Cronaca

Getta la bicicletta dal cavalcavia: 15enne nei guai 'Era solo un gioco'

L’avvocato Marilena Gigliotti

Ha gettato la bicicletta dal piano superiore del parcheggio delle ex Tramvie, nei pressi del parcheggio dei bus, ma è stato visto e si è ritrovato indagato per il reato penale di getto pericoloso di cose. L’episodio è accaduto il 21 novembre scorso. Protagonista è un ragazzo di 15 anni, studente in un istituto professionale cittadino. Il giovane, assistito dall’avvocato Marilena Gigliotti, è stato interrogato ieri presso gli uffici della polizia giudiziaria del servizio di polizia locale davanti al comandante dei vigili Pierluigi Sforza e dall’assistente scelto Sonia Bernardi su delega del procuratore della Repubblica presso il tribunale dei minori di Brescia. Il giovane ha ammesso le proprie responsabilità, dicendo che per lui si è trattato solo di un gioco e che non pensava di incorrere in un reato penale. Quel giorno il 15enne e un gruppo di amici erano appena usciti da scuola. Uno di loro aveva una bicicletta molto malridotta. “Usatela voi e poi buttatela dove volete”, aveva detto il proprietario del mezzo, e gli amici lo avevano preso in parola. Prima l’avevano fatta rotolare lungo la scalinata che porta al cimitero, poi il gruppetto era sceso dal cavalcavia e aveva incitato il 15enne, rimasto sopra, a gettare la bici dall’alto. “Sotto non c’era nessuno, me ne sono assicurato prima di lanciarla”, dirà successivamente il minore. Il suo gesto non era passato inosservato. Grazie alle telecamere, gli agenti della polizia municipale lo avevano identificato e rintracciato in quella stessa giornata. “Non siamo davanti ad un teppista o a un bullo”, ha tenuto a precisare l’avvocato Gigliotti, “non è un turbolento, nè un inquieto. E’ solo un 15enne”. “Durante l’interrogatorio”, ha riferito l’avvocato, “il mio cliente è stato trattato dal comandante e dall’assistente scelto Bernardi con elevati livelli di umanità e professionalità”. Il ragazzo ha capito di aver sbagliato e si è detto disposto ad intraprendere un percorso rieducativo, se la procura dovesse ritenerlo utile.

Sara Pizzorni

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