Economia in sofferenza, i piccoli comuni perno della ripresa
Di Luca Zanichelli, sindaco di Rivarolo del Re
Rivarolo del Re ed Uniti, un paese la propria cifra identitaria è racchiusa proprio dentro il connubio profondo tra una storia di operosità, lavoro ed impegno ed una vocazione di rispetto e partecipazione verso le istituzioni.
Patria dell’agricoltura questa Comunità è cresciuta seguendo l’indole e la versatilità dei propri abitanti che l’hanno resa un luogo unico e ricco di varie sfaccettature.
Le nostre radici sono profonde, l’amore per questa terra è indescrivibile e lotteremo con tutte le forze mettendo in campo impegno ed idee affinchè il calo demografico, il difficile cambio generazionale nelle attività agricole e la perdita costante di servizi e dell’economia di vicinato abbiano la meglio.
Il territorio si trova al centro di un comprensorio ad economia storicamente agricola, su cui si sono innestati nel tempo, il polo agricolo, il polo zootecnico e poli industriali inerenti all’agroalimentare quali ad esempio l’importantissimo Consorzio Casalasco del Pomodoro leader nella trasformazione del pomodoro.
Armonicamente sono inseriti in quest’area elementi culturali di grande pregio, sia come insediamenti agricoli produttivi che come Ville patronali, che erano le residenze estive di nobili famiglie fondiarie che usavano questi luoghi solo per l’estate per seguire i raccolti.
Sei sono le Ville a Rivarolo del Re, di cui due di valore storico culturale notevole: Villa Longari Ponzone dove sono stati girati dal celebre regista Bernardo Bertolucci nel 1970 il film “strategia del ragno” e nel 1976 il film “’900” e la Villa “La Todeschina” risalente al XV secolo.
Il tematismo centrale forte del territorio è il fattore “Cultura dell’acqua”, quindi il Fiume e il rapporto storico che si è instaurato fra il fiume, l’ambiente, la popolazione.
La presenza del fiume Po e del suo affluente fiume Oglio e della fitta rete di canali, nel nostro caso hanno generato il territorio, determinato la storia sociale, politica ed economica.
L’acqua del Po e da lui derivata ha disegnato la geografia dei luoghi e generato una agricoltura insieme moderna e ricca di antico fascino.
L’importante tema della produzione agricola e di tutto il comparto zootecnico, che a causa della contrazione di consumi generata dall’emergenza coronavirus soffre di una riduzione del volume di affari pari al 25% e di un aumento di costi della produzione dei raccolti che dei costi per l’alimentazione degli animali sia da carne che da latte.
Apprezziamo molto, le interrogazione in commissione agricoltura fatte in parlamento al Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali in cui sottolineava la mancanza di iniziative a tutela della filiera agroalimentare italiana, a fronte di campagne mediatiche che gettavano sconcerto nei cittadini già provati dall’emergenza, nelle quali il sistema zootecnico è additato tra i maggiori responsabili dell’inquinamento atmosferico, fino a ipotizzare una associazione tra diffusione della pandemia, allevamenti intensivi, consumi di carne, quando i nostri allevamenti sono iper controllati.
E’ evidente l’esigenza di sostenere con convinzione ogni processo produttivo ed ogni filiera che punti con decisione al miglioramento della sostenibilità del settore agricolo, intesa come fattore economico, ambientale e sociale.
Nel settore zootecnico, questo impegno si traduce nel miglioramento delle condizioni di benessere degli animali, sia in strutture specializzate, sia all’aperto e nella migliore gestione delle deiezioni prodotte dagli animali allevati, da valorizzare secondo i principi dell’economia circolare e della bioeconomia, ai fini della produzione di energia da biomasse e della produzione di ammendanti organici in sostituzione dei fertilizzanti minerali, in modo da riequilibrare il bilancio dei nutrienti nel suolo, ridurre le emissioni di anidride carbonica, di ammoniaca ed il rilascio di nutrienti nelle acque. Questo è un aspetto importante che la politica territoriale deve perseguire, assieme alle Istituzioni di livello superiore.
Come dicevamo la nostra filiera locale gira attorno al settore agricolo duramente provato anch’esso nel periodo di lockdown nonostante che tutto il comparto non si sia mai fermato garantendo beni agroalimentari di prima necessità alla rete della grande distribuzione.
Ma da tre mesi l’Italia è in deflazione, il dato definitivo dell’andamento dei prezzi a luglio è un
-0,4% rispetto ad un anno fa. (dato Istat).
Entrata nel lockdown con un’inflazione già molto bassa (attorno allo 0,3 % a febbraio 2020) l’economia Italiana si trova adesso a doversi confrontare con un indice dei prezzi che si inoltra sempre più sotto lo zero.
La deflazione è un sintomo di uno stato di cattiva salute dell’economia e un fattore che frena la crescita, perché consumatori che si aspettano una discesa dei prezzi tendono a rimandare le spese più significative. Deflazione frutto di due tendenze opposte: da un lato il crollo dei prezzi dell’energia (-10,3 % a luglio), dall’altro la crescita dei prezzi degli alimentari (+1.3%), resi più costosi dalle misure anti-contagio adottate dalle aziende produttrici.
In questa situazione ci sono anche pericolose dinamiche collaterali.
Coldiretti segnala ad esempio che il prezzo della frutta sugli scaffali è aumentato dell’8%, ma gli agricoltori incassano cifre più basse dell’anno scorso (che già erano all’osso), che non consentono di coprire i costi di produzione.
Di fronte a questa situazione anomala che aumenta le incognite generate dalla pandemia penso che sotto il punto di vista socio economico di fronte ad una epocale transazione negativa siano necessari da parte del Governo strumenti meno blandi ma più concreti, più decisi la cui visione sia più lucida verso una nuova fase per l’intera popolazione.
Vanno ripensati i modelli di crescita e sviluppo, ponendo al centro la persona, la sua salute ma nel contempo deve esserci lo sviluppo economico indispensabile ad evitare “disuguaglianze” andando a calmierare il divario sempre più evidente che separa la quota di popolazione più ricca da quella più povera. L’incertezza che segue la fase dell’emergenza promette di aggravare le difficoltà di quanti stanno definendo i progetti per il futuro penalizzando le fasce più deboli come quelli giovanili. Occorre ridurre la condizione di svantaggio legata all’età, frenando così anche la spinta individualista che caratterizza questi anni e che, a seguito degli esiti nefasti della pandemia, rischia di ampliare rapidamente le diseguaglianze già esistenti.
Per affrontare la necessaria e auspicata ripresa è necessario affrontare seriamente e velocemente il tema del lavoro, di cui si acuisce la mancanza, siamo preda della continua crescita della disoccupazione giovanile e della crisi del sistema educativo che non garantisce più la sicurezza di futura occupazione.
Mancando il lavoro, manca il primo fattore di protezione, e quando manca ai giovani l’ esposizione a fenomeni di diseguaglianza, in particolare economica, aumenta, mettendo sotto pressione le famiglie che spesso non riescono o faticano a sostenerli ma che rimangono comunque il loro principale sostegno.
Lo scenario generale non giova sicuramente ai nostri piccoli paesi che hanno bisogno dell’insediamento di nuove famiglie, della nascita di bambini e della rinascita di attività commerciali di vicinato oltre al cambio generazionale nel settore agricolo che possa dare continuità alle origini del nostro territorio.
Stiamo cercando in tutti i modi e con tutte le nostre forze di bilancio comunali di far ripartire questi tre paesi cercando di attuare tutti i criteri necessari a sostegno delle famiglie e delle imprese locali.
Assieme ai miei consiglieri di maggioranza del Comune di Rivarolo del Re, di cui vado fiero del lavoro che stiamo portando avanti, abbiamo dato vita velocemente ad una serie di interventi sulle strutture comunali aprendo cantieri atti a portare migliorie, messe in sicurezza, urbanizzazioni, ristrutturazioni perseguendo nel contempo l’obbiettivo di dare lavoro ad aziende ed artigiani locali.
Ci siamo attivati immediatamente nell’adeguamento strutturale anti covid nei plessi scolastici, dal micronido alla scuola secondaria di primo grado, a fronte di un intervento pari a 72.600 euro di cui un finanziamento di solo 6.000 euro da contributo statale PON ed i 66.000 euro rimanenti da avanzo di bilancio, questo la dice lunga sulla linea governativa attuale che fa la sua forza nel “preoccuparsi” ma non dell’ “occuparsi “ in modo concreto nello stanziamento delle risorse necessarie.
Le scuole sono il perno fondamentale dello sviluppo civile e sociale di un Paese e, pertanto abbiamo dato la priorità assoluta. Vanno riaperte, ma solo in condizioni di sicurezza perché altrimenti possono trasformarsi in luoghi di diffusione dell’infezione.
Vanno seguiti i protocolli rigorosi relativi: all’affollamento nelle classi ampliando gli spazi, ai traporti scolastici, all’arrivo e ingresso a scuola scaglionati, ai dispositivi di protezione individuali, all’alimentazione e servizi mensa, all’ igiene delle mani, degli ambienti e dei materiali didattici, tutto giustissimo e siamo tutti bravissimi a preoccuparcene ma per eseguire i protocolli necessari servono risorse ben onerose e se le amministrazioni locali con tante difficoltà di bilancio non se ne occupassero in primis trovando le risorse necessarie i protocolli difficilmente sarebbero rispettati a tutela della salute dei nostri bambini e ragazzi.
Mi sono dilungato un po’ per farVi capire quanta passione e amore scorre nelle vene di chi amministra e vive questi paesi che io ritengo ancora vitali ed essenziali per il nostro Casalasco Oglio Po ma anche per tutta la Provincia di Cremona e per l’intera Regione Lombardia.
Le potenzialità economiche, turistiche ed ambientali, le cui esplicazioni in termini di sviluppo e visibilità lasciano ancora un vasto margine di espansione e miglioramento necessitano dell’impegno di tutti a qualsiasi livello istituzionale.