Cronaca

Blue Whale anche a Cremona? La Polizia postale allerta la famiglie

Dopo la vicenda verificatasi nel Casalasco, non si spegne la preoccupazione per il fenomeno Blue Whale nel nostro territorio. A raccomandare attenzione è la Polizia Postale di Cremona, a cui nelle ultime settimane sono giunte diverse segnalazioni, come recentemente apparso in nell’inchiesta pubblicata su Mondo Padano di questa settimana. “Stiamo verificando diverse situazioni” spiega il comandante Alberto Casarotti. “Ci hanno contattato dei genitori preoccupati perché hanno notato che i figli fanno ricerche su questo gioco e ne sono incuriositi. Ma anche dalle scuole ci stanno arrivando comunicazioni in questo senso: fortunatamente negli ambienti scolastici c’è grande attenzione da parte degli insegnanti, che si sono accorti di attività preoccupanti tra alcuni studenti. Insomma, possiamo supporre che alcuni adolescenti siano entrati in contatto con questo cosiddetto ‘gioco’ e con chi lo gestisce”.

Un fenomeno che non va preso sottogamba, specialmente a causa della forte risonanza mediatica che esso ha acquisito dopo il servizio delle Iene di alcune settimane fa, in cui si era raccontato dei suicidi di giovanissimi verificatisi in Russia negli ultimi mesi e anche dei primi casi in Italia. Gli ultimi sono stati registrati sul Milanese, anche se fortunatamente in nessuno dei casi si è arrivati a conseguenze tragiche.

“Da noi il fenomeno era passato in sordina, ma dopo i recenti episodi e il caso di Livorno è venuto a galla anche a livello mediatico, incrementando la curiosità da parte dei giovanissimi” spiega il comandante della Postale. “Se anche l’ideatore, un russo, è stato arrestato alla fine del 2016, purtoppo il ‘gioco’ ha preso piede e ci sono moltissimi tutor in tutto il mondo che continuano a spingere i giovani in questa direzione”.

Quello che banalmente viene chiamato ‘gioco’, è una vera e propria pratica di istigazione al suicidio: 50 giorni di prove sempre più difficili fino a quella più estrema e tragica, buttarsi da un palazzo. “A questo atto finale si giunge attraverso diverse pratiche che inducono al suicidio, come il guardare film dell’orrore per diverse ore o farsi dei tagli sul corpo. Ricordiamo che l’induzione al suicidio in Italia è un reato gravissimo che viene punito molto severamente” spiega ancora Casarotti. “Il fenomeno è ancora più pericoloso, considerando che coinvolge giovani tra gli 11 e i 16 anni: un’età in cui l’adolescente non ha ancora formato il proprio carattere ed è quindi molto influenzabile e fragile. Non si rendono conto di quello che stanno facendo: vengono spinti a compiere questi gesti per essere meglio degli altri, per diventare famosi. Infatti nel momento in cui si arriva all’epilogo, ossia il suicidio lanciandosi da un palazzo, si viene filmati, in modo da immortalare il proprio gesto estremo. Magari ad un certo punto vorrebbero tirarsi indietro ma non lo fanno perché hanno paura di venire emarginati”.

Chiunque può cadere in questo incubo, a volte quasi senza rendersene conto, anche se naturalmente i soggetti più esposti sono giovani con delle fragilità o che provengono da famiglie problematiche. La difficoltà delle autorità sta anche nel riuscire a risalire all’identità di coloro che assumono il ruolo di tutor, portanto avanti questo gioco al massacro. Dei criminali in tutto e per tutto.

La Polizia Postale evidenzia anche cosa possono fare i genitori per riuscire a tutelare i propri figli. “La prima strada è il dialogo: si deve parlare con i ragazzi della Balena blu, spiegare loro cosa rappresenta realmente. Ma si deve anche prestare attenzione a eventuali segnali di allarme: i cambiamenti nell’umore o nel rendimento scolastico, ad esempio. Importante controllare anche l’attività sui social dll’adolescente, per capire se si sta interessando al gioco o se è in contatto con qualcuno che lo fa. Se il figlio racconta ai genitori di compagni o amici che partecipano alla sfida, è fondamentale segnalarlo ai genitori, alla scuola o alle autorità” conclude Casarotti.

Relativamente alla vicenda del Casalasco, intanto, la vicenda è ora passata nelle mani del magistrato, che dovrà capire quanto realmente accaduto.

Laura Bosio

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