Cronaca

Trovati con esplosivo davanti alla banca. Sì alla messa alla prova, ma dovranno risarcire

In occasione del processo che vede imputati due rappresentati del centro sociale Kavarna erano presenti in tribunale le forze dell’ordine che hanno presidiato per garantire la sicurezza

Potranno accedere all’istituto di messa alla prova solo dopo aver dimostrato di aver risarcito l’agenzia di Cremona della Banca di Piacenza di via Dante, i cui muri erano stati imbrattati dai due imputati, due giovani cremonesi di 26 e 24 anni frequentatori del centro sociale Kavarna. Matteo Arisi e Matteo Colombani, ‘Aro’ e ‘Colo’ i loro soprannomi, erano stati arrestati nel febbraio del 2013 dai carabinieri che li avevano fermati poco prima che facessero esplodere un ordigno rudimentale davanti alla banca. Così ha deciso il giudice Giuseppe Bersani alla richiesta di messa alla prova arrivata oggi dall’avvocato difensore Sergio Pezzucchi nel processo che vede accusati i due imputati dei reati di deturpamento e danneggiamenti. Il risarcimento all’istituto di credito sarà di 400 euro a testa. Nella prossima udienza, fissata al 5 luglio, una volta che il giudice avrà avuto prova dell’avvenuto risarcimento, quantificherà le ore per lo svolgimento dei lavori di pubblica utilità.

All’epoca dei fatti ‘Aro’ e ‘Colo’ erano stati trovati in possesso di un candelotto artigianale pronto a deflagrare, e i carabinieri avevano ipotizzato che nel mirino, per un’azione dimostrativa con finalità eversive, ci fosse la Banca di Piacenza.

Nella notte tra martedì 5 e mercoledì 6 febbraio, attorno alle 4, i due imputati erano stati notati da un tassista armeggiare nei pressi di un’auto parcheggiata in via Platani. All’arrivo dei carabinieri, i due ragazzi avevano cercato di darsi alla fuga a piedi, ma erano stati presi poco dopo. In prima battuta si pensava ad un semplice tentativo di furto di auto, invece durante i controlli sotto la macchina era stato trovato un candelotto di polvere esplosiva lungo 20 centimetri e bicchierini di vernice rossa, nascosti poco prima del tentativo di fuga. ‘Una bomba di vernice’ che avrebbe comunque potuto provocare danni. Sulle pareti della banca era poi comparsa la scritta nera ‘Chi la fa l’aspetti’ e tra gli oggetti appartenenti ai due cremonesi, oltre ad accendini, erano stati trovati un coltellino e sacchi neri, presumibilmente da usare per coprirsi il volto, e bombolette spray di colore nero.

Alle loro spalle, già segnalazioni per partecipazioni a manifestazioni non autorizzate, e in più per il 26enne una denuncia per aver esibito in pubblico una mitraglietta che in realtà era un giocattolo. I due erano finiti in manette, ma erano stati scarcerati subito dal pm Francesco Messina secondo il quale non era ravvisabile l’imputazione più grave, e cioè quella di aver cercato di concretizzare un atto di terrorismo contro l’istituto di credito. Quando erano stati presi, davanti ai carabinieri si erano dichiarati prigionieri politici, circostanza che poi gli stessi avevano smentito al loro avvocato.

Sara Pizzorni

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