Serra di marijuana in casa, l'imputato: 'Mi serviva per affrontare gli attacchi di panico'
“La droga? Mi serviva per affrontare gli attacchi di panico, l’asma e le crisi di ansia”: nell’aula del tribunale di Cremona, questa mattina, Agostino ha spiegato così la presenza in casa sua di una vera e propria coltivazione di marijuana, quella che lo scorso 27 agosto 2016 venne rinvenuta dai carabinieri durante una perquisizione domiciliare. I militari – come ha raccontato stamattina durante l’udienza uno degli uomini intervenuti sul posto all’epoca dei fatti – erano giunti presso il suo domicilio per notificargli alcuni atti giudiziari, quando avevano avvertito “un odore sospetto”. Ne era seguita una perquisizione domiciliare, da cui erano emerse sei piantine in fase di maturazione, con un sistema di lampade termiche, oltre a un certo quantitativo di droga già essiccata.
In casa insieme ad Agostino c’era la fidanzata, Susanna, che era finita come lui nei guai. L’accusa, per loro, era stata di coltivazione e detenzione di sostanze stupefacenti. I due, che avrebbero dovuto sposarsi pochi giorni dopo, erano così stati arrestati, sebbene avevano avuto il permesso per celebrare ugualmente il matrimonio.
Agostino ha 30 anni, un lavoro fisso e un buon reddito. “Quando mi hanno arrestato, facevo uso di marijuana da circa 10 anni, fumando mediamente 15 spinelli ogni giorno, per un totale di circa 5 grammi” ha raccontato nella sua deposizione in aula. “Soffro da sempre di alcuni problemi cronici e mi sono reso conto, dopo alcuni viaggi in Olanda, che l’utilizzo di marijuana mi faceva stare meglio. Così ho deciso di coltivarla personalmente, per due motivi: innanzitutto spendevo un terzo di quanto avrei speso andando a comprarla già pronta, e soprattutto ero sicuro della qualità di quello che fumavo”.
Il giovane ha raccontato gli studi e le ricerche fatte sul tema, gli acquisti di tutto il materiale e delle sementi in negozi di botanica. “Susanna criticava questa mia attività, tanto che le avevo promesso che dopo il matrimonio avrei smesso e mi sarei rivolto a un medico”.
Dopo l’arresto, Agostino è stato seguito dal Sert e ha iniziato delle terapie con degli psicofarmaci. “Però ho dovuto smettere perché mi facevano stare male, tanto che sono finito anche in ospedale due volte. Poi mi sono rivolto a un medico di Pavia, che mi ha prescritto la cannabis terapeutica. Ora sto bene”.
Anche la ragazza è salita al banco dei testimoni a deporre, ribadendo la propria contrarietà all’attività dell’allora fidanzato e delle sue ripetute richieste di smettere. “Personalmente non ho mai fumato una canna in vita mia” ha detto.
A favore della coppia, difesa dall’avvocato Massimo Cortellazzi, anche la testimonianza di alcuni amici, secondo cui Agostino non aveva mai venduto la droga e che si limitava ad offrirla a chi lo andava a trovare. Il giudice ha riconosciuto l’estraneità della ragazza alla vicenda, emettendo nei suoi confronti sentenza di assoluzione, mentre per il giovane è arrivata la condanna al minimo della pena: 5 mesi di reclusione e al pagamento di una multa di 300 euro.
Laura Bosio