Cultura

Il tesoro della Reichsbank di Cremona e la frontiera del Brennero nel 1945

di Marco Bragazzi

Il 6 giugno 1945 l’Europa aveva chiuso i conti con la Seconda Guerra Mondiale, per cui nel Vecchio Continente, da circa un mese, gli eserciti avevano formalmente deposto le armi. Il caos regnava un po’ dappertutto, la miseria, le privazioni, i combattimenti avevano messo in ginocchio quasi tutta la popolazione europea. In ogni angolo fiorivano il mercato nero e lo strozzinaggio, in questo clima la fine delle ostilità vedeva il nascere, o il crescere, di svariate attività spesso illegali legate alla basilare necessità di trovare beni primari di sussistenza. Era un nuovo tipo di lotta per la sopravvivenza, non più legato alla conquista di qualche metro lungo un fronte di battaglia ma alla ricerca di un pezzo di pane per potersi sfamare. Per molte persone il ritorno a casa diventava una questione primaria, soldati e civili si muovevano con ogni mezzo possibile pur di riuscire a rientrare nelle proprie città, anche se spesso questo poteva coincidere con il ritrovare macerie e distruzione.

A Cremona vi erano alcuni residenti stranieri che volevano tornare nei loro Paesi d’origine tra questi, in buona parte di origine tedesca, vi era qualche dipendente della Reichsbank, ovvero la banca centrale del Reich tedesco che da circa la metà del 1800 era l’istituzione tedesca per l’emissione e la gestione della moneta tedesca. Le sedi della Reichsbank rimaste in Italia non erano molte, le principali si trovavano a Verona, Bolzano e Cremona. Nei loro caveau o all’interno delle cassaforti venivano custoditi oro, gioielli, valuta e qualsiasi cosa potesse avere un valore commerciale, valori spesso frutto di confische o spoliazioni ai danni di altri cittadini.

Quel 6 giugno 1945 la transizione tra la fine della guerra e l’inizio di una nuova pace era solo agli inizi, al passo del Brennero, che per più di un decennio aveva rappresentato la naturale porta d’accesso tra l’Italia e la Germania, rimanevano in piedi pochi edifici. I soldati statunitensi avevano innalzato la loro bandiera sul pennone più alto, poco più a lato si trovava quella italiana ancora con il simbolo regio, il tutto per far capire che, dopo il pennone statunitense, non cominciava come d’abitudine la Germania ma una zona sotto il controllo degli Stati Uniti. Al Brennero i controlli dei militari sono serrati, da quel passo potrebbero intrufolarsi sbandati o disertori nella speranza che, grazie al caos che regnava in quel periodo, potevano far perdere le loro tracce. Tra i soldati alleati il Brennero era conosciuto come “ratlines” ovvero “la strada dei ratti” perchè era identificato come il passaggio usato da gerarchi nazisti quali il Josef Mengele e Adolf Eichmann per sfuggire all’arresto e trovare rifugio in attesa di trasferirsi lontano dall’Europa.

Quel 6 giugno 1945 una macchina si avvicina alle macerie appena rimosse del Brennero e a quel pennone che segna il punto di controllo da parte degli statunitensi. All’interno dell’automobile vi sono tre persone tedesche che arrivano da Cremona, lavoravano in città nella sede di quella Reichsbank che è collassata insieme al Terzo Reich un mese prima. Sono tutti civili, semplici impiegati che non hanno commesso particolari reati, impiegati che vorrebbero soltanto tornare in Germania grazie al loro pass che garantisce la loro estraneità verso ogni tipo di delitto. I militari americani e quelli italiani non sono propensi nell’accettare quel pass in modo “leggero”, pur essendo solo impiegati erano comunque alle dipendenze del gerarca e governatore Walther Funk, già arrestato e che verrà condannato all’ergastolo al processo di Norimberga.

Se l’oro, i gioielli e altri valori erano già spariti dall’Italia mesi prima, su richiesta dello stesso Funk, nella famosa “rotta dell’oro nazista” ai tre impiegati un controllo pur “ordinario” andava fatto. Nascosti nella macchina spuntano parecchi soldi in cartamoneta, gli americani contando ogni singola banconota per arrivare ad un totale di circa 900.000 lire italiane, 1200 franchi francesi e 20 zloty polacchi (valore attuale circa 70000 euro), cartamoneta che, come dichiarato dagli impiegati, era nella cassaforte a Cremona e doveva servire per il pagamento degli stipendi dei militari. I tre impiegati non immaginavano che il valore legale della cartamoneta stava cambiando, ma i militari alla frontiera hanno precisi ordini e requisiscono questo piccolo tesoro nascosto in una cassaforte a Cremona poi in qualche nascondiglio in una macchina, lasciando i tre impiegati liberi di proseguire per ritornare in Germania.

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