Taglio parlamentari: domenica dibattito Bodini -Toninelli, Pd assente: non c'è linea comune
Forze politiche in ordine sparso a livello nazionale, sul tema del referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari che si terrà il 20 e 21 settembre in concomitanza con le elezioni regionali e amministrative. Questo il testo del quesito: ‘Approvate il testo della Legge Costituzionale concernente modifiche degli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari” approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana – Serie generale – n. 240 del 12 ottobre 2019?”.
Domenica prossima 6 settembre il dibattito arriva sul piano locale con il dibattito in cortile Federico II (ore 18) tra Paolo Bodini, esponente di Articolo 1, sostenitore del no, e Danilo Toninelli, M5S, per il sì. Un confronto, dunque, privo del Pd, partito di governo che ancora in queste ore non ha trovato una linea condivisa sul voto. Il segretario Nicola Zingaretti è per un tiepido sì, ma chiede agli alleati pentastellati di mettere nero su bianco l’impegno a un discorso più generale, a cominciare da una nuova legge elettorale. Una posizione più chiara dovrebbe arrivare dalla direzione nazionale programmata per il 7. Non stupisce quindi che ad oggi siano in pochi gli esponenti Pd locali ad esporsi.
Il primo a farlo, qualche giorno fa dalla sua pagina Facebook, è stato il vicesindaco Andrea Virgilio: “Ho sempre avuto l’impressione che questa alleanza di governo, così come si sta concretizzando, stia portando il PD a una profonda sudditanza verso un movimento populista. Un soggetto politico è fatto di anime diverse e la sua forza deve essere la loro volontà di costruire un progetto comune e condiviso. Qui però manca la visione di futuro, manca un’anima progressista in grado di rivendicare quello che chiedeva con più forza nei governi precedenti, manca una componente riformista e liberale autorevole. La cosa ancora più grave è che questo accordo di governo ha per oggetto non solo politiche assistenzialistiche appiattite sul presente ma una revisione puntuale della nostra Carta Costituzionale senza tuttavia una proposta organica. Sarebbe la prima volta che si sostiene un modifica della Costituzione con la promessa di correttivi futuri. Una cambiale in bianco che ha come interlocutore un movimento che fino a qualche mese fa governava con Salvini e ci massacrava su Bibbiano. Anche per questo motivo, nella piena consapevolezza che il paese si salva solo se guarda alle nuove generazioni e nella certezza che le istituzioni democratiche non si barattano in accordi di potere, voterò no al taglio dei parlamentari”.
“Voterò no perchè penso che sia un quesito poco ragionato e demagogico. Non sarà una posizione del tutto popolare, ma penso che sia la scelta più giusta, per evitare un taglio lineare che porta ad un risparmio solo relativo”, spiega Roberto Poli. “La democrazia ha necessità di organismi; senza tenere conto di una riforma complessiva, il taglio dei parlamentari rischia di essere un autogol. E’ un tema complesso, capisco le ragioni di entrambe le posizioni e che ci sia un ‘sentiment’ prevalente che va in un’altra direzione. Ma con un taglio di parlamentari ci sarà anche un taglio di rappresentanza dei territori e pensiamo a quanto ha contato, ad esempio nei mesi scorsi, avere dei rappresentanti cremonesi in parlamento”: un riferimento all’inserimento di Cremona tra le cinque province destinatarie dei finanziamenti aggiuntivi per essere state colpite in maniera eccezionale dal Coronavirus.
Ancora titubante, ma incline ad un voto favorevole, è invece Maura Ruggeri, colonna del Pd cremonese: “Sono incerta soprattutto per un motivo: il fatto che si utilizzi il referendum per mettere in discussione il governo, che pur tra mille difficoltà e incognite sta lavorando bene. Invece il tema del referendum è altro. Basti pensare che questa legge di riforma costituzionale è stata votata a suo tempo da tutto il Parlamento, e poi tutto a un tratto le strade si sono divise …. Di certo, a corredo del taglio dei parlamentari, servono quelle garanzie richieste dal Pd, un discorso quindi più generale su riassetto istituzionale e sulla legge elettorale. Aspetterò comunque la direzione del Pd prima di decidere definitivamente, fermo restando che io sto con Zingaretti”.
Orientativamente per il sì, ma con lo stesso disagio espresso da Ruggeri è anche Rodolfo Bona, assessore a Verde e Quartieri, precisando però che “ci sono ragioni dall’una e dall’altra parte” e lasciando trapelare un disagio anche nei confronti del partito. Sintetizzando le perplessità che sono di una vasta parte del Pd, il timore è che l’esito favorevole del referendum porti ad uno stallo nel processo di riforme; ma al contrario, potrebbe portare anche ad una positiva accelerazione. Per molti iscritti e simpatizzanti l’occasione persa è stata quella del referendum costituzionale Renzi – Boschi, che oltre ad uno snellimento del numero di parlamentari comprendeva anche altro, a cominciare da un ruolo differenziato per le due camere. gb