quello di razionalizzare le risorse, eliminando i tempi morti di ricovero, e rendendo più agile la gestione dei pazienti. Nel lungo termine, si dovrebbe quindi osservare una riduzione anche dei costi di gestione dei pazienti.
Ma cosa cambia concretamente? In sostanza l’approccio sarà differenziato non più per settori, ma sulla base della gravità del paziente. In sostanza, i pazienti che dovranno subire interventi che richiedono solo pochi giorni di ricovero, afferiranno ad una nuova unità operativa, la week surgery, che funziona da lunedì a venerdì e che accoglie chi deve sostenere degli interventi programmati, delle più diverse discipline. Il reparto sarà gestito da una equipe di infermieri e dai medici dei vari reparti in base al tipo di patologia del paziente.
Nei reparti rimarranno invece gli altri pazienti, con situazioni più complesse e con più lunghe esigenze di ricovero. A questo proposito, anche le varie unità operative sono state razionalizzate, raccorpando quelle più affini. In quest’ottica, si è visto: l’integrazione delle unità operative di Neurologia e di Neurochirurgia; l’integrazione delle unità operative di Nefrologia e Urologia; il trasferimento dell’unità operativa di Otorinolaringoiatria presso l’unità operativa di Chirugia Generale; il trasferimento al terzo piano dell’unità operativa di Ortopedia.
“La riorganizzazione per intensità di cura favorisce un approccio terapeutico interdisciplinare: durante la degenza è il medico, referente clinico, a spostarsi verso il paziente e l’infermiere diviene referente assistenziale – evidenzia Simona Mariani, direttore generale dell’Ospedale di Cremona – In sei mesi siamo riusciti a riorganizzare il lavoro di tutto l’ospedale, attraverso la realizzazione di una task force che, lavorando a stretto contatto con l’Asl, ha analizzato quali fossero le problematiche da risolvere. Il paziente è al centro, e su di esso si imposta il percorso di cura. Un processo, quello dell’intensità di cura, che implica competenze e innovazione sia sotto il profilo organizzativo sia culturale. La persona ricoverata fruirà dell’apporto di più professionisti che lo accompagneranno nelle varie fasi e livelli della cura”.
Lo scopo è far diventare il presidio ospedaliero di Cremona dedicato in particolar modo agli acuti: a questo proposito un ruolo centrale sarà anche quello del nuovo reparto di medicina d’urgenza, collocato proprio accanto al Pronto soccorso, “dove i pazienti possono restare ricoverati temporaneamente, per il tempo necessario a verificare se sarà opportuno un ricovero in un reparto specifico o se sarà possibile dimetterli” spiega ancora Mariani.
La spesa affrontata, come detto, è pari a 1.200.000 euro: si tratta di soldi, come evidenzia Ida Beretta, direttore amministrativo, reperiti tra le risorse dell’Ospedale: “l’integrazione tra neurologia e neurochirurgia è stata fatta grazie all’alienazione di beni aziendali, ed è costata 500mila euro; il trasferimento di ortopedia è costato 280mila euro, per i quali sono stati utilizzati i residui di un vecchio mutuo. Per l’ampliamento della riabilitazione specialistica, con sei nuovi posti letto, abbiamo speso 360mila euro, sempre recuperati dai proventi di alienazioni. Infine, con 100mila euro di contributo regionale, abbiamo spostato la neurologia al secondo piano”.
“Il percorso è solo all’inizio – ha aggiunto Camillo Rossi, direttore sanitario -. Abbiamo realizzato un modello per intensità di cura che fosse su misura rispetto alle esigenze del nostro territorio, suddividendo i ricoveri programmati da quelli in urgenza: in questo modo ogni paziente riceverà le cure appropriate rispetto a quella che è la propria condizione”.
A cambiare è anche il ruolo degli infermieri, che diventa centrale nell’assistenza al paziente: “Normalmente gli ospedali sono organizzati per settori – spiega Nadia Poli, dirigente del Sitra -. Invece, con questo nuovo modello, tutto si ribalta: esiste un infermiere referente per un gruppo di 7-8 pazienti, che sarà il punto di riferimento per cure, terapia, risposte diagnostiche, ecc. L’infermiere collabora strettamente con il medico”.
Per ognuno dei nuovi reparti, quello di Medicina d’urgenza e quello della week surgery, sono stati assegnati 14 infermieri, che hanno volontariamente scelto di intraprendere questi nuovi percorsi.
lb
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