Cronaca

Richiedenti asilo: solo 104 accettati su 632. Pezzetti: 'Manca percorso di uscita'

L’esercito dei mille: questo il numero delle persone accolte sul territorio nell’ambito della richiesta di asilo, di cui quasi la metà presenti in realtà ecclesiali. Questi i dati forniti dal direttore della Cartitas, don Antonio Pezzetti, in vista del convegno i programma a San Giovanni in Croce, presso il Teatro comunale C. Gallerani, con monsignor Gian Carlo Perego, direttore nazionale di Fondazione Migrantes.

In particolare, i migranti finora accolti dalla Caritas diocesana sono stati 632. Provengono da 23 Paesi: Nigeria, Ghana, Gambia, Nepal, Repubblica Centrafricana, Mali, Pakistan, Guinea Bissau, Guinea Conakri, Somalia, Afghanistan, Costa d’Avorio, Senegal, Camerun, Burkina Faso, Bangladesh, Liberia, Botswana, Niger, Eritrea, Etiopia, Togo, Sierra Leone. Ma di questi sono ben pochi coloro che hanno ottenuto il titolo di ‘rifugiato politico’: solo 17. Altri 47 hanno ottenuto il permesso di soggiorno come ‘protezione sussidiaria’ e 40 e quelli che lo hanno ottenuto per motivi umanitari. Soltanto 104 quindi le persone che hanno ottenuto qualcosa, delle 446 già ascoltate dalla Commissione territoriale.

Per gli altri 321 è stato dato parere negativo. Attraverso i ricorsi finora presentati al Tribunale ordinario per i rigetti ottenuti, 23 persone hanno ottenuto un permesso di soggiorno mentre 77 si sono visti ribadire la scelta della Commissione. “Pur con le difficoltà che questo impegno comporta – precisa il direttore della Caritas – non abbiamo mai avuto situazioni critiche, anche per lo stile di comunicazione e di collaborazione che è stato messo in atto con le Istituzioni e i cittadini”.

Il convegno del 10 verterà proprio aul tema ‘Richiedenti asilo e rifugiati in Italia: la partenza, il viaggio, l’accoglienza nelle città, tra solidarietà e indifferenza’. “Ci sembra importante – spiega don  Pezzetti, – sottolineare, come dice  Papa Francesco, ‘la necessità di costruire nelle nostre comunità laboratori di accoglienza, incontro, convivenza che esprimono la strada per superare discriminazioni e contrapposizioni ed educare a costruire ponti, un mondo senza frontiere’. Vogliamo inoltre dire ai migranti, come dice sempre il Papa, ‘che avete un posto speciale nel cuore della Chiesa, e la aiutate ad allargare le dimensioni del suo cuore per manifestare la sua maternità verso l’intera famiglia umana. Non perdete la vostra fiducia e la vostra speranza’”.

L’accoglienza dei profughi, che da mesi vede impegnata la Caritas diocesana insieme ad altre realtà del Terzo settore legate al mondo ecclesiale, ha prodotto in alcune comunità qualche segno: chi ha messo a disposizione alcuni ambienti, chi ha fatto un vero e proprio cammino per aprirsi alla loro accoglienza e alla loro integrazione, chi si è impegnato ad accompagnare la loro presenza con gesti di relazione e di servizio.

“Un problema grande – denuncia don Pezzetti – rimane la fine del percorso amministrativo di queste persone. Infatti, sia che abbiamo ottenuto uno status sia che non lo abbiano ottenuto, vengono ‘fatti uscire’ dai percorsi di accoglienza e lasciati a se stessi. Per quanto riguarda le nostre strutture, noi non li facciamo ‘uscire’, per non creare disagio alla persona e allo stesso territorio, perché in entrambi i casi non è facile trovare una soluzione immediata. Non è facile, infatti, trovare lavoro e casa per chi i documenti li ottiene, ma anche attendere un eventuale ‘appello’ o aspettare un ‘essere rimandati a casa’ che non avviene quasi mai”.

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