Expo, arriviamo tardi e male Resiste l’eterno vizio italiano
C’era da aspettarselo. Anche con Expo ci facciamo riconoscere. Niente da fare. Il vecchio vizietto italiano di arrivare tardi e male resiste che è un piacere. Non lo dico io. L’ha detto il sindaco Pisapia. E il commissario anticorruzione Raffaele Cantone ha già messo le mani avanti, la scorsa settimana. Ha detto,testuali parole: “Incrocio le dita. Ma non escludo altri scandali”. Papa Francesco ha fiutato l’aria che tira ed ha mandato a dire che lui all’Expo non ci sarà. Manderà al massimo un video messaggio. Amen.
Intanto la fiducia nel Governo è scesa al 32%, quella personale di Renzi è scivolata al 42%. E il primo maggio – giorno in cui Expo alzerà il sipario – si avvicina. I padiglioni non saranno mai completati in tempo, hanno detto gli organizzatori. Va bene. Qualcuno ha finto pure di sorprendersi. Sorprendente.
Sono anni che va così. Anni di progetti faraonici mai conclusi ma con le spese lievitate. Si parte con una cifra e si arriva – sempre! – con un’altra. L’epopea è cominciata un quarto di secolo fa con il Mondiale di calcio Italia ’90. Cantavamo “Notti magiche” ed abbiamo scoperto due cose: Schillaci goleador ed una voragine da 7,5 miliardi di euro (cifra aggiornata secondo i parametri Istat 2014). E taccio come sono oggi ridotti gli stadi: il Delle Alpi, costato 226 miliardi, è stato demolito nel 2009. Il San Nicola di Bari progettato da Renzo Piano come una astronave futurista,perde pezzi.Il terzo anello del San Paolo di Napoli lo hanno chiuso perché registra “onde sismiche nei palazzi circostanti” quando i tifosi si agitano per il Pipita. Per fortuna, vien da dire, che non c’è più Maradona.
Sul resto meglio stendere un velo pietoso. La foto simbolo resta quella dell’Hotel di Ponte Lambro a Milano. E’ costato 10 miliardi e non è stato ancora finito. A Roma la stazione di Farneto è costata 15 miliardi, è rimasta aperta 4 giorni; in tutto sono passati solo 12 treni. Record mondiale. Oggi la stazione è occupata da Casa Pound. Mi viene in mente quel che diceva all’epoca “Libera e Bella” Montezemolo,capo del comitato organizzatore: “Questo Mondiale sarà una vetrina dell’Italia tecnologica e industriale proiettata verso il Duemila”.
Qualcuno disse: questo scandalo pallonaro ci servirà da lezione. Per carità! Nel ’97 sono arrivate le Universiadi in Sicilia. Altro flop. L’unico stadio realizzato in tempo fu quello del baseball, disciplina peraltro non prevista per quei giochi. Tombola.
Nel 2006 abbiamo tentato di rifarci con i Giochi Olimpici invernali di Torino. Abbiamo persino disboscato mezza montagna per creare due salti da gara e tre da scuola. Tutti abbandonati. E le quattro palazzine del villaggio olimpico? Dopo i vandali che hanno gozzovigliato per anni, ora ci sono gli immigrati africani.
D’accordo, si diceva, ma vuoi mettere se certi eventi si organizzassero nella capitale. E sono arrivati i Mondiali di nuoto a Roma. Abbiamo persino chiamato l’archistar Santiago Calatrava per donare il campus alla città e quattro piscine; chi le ha viste? In compenso il Polo Natatorio prima è diventato terra di nessuno, poi discarica di rifiuti ingombranti. E la famosa piscina olimpionica? Mai utilizzata. L’avevano costruita un metro e mezzo più lunga dello standard previsto (50 metri). Se ne sono accorti gli inglesi prima della gara. Direte: vabbè, hanno sbagliato ma avranno anche pagato. O no? Perbacco, la Magistratura ha aperto una inchiesta con 33 imputati. E come è finita? Tutti assolti.
Enrico Pirondini