Cent'anni di Cucine Benefiche: oltre 12mila pasti distribuiti ogni anno
Sono passati cent’anni da quando l’arcivescovo Giovani Cazzani decise di fondare le Cucine Benefiche, in pieno tempo di guerra, per offrire un piatto di minestra calda a vedove ed orfani della città. Era il 1916, e il presule affidò la gestione di un servizio che per lungo tempo venne chiamato ‘la minestra del vescovo’, ad una conferenza della San Vincenzo. Oggi, a distanza di cent’anni, le Cucine Benefiche funzionano a pieno ritmo e ogni anno distribuiscono circa 12.400 pasti a pranzo, senza contare le cene, introdotte dalla fine del 2015.
Per ricordare la fondazione di questa istituzione, sabato 5 novembre, in occasione dei cent’anni, l’associazione promuove un convegno diocesano, che si svolgerà presso il Centro Pastorale Diocesano e che prenderà il via alle 9.30. Tra i relatori ci sarà Mariella Enoc, presidente della Fondazione Bambin Gesù, che tratterà il tema ‘Nel mondo con stile di servizio’, e don Giampaolo Maccagni, che parlerà della storia delle Cucine Benefiche. Saranno presenti anche membri dell’associzione provenienti da tutto il nord Italia. Alle 12 ci si sposterà presso le Cucine Benefiche per un aperitivo, seguito da un pranzo benefico.
La storia delle cucine benefiche fu tutt’altro che facile. All’inizio il servizio partiva per Sant’Omobono, e continuava fino a primavera, per essere sospeso poi nei mesi più caldi. “Nei primi decenni, soprattutto durante le guerre, non era per nulla scontato che si riuscisse a stare aperti” spiega la presidente Eugenia Rozzi. “Esaminando alcuni vecchi articoli di giornale abbiamo scoperto che, a causa di carenza di fondi, è capitato alcune volte di dover ritardare l’apertura di alcune settimane”. Poi le cose si sono evolute. Se all’inizio era solo una minestra, nel tempo si è iniziato a distribuire anche il pane e un secondo, e si è introdotta la distribuzione di pacchi alimentari alle famiglie.
“Oggi la San Vincenzo ospita tra i 30 e i 40 avventori ogni giorno, e tra i 20 e i 25 ogni sera (il pasto serale viene distribuito nei mesi invernali, a partire da metà novembre, ndr)” evidenzia la presidente. “Solo a pranzo, un totale di 12.400 pasti ogni anno. Tra gli ospiti circa la metà sono italiani. L’iniziativa del pasto serale è stata molto apprezzata, anche perché consente alle persone di stare per un paio d’ore in un posto caldo durante le fredde sere invernali”. Sempre accanto alle cucine benefiche, “c’è il servizio delle docce, che contano 800 accessi all’anno, oltre ad una fornitura di biancheria una volta a settimana (circa 500 ogni anno). Ci sono poi i pacchi da distribuire alle famiglie, 4.100 circa ogni anno solo per il consiglio centrale (a cui si aggiungono tutti quelli distribuiti nelle parrocchie dalle singole conferenza della San Vincenzo). Le Cubine Benefiche sono aperte tutto l’anno e vi prestano servizio una quarantina di volontari.
I costi, d’altro canto, sono tutt’altro che risibili: basti pensare che solo per il pasto l’associazione paga dai 3.500 ai 4.000 euro al mese. “Poi ci sono le spese relative alle docce, delle stoviglie, delle pulizie, il contributo che diamo per l’utilizzo degli spazi, le docce e tanto altro” continua la presidente. L’associazione mette tutto di tasca propria, con un contributo di 20mila euro l’anno che arriva dal vescovo. “Dobbiamo ringraziare la generosità dei cremonesi, che ci aiutano con il proprio contributo” conclude la presidente.
Intanto proprio in questi giorni sta arrivando a conclusione un progetto che la San Vincenzo ha fatto con il Comune di Cremona, per la distribuzione dei pacchi di viveri anche agli assistiti dai servizi sociali: un contributo arrivato al Comune grazie a un bando, pari a 44mila euro, che è stato dato alla San Vincenzo (che ha aggiunto altri 10mila euro di tasca propria), per la distribuzione di 2.300 pacchi in totale.
Laura Bosio