Cronaca

'Il tempo per noi commercianti è finito': il grido di allarme in una lettera al Comune

“Il tempo per noi commercianti è finito”: questo il grido d’allarme di Elisabetta Ardigò, titolare dell’omonima cartolibreria, che insieme a un’altra ventina di commercianti ha scritto una lettera indirizzata al Comune, in cui con parole dure attacca l’amministrazione e i permessi di apertura di nuovi centri commerciali: “Esprimiamo il nostro malcontento ma urliamo l’impossibilità di gestire le nostre attività a fronte di un progetto di città che non ci considera per niente” si legge nella missiva. Insomma, “è stato bello finché la nostra città l’ha permesso e ci ha supportato”.

“Ora vogliamo lanciare un grido d’allarme che sarebbe sbagliato considerare ome un problema solo nostro, una affare solo dei commercianti. I nostri negozi, magazzini e botteghe rappresentano anche un’identità della nostra Cremona. Senza insegne illuminate, senza le vetrine, la vita della città si spegne. Si perdono luoghi di servizio e di incontro”. Si sta verificando, secondo i firmatari, “un vero e proprio collasso che coinvolge il centro storico ma anche le vie più periferiche”.

In contemporanea, “si verificano intasamenti nel traffico sulle direttrici per il centro commerciale”. Ciò che si chiedono i commercianti è “quale idea di città ha asostenuto e continua a sostenere la creazione di poli periferici? Dove è quel sostegno alla mobilità che porta in centro? Ma quale arredo urbano potrà mai surrogare un centro città deserto? Insomma, quale progetto c’è per la nostra bellissima e poco conosciuta città? Le iniziative culturali non reggono il quotidiano declino, le notti dei giovani rimangono occasioni di socialità a volte perse a volte malate di quell’individualismo che tanto male sta facendo alla nostra società contemporanea. Ma gli interessi individuali hanno fatto tanto male anche alla nostra categoria che ora sparirà come categoria sociale. Chi e come la sostituirà?”.

A sostegno di questo gruppo di commercianti interviene anche Confesercenti della Lombardia Orientale sede di Cremona: “Un gruppo di negozianti, con attività ubicate in centro e in periferia, si è rivolta alla nostra associazione – affinché il loro grido possa essere amplificato e possa finalmente fare breccia mettendo a nudo tutte le criticità che nel corso di questi ultimi anni hanno portato ad un malessere diffuso, colpendo soprattutto piccole attività e i negozi di vicinato. Una situazione di profonda crisi che ha varie origini, ma che si aggrava alla nascita di ogni nuovo agglomerato commerciale” sottolinea l’associazione in una nota. “L’apertura continua di siti commerciali lungo la tangenziale hanno inferto un colpo durissimo al tessuto economico cittadino, perché sta spegnendo il coraggio di chi da anni lavora e sta annullando l’entusiasmo di chi da poco si sta affacciando al mondo del commercio”.

Del resto i numeri snocciolati dall’associazione parlano chiaro: secondo l’Osservatorio Regionale del Commercio, Regione Lombardia tra il 2016 e il 2019 a Cremona ci sono 305 negozi di vicinato in meno, con una variazione percentuale del 3,2%, mentre in Lombardia è del 1,3%. Le medie strutture di vendita invece sono cresciute dell’11%, contro il 2,2% regionale. A Cremona, nello stesso triennio, i metri quadrati di medie strutture di vendita ogni 1000 abitanti sono aumentate del 33,4%. Calcoli effettuati al 30/6/2019 e quindi non ancora comprensivi delle ultime aperture di centri commerciali.

“I temi contenuti nella lettera sono lo specchio del forte disagio che si vive non solo a Cremona ma anche nel resto della regione” afferma il direttore regionale di Confesercenti Lombardia, Alessio Merigo. “La problematica è sempre la stessa: gli amministratori locali non capiscono l’importanza delle piccole e medie attività ubicate sia in centro città sia in periferia, preferendo i grandi poli, che con il tempo si rivelano dei killer. Non si tratta più di una questione meramente commerciale, ma riguarda la società: questa situazione porta allo spegnimento di intere vie, all’oscuramento di vetrine e quindi all’avanzamento continuo del degrado nei nostri quartieri”.

“Questa protesta civile deve divenire un grido d’aiuto di tutta una società per aprire una discussione pubblica” afferma il presidente Agostino Boschiroli. “Dove ci stanno portando questi continui insediamenti commerciali? Cosa causeranno questi folli consumi di suolo e questo continuo innalzamento della competitività se i dati dopo anni di liberalizzazioni selvagge, non hanno fatto altro che portare a numeri devastanti? Meno negozi significa meno attività, meno piccoli imprenditori, meno posti di lavoro, meno fatturato, meno socialità. Alle inaugurazioni tutti festeggiano, ma tra qualche anno gli stessi che apparivano sorridenti nelle foto non saranno in grado di assumersi le responsabilità delle conseguenze nefaste che già ora si intravedono nei negozi di vicinato. I nostri amministratori devono smettere di autorizzare con estrema superficialità nuovi poli commerciali: non servono, sono troppi per una realtà come quel gioiello che è Cremona”.

Per l’associazione, “è poi inutile poi fare piani strategici per il centro: da una parte si finge di sostenerlo, dall’altra si abbatte la rete dei piccoli commercianti che ha sostenuto l’economia e ha permesso a migliaia di persone di creare posti di lavoro” sottolinea ancora Boschiroli. “Di fronte a questa lettera, non permetteremo che qualcuno salga ancora in cattedra e ci dica come si deve fare il commercio. Ci spieghino piuttosto le ragioni delle loro scelte che penalizzano solo una parte dell’imprenditoria”.

“E’ stato segnato un punto di non ritorno” afferma il direttore di Cremona Giorgio Bonoli. “I commercianti si sono rivolti a noi perché evidentemente hanno capito che Confesercenti è dalla loro parte e da tempo si sta battendo su questi temi che sono vitali per la città. Purtroppo, le notizie per il futuro non sono rassicuranti. Dopo le ultime aperture, si parla di altre aree: l’ex Armaguerra si trasformerà in un nuovo polo commerciale, con il trasferimento di un supermercato che a sua volta lascerà libero un altro scatolone commerciale già pronto ad un nuovo ingresso; poi ci sono le aree “dormienti”, e l’ex Colombera non ancora esaurita; infine, la questione non risolta dell’area produttiva Gaspardo. Tutto questo mentre dall’altro lato della città, zona Cascinetto, sono già in corso i lavori per un altro supermarket. Le preoccupazioni dei commercianti della città sono dunque legittime. Serve fermarsi e capire da che parte si sta andando: chiediamo all’amministrazione di ripensare al Pgt e ripensare ad uno nuovo sviluppo della città. Confesercenti, come sempre, sarà pronta a fare la sua parte, anche a intraprendere nuove azioni, per stare al fianco di chi ogni giorno con fatica e coraggio alza la propria serranda non vedendo, al momento, più alcun futuro”.

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