Politica

Elezioni provinciali, i retroscena Soldo: stop attacchi a Signoroni 'Così è saltato candidato unico'

Il segretario provinciale Pd Vittore Soldo

Candidatura unica per la presidenza della Provincia: il Pd vi aveva lavorato insieme alla Lega e a Forza Italia, ma poi è tutto naufragato per incapacità del centrodestra di trovare una sintesi tra le sue varie componenti.  Questo il senso dell’ampia ricognizione che il segretario provinciale del Pd Vittore Soldo fa oggi, a poche ora dagli attacchi al candidato del centrosinistra Mirko Signoroni, sindaco di Dovera, arrivati da Alberto Sisti (consigliere provinciale ed esponente di Fi) e, sul versante opposto, dall’ex sindaco di Vescovato Maria Grazia Bonfante. Soldo decide di rivelare i retroscena delle trattative intercorse da luglio ad oggi, vigilia delle elezioni di secondo livello per la presidenza della Provincia. Il racconto del naufragio di un’intesa che avrebbe potuto lavorare per il territorio cremonese, al di là di steccati di partito che oggi, anche alla luce di quanto sta avvenendo nel parlamento, appaiono fumosi e incerti.

Di seguito, l’intervento integrale di Soldo:

“In prossimità della prossima elezione del presidente della Provincia, vedo e leggo, prese di posizione di una  parte di centrodestra cremonese, quanto meno curiose, se non altro dal punto di vista antropologico: credo sia utile fare una pubblica operazione di trasparenza rispetto a quanto si è mosso nei mesi precedenti.
Appena prima e subito dopo le ultime elezioni amministrative, io largo ed il segretario e/o commissario cremonese della Lega, Fabio Grassani, abbiamo avviato un’interlocuzione per verificare se ci fossero le condizioni per la condivisione di alcune scelte rispetto alle quali serviva ed è sempre opportuno che serva una sintesi politica di livello provinciale. Abbiamo condiviso subito l’importanza di un ragionamento che fosse quanto più possibile e inclusivo rispetto alle forze politiche presenti nel contesto provinciale: ciascuno, per il proprio lato del campo, aveva il compito di sentire e consultare le forze politiche vicine e prossime. Abbiamo proceduto ad una veloce consultazione con le forze politiche presenti nei contesti più importanti e rappresentativi della Provincia (le città, anche per una questione pratica) ripromettendoci di allargare la consultazione, auspicabilmente a tutto il territorio provinciale, in tempi ragionevoli e al netto della difficoltà di tenere considerato e “dentro ai processi” anche quel civismo importante ma non strutturato e le ulteriori forze politiche presenti solo in alcuni comuni.

‘IL PD ERA DISPONIBILE. MA ALL’INCONTRO DECISIVO ERANO ASSENTI ROSSONI E I FUORIUSCITI DI FI’In ragione di questo approccio condiviso, già a luglio, subito dopo la fine delle amministrative e in tempi abbondantemente larghi, ho esposto a Grassani la disponibilità del Partito Democratico a ragionare ad una candidatura unitaria per la Presidenza della Provincia di Cremona: questo avrebbe permesso di aprire quel ragionamento inclusivo e largo di cui sopra. La scelta del nome sarebbe stato un passaggio successivo e conseguente alla ricognizione che ci eravamo ripromessi di fare e il presupposto principale doveva essere che il profilo del futuro presidente doveva essere quanto più possibile equidistante da tutte le forze politiche in campo e magari avrebbe dovuto provare a responsabilizzare una figura di quel civismo che è sempre più presente e capace di sintesi a livello comunale.

In questo clima, per provare ad aprire un confronto, Grassani mi ha invitato ad un incontro con il centro destra cremonese: in quel contesto, il 15 di luglio, presenti Io e Rosolino Azzali oltre a più di una decina di esponenti del centrodestra provinciale,  ho dichiarato la disponibilità del Partito Democratico a ragionare su una candidatura unitaria per la Presidenza della Provincia.
Era chiaro fin da subito che prima di arrivare ad un nome fosse importante capire se ci fossero le condizioni per una visione condivisa del ruolo dell’Ente Provincia: facendo quella proposta in quella sede però, io e Rosolino Azzali, capimmo subito che nel centrodestra cremonese non c’era e forse nemmeno era stata discussa una visione comune e condivisa di quello che rappresentava l’ente Provincia. L’impressione che ho personalmente avuto è stata quella di avere di fronte quello che dalle mie parti si chiama “il banco del ciabattino”: tra le forze che in quel momento rappresentavano il centrodestra provinciale non c’era una visione che si incastrasse con l’altra. Considerate che a quel tavolo mancava Rossoni, esponente non credo secondario del centrodestra e mancava quella parte di centrodestra moderato rappresentato dall’area che ha in Mino Jotta, Fabio Bertusi e Paolo Abruzzi le figure di coordinamento e sintesi. A quel punto ci si è salutati cordialmente e ho chiesto che se avessero condiviso la proposta del PD, mi sarei aspettato un ulteriore incontro per provare a ragionare sui profili dei possibili candidati.

‘L’ENTE PROVINCIA NON E’ IL LUOGO DOVE CONSUMARE BATTAGLIE POLITICHE’ La nostra proposta aveva e ha dei presupposti politici ovviamente: come Partito Democratico crediamo che l’ente Provincia, sia in questo contesto normativo che in quelli che saranno i successivi sviluppi, debba essere luogo di sintesi, di coordinamento e di condivisione di una strategia di crescita tra tutti i comuni della provincia, quindi luogo dove non si debba celebrare e consumare la battaglia politica ma strumento a servizio del tessuto produttivo e associativo del territorio, nonché delle esigenze e fragilità dei suoi cittadini. In poche parole non serve un presidente di Provincia che fa asfaltare le strade dei comuni amici: serve altro al piccolo cabotaggio.
Arriviamo quindi ai primi di agosto, intorno al giorno 2 e la scadenza per la presentazione delle candidature era fissata al 5 agosto, senza che siano arrivati segnali (nemmeno di fumo) dal centrodestra, quando sulla stampa locale escono degli articoli che contestualmente riportano che il Partito Democratico aveva fatto una proposta di candidatura unitaria e che il centrodestra, invece, aveva già esplicitato la candidatura di Rosolino Bertoni a presidente della Provincia.
Dal 2 agosto, dopo l’uscita sulla stampa locale, io, Rosolino Azzali e altri esponenti del PD, abbiamo iniziato a ricevere telefonate da una parte di quel centrodestra cremonese che sostiene Rosolino Bertoni, non dalla Lega per intenderci, per provare a trovare una candidatura unitaria che ovviamente, dal punto di vista politico, avrebbe conseguentemente messo in discussione la stessa candidatura di Rosolino Bertoni, peraltro già resa pubblica. Lato nostro abbiamo declinato l’offerta visto che nel frattempo avevamo lavorato per una candidatura che rappresentasse lo spirito di cui sopra: allargamento dello spettro di rappresentanza e tentativo di coinvolgere civismo e forze sparse sul territorio, senza limiti dettati dai perimetri di partito ma alleanza costruita su visione condivisa e comune rispetto al ruolo dell’ente.

LA PROPOSTA INACCETTABILE: ACCORDO POLITICO DA CHIUDERE IN POCHE OREDopo il nostro riscontro negativo ad una proposta, quanto meno tardiva, di candidatura unitaria, dalla stessa parte di centrodestra provinciale, ho ricevuto la proposta di un accordo politico, da chiudere nottetempo, che avrebbe previsto che nessuna forza politica presentasse una candidatura alla Presidenza della Provincia in modo che si rimandassero le elezioni a tempi più opportuni, con il conseguente commissariamento dell’ente Provincia. Eventualità che peraltro, non ha relativa copertura normativa: si sarebbe navigato a vista su qualsiasi partita, anche molto importante (Piano Cave, etc) per non si sa quanto tempo. Nonostante ciò la proposta mi è stata sottoposta con il corredo di rassicuranti dichiarazioni rispetto al fatto che quasi sicuramente sarebbe stato l’attuale reggente della Provincia a venire incaricato dal Prefetto e che le elezioni sarebbero state auspicabilmente indette a ottobre (“di che anno?”, mi sono domandato ironicamente). A questa proposta abbiamo dato riscontro negativo e si arrivati alle due candidature: Rosolino Bertoni, sindaco di Palazzo Pignano e Mirko Signoroni, sindaco di Dovera.
A valle di questi fatti che potranno essere confermati dalle persone sopra citate, mi pongo una serie di domande, chiaramente retoriche ma che credo sia giusto esplicitare pubblicamente:
Se veramente, ad un certo punto c’è stata la disponibilità a ragionare su una candidatura unitaria da parte del centrodestra cremonese, perché aprire la discussione dopo che era già stato pubblicamente dichiarato il sostegno alla candidatura di Rosolino Bertoni?
Se nel centrodestra cremonese, per lo meno quello che si dichiara come il depositario e più titolato a dare rappresentanza ad un ben definito corpo sociale, si  stava iniziando a metabolizzare la possibilità di una candidatura unitaria, perché non tenere coinvolte quelle parti di certo non tradizionalmente vicine al centrosinistra che invece sono state lasciate fuori da tavoli e discussioni, tanto che invece, in ragione dell’approccio che il PD ha tenuto da subito e sempre, ci abbiamo parlato noi?

LA CANDIDATURA SIGNORONI: LE RISPOSTE A BONFANTE E SISTI In ragione di questi fatti e di queste domande vorrei anche esplicitare il motivo per cui il Partito Democratico ha scelto di sostenere Mirko Signoroni nella candidatura a Presidente della Provincia: al di la della già espressa volontà di allargare lo spettro di rappresentanza e di condivisione della visione si è cercato di ragionare sul profilo di una figura che riuscisse a dare una certa continuità d’azione all’ente e che non fosse di prima nomina, senza nulla togliere ai sindaci di prima nomina, ovviamente. Quindi un sindaco con una certa esperienza amministrativa, forte di un riscontro positivo del proprio operato e che incarnasse alcuni punti chiave quali serietà, rigore e spirito di servizio di cui necessità il profilo del Presidente della Provincia. A tal proposito vorrei mettere in evidenza che Mirko Signoroni, sindaco di Dovera, ha fatto scelte chiare e virtuose, per esempio nei confronti di un bene confiscato alla criminalità organizzata, situato nel territorio nel proprio comune che grazie all’opera del sindaco e dell’amministrazione è stato restituito alla comunità e ha permesso di mantenere l’attività produttiva che vi trovava sede, salvando così i posti di lavoro, creando quindi una nuova entrata al comune il quale percepisce un affitto come nuovo proprietario del bene. Con queste risorse incamerate, l’amministrazione di Dovera sta facendo partire delle borse lavoro per i giovani del comune.
Ecco, io non chiedo tanto in termini di profilo e rigore al centrodestra cremonese e agli amici e subordinati ad esso, anche a quelli, ahimè, dell’ultima ora: forse sarebbe chiedere troppo. Chiedo solo che non si attacchi Mirko Signoroni su questioni di sostenibilità ambientale e unità della Provincia di Cremona: ci ricordiamo tutti chi era presidente della Provincia quando sono stati autorizzati più di 120 impianti di Biogas in provincia e chi sta dividendo il territorio sulla partita SCRP.
A margine di tutto ciò vorrei ricordare ad Alberto Sisti, sindaco di Castelvisconti ed eminente esponente di Forza Italia, o di quello che ne resta che le domande per i risarcimenti a seguito di calamità naturali, devono, per legge, essere depositati da ciascun singolo comune, al netto del fatto, peraltro direttamente verificabile che Regione Lombardia mette solitamente a bilancio un budget molto esiguo e che la stessa regione mantiene un ritardo costante di un anno solare rispetto al risarcimento per eventi calamitosi che avvengono sul proprio territorio.” g.b.

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