Cronaca

Il centrodestra si divide sui sindaci dell'Azienda Sociale: bagarre in assemblea

Le divisioni nel centrodestra che si sono viste per l’elezione del presidente della Provincia si riflettono anche nell’ultima assemblea dei sindaci dell’Azienda Sociale Cremonese, il consorzio dei 47 comuni circostanti il capoluogo che pianifica e regola i servizi sociali. Da qui transitano, ad esempio i finanziamenti del fondo sociale regionale oltre a tutte le altre forme di finanziamento dei progetti sociali dei comuni.
L’assemblea convocata dal presidente Giuseppe Tadioli, ha visto una grande partecipazione di sindaci, quasi tutti i 47 o loro delegati, contrariamente al solito. Infatti si doveva parlare di nomine, e per la precisione prendere atto dei 12 membri che dovranno entrare nel Comitato esecutivo, l’organismo ristretto che lavora per l’attuazione degli indirizzi politici presi dall’assemblea. Così era stato deciso a fine 2018 in occasione dell’approvazione del piano di zona, allo scopo di responsabilizzare i sindaci dei vari territori, indicando chi di loro potesse rappresentare meglio le necessità. I 47 comuni del cremonese sarebbero dovuti arrivare in assemblea con due nominativi per ciascuno dei 6 ambiti in cui è diviso il distretto: convenzionalmente uno in rappresentanza del centrodestra, uno del centrosinistra. Così non è stato e la designazione del comitato esecutivo è stata rimandata alla settimana prossima, il 25 settembre. In particolare, due sono stati gli ambiti problematici,  quello che fa capo a Sospiro e quello di Soresina. Nel primo caso, i sindaci dell’ambito avevano concordato un accordo di massima su Roberto Mariani e Fausto Ghisolfi, sindaco civico di centrosinistra di Stagno Lombardo il primo, primo cittadino di Sospiro, civico di centrodestra il secondo. Per il soresinese i sindaci dell’ambito avevano optato per Diego Vairani, sindaco di Soresina per il centrosinistra e Cristiano Strinati, centrodestra, sindaco di Paderno Ponchielli. Colpo di scena in assemblea: alcuni rappresentanti di Forza Italia (presente anche come ospite il vice coordinatore provinciale Gabriele Gallina) contestano la scelta dei nomi in quanto non garantirebbero un equilibrio tra le varie componenti del centrodestra. “Non è questo il punto – spiega uno di loro – Quando alla riunione di un ambito si presentano 3 su 6 dei sindaci ed esce un nome che non poteva essere quello definitivo, è ovvio che su quel nome si sollevino delle eccezioni in assemblea. Come sindaco devo poter decidere da chi farmi rappresentare”.

Emblematico il caso di Sospiro: Fausto Ghisolfi era stato sostenuto come sindaco dai civici fuoriusciti da Forza Italia dopo il commissariamento, in concorrenza col candidato di FI. La lotta nel centrodestra è tuttora aperta, lo si è visto anche con la presidenza della Provincia dove su Mirko Signoroni (ora in bilico per via del doppio incarico all’Ato) sono confluiti i voti del Pd e quelli di numerosi amministratori di centrodestra.

Tensione alle stelle, come mai si era visto in un’assemblea di sindaci chiamati a decidere su questioni di welfare. Tra gli interventi, quello di Roberto Mariani: “Disgustoso stare a discutere di bilancino politico su questioni che attengono il sociale”, afferma a freddo. “Negli incontri tra i sindaci degli ambiti eravamo usciti con indicazioni di massima, ma si sapeva benissimo che l’assemblea avrebbe dovuto soltanto recepire i nominativi e non discuterli in quella sede. Così non è stato”. Bocche cucite dal centrodestra, divisi tra leghisti, civici di destra, civici di centro e fedeli di Forza Italia. Una frammentazione forse più apparente che reale dal momento che non sarà comunque il comitato esecutivo a prendere le decisioni strategiche dell’Azienda, ma sarà l’assemblea dei sindaci a definire l’impronta politica. Ad esempio se finanziare progetti per gli immigrati piuttosto che per gli anziani, i disabili, o le donne maltrattate: temi che decisamente un colore politico ce l’hanno.  g.biagi

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