Realizza mascherine e le vende per aiutare l'associazione Aida: il progetto di Chiara Anselmi
In tempi di pandemia, per molti la vendita di mascherina è diventata un vero e proprio business. Per altri, invece, si è rivelata l’occasione per impegnarsi in un’azione di solidarietà. Questa è stata l’idea di Chiara Anselmi, artista, che ha deciso di impegnare le proprie capacità per realizzare mascherine alla moda, da vendere a 12 euro l’una e il cui ricavato viene interamente devoluto ad Aida Onlus di Cremona. Si tratta di mascherine in tessuto, lavabili, con una tasca per il filtro.
“Avevo iniziato a realizzare delle mascherine per amici e parenti ancora ad aprile” racconta Chiara Anselmi. “Non volevo venderle. Le distribuivo chiedendo a chi le riceveva di restituire un atto di gentilezza a chiunque volesse. Volevo immettere un’energia contraria e un contagio opposto a quello che c’era in atto, creare qualcosa di buono”. Poi Andrea Barcella, titolare del negozio Hair Spirit Acconciature, ha visto le mascherine e le ha proposto di venderle nel suo negozio, devolvendo il ricavato in beneficienza.
“Visto che nel mio lavoro mi occupo del mondo femminile, realizzando accessori che rappresentano dei simboli, dei talismani che veicolano messaggi, è alle donne che ho voluto dedicare questo progetto: per questo ho scelto di devolvere il ricavato ad Aida. Arrivando dal mondo de terzo settore conosco bene il problema delle vittime di violenza domestica e so che questo problema, anche se in tempi di Covid non se ne è parlato, è sempre presente, forse addirittura acuito. Insieme alle mascherine viene distribuito il materiale dell’associazione”. Ogni mascherina racchiude un messaggio, una frase di isabella Allende: “La vita è un arazzo e si ricama giorno dopo giorno con fili di molti colori, alcuni grossi e scuri, altri sottili e luminosi, tutti i fili servono”.
“Ringraziamo Chiara e Andrea per aver pensato a noi con questo progetto” commenta Elena Guerreschi, presidente di Aida. Un’associazione che, in questi mesi di emergenza, non si è mai fermata: sono infatti continuate le consulenze telefoniche, e a breve riaprirà anche la sede, con tutte le precauzioni del caso. “L’impossibilità di movimento di questi mesi da parte delle donne ha generato una diminuzione dei contatti. Ma questo non significa che si sia fermata la violenza domestica. Il fatto che ci siano meno chiamate dipende dal fatto che molte donne si trovano in situazioni di grave sottoposizione e di controllo da parte dei mariti e non riescono a chiedere aiuto” conclude Guerreschi.
LaBos