Negozianti contro nuove aree commerciali: 'Non accetteremo più passivamente'
Durissima presa di posizione delle tre associazioni del commercio (Confcommercio, Asvicom, Confesercenti) a pochi giorni dall’ultimo incontro che sembrava di riappacificazione con l’assessore alla partita Barbara Manfredini, in merito al bando regionale Sto@, che ha visto la collaborazione di pubblico e privato.
«Altro che fare “Nuova la Città” – si legge nel documento – rilanciando il commercio! La Giunta di Cremona sembra impegnata, piuttosto, a fare una “nuova città del commercio”. Con via Mantova pronta a partire, gli ampliamenti di Ipercoop e, in più, – novità di queste ultime ore – la possibilità di un nuovo spazio di grande distribuzione in continuità con il CremonaPo nell’area Gaspardo. Sembra che gli amministratori abbiano davvero poco a cuore l’asfissia del commercio tradizionale in città non più in grado di sostenere l’arrivo di ulteriori competitor in una realtà distributiva già sovradimensionata rispetto alla potenzialità territoriale, strangolato dalla cintura distributiva dei nuovi poli di attrazione. Cercheranno un’altra foglia di fico come è avvenuto di recente con un “bando” in cui le Associazioni (e quindi i negozi del centro) non sono state minimamente coinvolte? E’ ora che si faccia un’analisi seria del problema, riconoscendo che le ormai numerose scelte sbagliate degli anni precedenti stanno producendo effetti devastanti non solo sul piano economico, ma anche su quello sociale. Così ci si preclude ogni possibilità di valorizzazione turistica, si peggiora la qualità della vita, si impoverisce l’identità di una città bella e orgogliosa che ha sempre avuto nel commercio e nell’artigianato delle leve importantissime di sviluppo.
«A chi ci amministra – continua il documento – chiediamo un segno di forte e decisa discontinuità con il passato segnato da palesi ed evidenti errori amministrativi che deve partire proprio dall’impegno a non concedere nuove autorizzazioni per creare agglomerati di medie distribuzione o poli della GDO attorno alla città. Con una vera politica di “rigenerazione” applicata nei fatti e non in slogan sempre più vuoti, si cerchi, quantomeno, di garantire la sostenibilità dell’esistente e l’impegno alla salvaguardia di tutte quelle realtà cittadine che da anni lottano in un contesto di crisi profonda. Si comprenda che è inutile elargire quattro soldi per incentivare le aperture in centro: se non cambiano le dinamiche di progettazione economica della città, sapendo ascoltare chi sul territorio ci lavora da ben più di tre anni, le strategie e la visione, nessun imprenditore sarebbe così avventato da investire in attività che partono con l’handicap. Soprattutto se l’handicap è stato creato da chi dovrebbe fare l’interesse della collettività. Il “sacrificio” di tante imprese del centro è un prezzo troppo alto, un prezzo che come comunità non possiamo permetterci di pagare e verso il quale non abbiamo più intenzione di rimanere in silenzio o accettare passivamente».