Cremonesi sempre più vecchi e più malati: una tendenza preoccupante
La popolazione anziana è più del doppio di quella giovane e oltre la metà dei residenti risulta affetto da patologie croniche.

Una popolazione sempre più anziana e malata: questo il quadro che emerge dall’Annuario statistico di Cremona, presentato giovedì a palazzo comunale. Un documento che fotografa l’evoluzione di una popolazione che invecchia inesorabilmente e che per oltre la metà è afflitta da patologie croniche. Secondo l’annuario, a Cremona oggi si vive più a lungo, nascono meno bambini e ,come conseguenza, la città invecchia.
Trent’anni fa, nel 1984, a Cremona c’erano 118 anziani (età <65 anni ) ogni 100 bambini (età <15); ora sono 223; in una comunità di poco meno di 72 mila abitanti (per la precisione 71.657 al 31/12/2014) il numero delle persone che hanno già compiuto gli 80 anni supera – seppur di poco – le 6000 unità. Come detto, l’incremento dell’età media porta ad un conseguente incremento delle patologie croniche: sul totale della popolazione residente in città, infatti, 38.109 persone soffrono di patologie croniche, nella misura del 25% in più rispetto al 2004 (con una popolazione che invece è più o meno invariata). I più numerosi sono i cardiovasculopatici, 14.918. Al secondo posto i soggetti affetti da malattie endocrine e metaboliche (5.781). Emblematico il dato dei malati di neoplasie, che sono 4.052, quasi raddoppiate rispetto al 2004.
Parallelamente, la natalità è bassa: il tasso di fecondità totale, che possiamo leggere come il “numero medio di figli per donna” è sotto la soglia di 1.5,” ben lontano da 2, il livello necessario affinché una generazione sia in grado di rimpiazzare quella precedente” spiega il documento.
Il tasso di natalità è, di conseguenza decisamente basso: si parla di circa 8 nati ogni 1000 abitanti, la metà di quelli che si registravano in città intorno alla metà degli anni ’60 del novecento. Questo ha comportato la contrazione numerica della popolazione, che negli anni ’70 superava gli 80.000 abitanti ma che ora pare essersi fermata, forse anche grazie all’allungamento della vita media ma anche per l’afflusso di immigrati dall’estero. Nel 2014, infatti, il numero degli “stranieri residenti” registrati
all’anagrafe cremonese è stato superiore ai 10.000, ossia 1/7 della popolazione totale. A questi vanno aggiunti i nuovi italiani: il comune ha concesso più di un migliaio di cittadinanze italiane nell’ultimo decennio.
Un altro dato che emerge dall’indagine è la crisi del matrimonio: le nuove generazioni di cremonesi si sposano di meno e quando lo fanno hanno raggiunto un’età più matura rispetto alla generazione dei loro genitori. Il 51% dei cremonesi di 35 anni non ha mai contratto matrimonio (il 58% dei maschi e il 43% delle femmine). Questo è uno dei motivi per cui si fanno meno figli. “Va detto però che il legame tra matrimonio e riproduzione – tradizionalmente forte nella società italiana – si sta indebolendo” evidenzia l’annuario. “Se fino a pochi decenni fa, il numero di figli riconosciuti da entrambe i genitori ma nati fuori dal vincolo matrimoniale era molto basso, ora la situazione è molto mutata: poco meno di un terzo dei bambini nati nel 2014 a Cremona è figlia di genitori non uniti in matrimonio”. La diminuzione dei matrimoni è particolarmente forte per quelli celebrati con rito religioso: i 71 del 2014 rappresentano un nuovo minimo storico; e rispetto al numero totale dei matrimoni celebrati, sono ormai poco più di un terzo del totale (che ha sfiorato i 200).

Ma le previsioni per il futuro non sono certo più rosee, anzi: chi ha stilato il documento lancia l’allarme per una tendenza che è ben lontana dall’essere invertita. “Se guardiamo agli anni a venire, non abbiamo ragioni di ritenere che le linee di tendenza in atto si
invertano” si legge nel documento. “Bastino alcune semplici considerazioni. La maggior parte dei figli viene messa al mondo da donne in età compresa tra i 25 i 39 anni. A Cremona nel 2014 queste erano circa 6000. In prospettiva saranno sostituite da quelle che ora hanno tra i 10 e i 24 anni; in questa fascia di età ci sono circa 4200 donne, il 30% in meno. Queste donne dovranno essere più fertili delle coorti precedenti soltanto per riuscire a mantenere il livello di natalità attuale. In termini relativi invecchia anche la popolazione immigrata, i cui tassi di fertilità iniziano a contrarsi e ad avvicinarsi a quelli dei residenti italiani”.
“Lo studio e la lettura dei dati sono condizioni imprescindibili per amministrare e sono la base dalla quale partire per le scelte da compiere e per individuare le priorità” ha detto, presentando l’Annuario, l’assessore alla Trasparenza e Vivibilità Sociale Rosita Viola. “Questi dati, che vanno analizzati con attenzione, permettono di controllare e verificare le azioni svolte ed intervenire laddove serve. Per pianificare, per assumere decisioni occorre infatti una conoscenza approfondita dei dati che riguardano molteplici aspetti e che hanno implicazioni di carattere economico e sociale”.
LaBos