Ordinanza regione, le ass. del commercio: 'Urgono interventi straordinari per le imprese'
Si moltiplicano i casi di aziende che stanno chiudendo per quarantena: come disposto anche dalle normative regionali e nazionali, laddove si verifichino casi di positività al coronavirus l’azienda deve osservare un periodo di chiusura, così come tutti i dipendenti che vi lavorano. Moltissime sono anche le aziende che, laddove possibile, scelgono di far lavorare i propri dipendenti a domicilio con il sistema dello smart working. Una precauzione in più, per evitare contatti tra i dipendenti. Ma a soffrire è anche il commercio, soprattutto in seguito alle disposizioni regionali, che prevedono la chiusura alle 18 di bar e altri locali, tranne i ristoranti, oltre alla chiusura nel fine settimana dei mercati e dei centri commerciali, tranne i negozi alimentari.
“Come Confcommercio e Botteghe guardiamo al problema con responsabilità e razionalità” commenta Vittorio Principe, presidente di Confcommercio. “Bene che l’attenzione sia sul tema sanitario, evitando tuttavia eccessivi allarmismi che alimentano una psicosi collettiva”. L’importante è che un occhio di riguardo sia per il mondo imprenditoriale: “?Ovviamente tra i passi successivi ci deve essere il tema delle imprese, dell’economia, del lavoro” spiega Principe. Il contagio rischia di avere conseguenze pesantissime sul tessuto delle aziende. Sul nostro comparto in particolare, anche a fronte di poche limitazioni nelle aperture, si corre il rischio (se la situazione perdura) di un significativo calo del fatturato.
Ecco perché occorre una risposta in linea con le aspettative delle imprese, con soluzioni all’altezza delle difficoltà da affrontare. Come Confcommercio, anche a livello nazionale e regionale, abbiamo già chiesto interventi straordinari che vanno dalla sospensione delle scadenze retributive e fiscali fino all’estensione del FIS (Fondo integrazioni salariali) alle micro e piccole imprese. Su questo è importante un accordo anche con le forze sociali e, per questo, stiamo già attivando i nostri Enti Bilaterali. Per le realtà più strutturate, invece, se la situazione persiste come è ora, va garantita la cassa integrazione in deroga. Abbiamo chiesto anche di prevedere una indennità per i lavoratori autonomi che non possono svolgere la propria professione. Inoltre è importante anche il confronto con il sistema bancario per arrivare ad una moratoria sui mutui. Va insomma evitato che il sistema imprenditoriale in una fase di paralisi, dalla quale sarebbe poi difficilissimo uscire.
Anche l’andamento delle borse in queste ultime ore dà forza alle nostre richieste. Un dato che ci spinge a riflettere su quanto una crisi (come quella del corona virus) che investe tutto il mondo debba avere non solo risposte locali o nazionali ma a livello globale, fino ad arrivare a coinvolgere l’Unione Europea e il Fondo monetario internazionale. Ovviamente ci auguriamo che la situazione di emergenza termini al più presto e che venga ripristinata la normalità”.
“Noi ci stiamo attenendo alle ordinanze regionali” spiega Giorgio Bonoli, direttore di Confesercenti. “Tuttavia i contenuti non sono molto chiari, tanto che durante la riunione di domenica sera abbiamo chiesto di avere alcuni chiarimenti, che il sindaco ha trasmesso alla Regione. Ci sono elementi poco chiari, ad esempio perché i bar chiudano alle 18 e i ristoranti no. E i bar che sono anche ristoranti? E perché i mercati devono chiudere solo al sabato e non al mercoledì? E soprattutto, dall’ordinanza sembra che possano aprire solo i banchi degli alimentari. L’ordinanza non è chiara”.
Il clima tra i negozianti è ovviamente di grande preoccupazione e allarme_ “Siamo subissati di telefonate, sia dei commercianti a sede fissa, che non sanno cosa fare, sia da parte degli ambulanti. Ad esempio quelli che sono andati a operare nelle zone rosse o che vi risiedono. Poi per tanti mercati i sindaci hanno mandato ordinanze di chiusura. E poi si chiedono perché i centri commerciali sono aperti e i mercati chiusi. Insomma, la confusione è tanta”.
“La preoccupazione per l’emergenza sanitaria riguarda tutti i cittadini, naturalmente e sappiamo che si deve fare quanto possibile per salvaguardare la salute di tutti” commenta Antonio Pisacane, segretario generale di Asvicom Cremona. “Senza dubbio è giusto attenerci a quanto le autorità sanitarie dicono di fare. Ciò detto, è chiaro che bisogna pensare anche alle implicazioni gravissime che conseguono questa epidemia. Urgono ammortizzatori sociali, misure per le imprese, per le aziende, per il commercio. Perché se un bar deve chiudere alle 18, quando normalmente il suo business era concentrato dopo quell’ora, il problema non è da poco. Il Governo centrale deve intervenire al più presto è dichiarare lo stato di crisi in modo che si prendano provvedimenti. Come ad esempio la sospensione del pagamento di tributi, contributi, tasse, ecc per tutte le imprese colpite da queste misure così restrittive. Inoltre è veramente avvilente che nel 2020 non ci sia programmata un’unità centrale di crisi che possa governare emergenze di questo tipo, con una regìa comune”.