Cronaca

2 agosto 1980: per Antonio Lascala il viaggio verso Cremona terminò a Bologna

C’è anche un capitolo cremonese nella tragica giornata del 2 agosto di quarant’anni fa, quando a Bologna morirono nell’attentato alla stazione 85 persone e oltre 200 rimasero ferite. Si tratta dell’ex centralinista delle ferrovie Francesco Antonio Lascala, 56 anni, di Reggio Calabria, sposato con tre figli, diretto a Cremona dove risiedeva la figlia Vincenza, detta Enza ed il genero Osvaldo Ottoni. Il  suo treno partito dalla Calabria aveva accumulato 3 ore di ritardo e per questo motivo aveva perso la coincidenza delle 11.05, costringendolo ad una lunga attesa alla stazione di Bologna. Lascala amava pescare, come pure il genero: entrambi sarebbero dovuti andare sul lago dopo qualche giorno.

La figlia Enza, oggi, anniversario di una strage per alcuni versi  ancora irrisolta, ricorda il padre con un post su Facebook, con parole toccanti: “Ciao papà, oggi splende il sole come quarant’anni fa, ricordi? Una bellissima giornata, venivi a trovarmi e stare un po’ con noi, andare a pescare, portare il tuo nipotino al parco e poi…..
All’improvviso mentre eravamo alla stazione di Cremona ad aspettare il tuo arrivo … è arrivata la tragica notizia, gridavano: è scoppiata una bombola di gas a Bologna, mi hanno dato una stampa….il giornale….. che macchia le mani le foto….ed in quel momento ho capito che tu non c’eri più… Il gelo ed il buio….
Ora come allora mi manchi, mi manchi da morire, sole nel cielo, il buio nel cuore ti voglio bene papà”.

La Regione Emilia Romagna ha dedicato una serie di ritratti video alle vittime di quella strage ed uno di questi è dedicato proprio a Totò Lascala. In uno degli 85 ritratti affidati a diversi narratori, in 12 diversi percorsi cittadini, viene letto uno stralcio di una intervista rilasciata dal figlio maggiore, Domenico, all’indomani della strage: “Quel sabato ho acceso la tv come ogni giorno per vedere il telegiornale dell’una. Quando ho sentito del disastro e visto l’orologio della stazione fermo sulle 10,26 mi si è raggelato il sangue. Ho capito subito che a mio padre doveva essere successo qualcosa. Verso le 9,30 infatti aveva telefonato da Bologna per avvertirci che era arrivato con tre ore di ritardo e aveva perso la coincidenza per Cremona, e per dirci di avvisare la sorella che sicuramente si stava preoccupando. Premuroso com’era, se mio padre fosse scampato alla strage, avrebbe sicuramente ritelefonato a casa per metterci il cuore in pace”. g.b.

 

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