Cronaca

Fiume Po sempre più asciutto Ora l'unica speranza è la pioggia

Foto Sessa

Fiume Po sempre più basso e con secche sempre più importanti: questa la situazione del nostro fiume, soprattutto nel tratto tra Piacenza e Mantova, e quindi compreso quello cremonese. In certi punti addirittura il fiume si riduce ad un rigagnolo secco e sono sempre più numerose le isolette di sabbia che si intravedono all’interno.

Finché la portata del fiume ancora si attesta intorno ai 480 metri quadrati la situazione è sotto controllo, ma se dovesse abbassare al di sotto dei 450 la situazione diventerebbe davvero critica, in quanto il mare finirebbe con entrare nel delta del fiume, con gravi conseguenze.

Ora l’Autorità di bacino del Po sta pianificando di ridurre i prelievi irrigui da un lato e di incrementare il rilascio di acqua dai laghi dall’altro, in modo da sostenere la portata del fiume. Ma si tratta di misure palliative: se non dovesse piovere, nei prossimi giorni, sarebbe difficile riuscire a mantenere in equilibrio la situazione.

Insomma, anche se ancora non si può parlare di secca record (per ora i livelli sono quelli del 2003), se la situazione permane rischia davvero di profilarsi una grave siccità.

ALLARME L’AGRICOLTURA

Sul fronte agricolo intanto vengono messe in campo le prime contromisure. Le alte temperature di luglio – spiega la Coldiretti Lombardia – hanno accelerato di quasi una settimana la maturazione e gli agricoltori sono costretti a scendere in campo prima del previsto per salvare la stagione dell’oro rosso. Il via ufficiale ci sarà mercoledì 22 luglio Torricella del Pizzo, in provincia di Cremona. E, a seguire, negli altri terreni dei soci del Consorzio Casalasco di Rivarolo del Re.

Per salvare il raccolto – afferma Coldiretti Lombardia – gli agricoltori hanno dovuto aumentare l’irrigazione perché l’acqua evapora subito e il terreno resta asciutto: di solito si bagna per 5 ore ogni tre giorni, adesso invece si è saliti a 8 ore ogni due giorni. “Dobbiamo intervenire e raccogliere in fretta – spiega Paolo Voltini, coltivatore di pomodori proprio a Torricella del Pizzo e Presidente del Consorzio Casalasco – ma queste temperature stanno garantendo una buona maturazione e un buon livello di zuccheri. La qualità sarà molto alta e verrà fuori una bella salsa”.

I primi ad essere raccolti saranno i pomodori tradizionali da industria, poi i datteroni e infine a metà agosto la varietà che ha un concentrato naturale di licopene, un potente antiossidante. Quest’anno si prevede una resa di oltre 750 quintali per ettaro, con una produzione totale che dovrebbe sfondare i 6 milioni di quintali, pari a circa il 23 per cento dell’intera produzione del nord Italia che si attesterà su 2,6 milioni di tonnellate. In pratica – spiega la Coldiretti regionale – il nord produce la metà di tutto il pomodoro italiano.

“Le colture sono al collasso. Serve l’acqua e serve subito: ormai il mais da trinciato è compromesso e, se non saremo in grado di garantire la necessaria irrigazione, rischiamo danni irreparabili per tutte le colture” spiega Voltini. “Nella riunione che si è svolta questa mattina presso Regione Lombardia alla presenza delle organizzazioni agricole cremonesi e dei consorzi irrigui del nostro territorio – spiega –  abbiamo chiesto interventi  straordinari e urgenti, sia per il rilascio di una maggior quantità di acqua dai bacini montani, sia per la riduzione del deflusso minimo vitale dei fiumi”.

Intanto un passo in avanti è stato compiuto: è stata ottenuta la disponibilità di trattenere maggiore acqua per l’irrigazione attraverso il taglio del 50% del deflusso minimo vitale dei fiumi. Questa azione, a patto che si concretizzi in tempi rapidi – evidenzia Coldiretti Cremona – potrebbe garantire qualche miglioramento soprattutto per il fiume Adda, mentre la situazione dell’Oglio è molto più critica. Non è giunta invece una risposta certa e determinata rispetto alla necessità, ribadita con forza da Coldiretti, di un maggior rilascio da parte dei bacini alpini. “Su questo punto certamente  non desistiamo – evidenzia Tino Arosio, Direttore di Coldiretti Cremona – forti del fatto che è ormai riconosciuto dalla giurisprudenza che l’acqua deve essere utilizzata innanzitutto per il consumo umano, ma subito dopo viene l’irrigazione agricola. A questo proposito abbiamo presentato un’articolata richiesta di calamità naturale”.

Ad oggi preoccupa particolarmente la condizione del mais da trinciare che molte aziende agricole cremonesi si apprestano nei prossimi giorni a raccogliere, anticipando di gran lunga i tempi canonici di raccolta, con il rischio, ormai divenuto certezza, di drastiche riduzioni delle rese.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

© Riproduzione riservata
Caricamento prossimi articoli in corso...