Lombardia arancione, Confcommercio: 'Un errore non riaprire già da sabato'
La zona arancione è finalmente arrivata per la Lombardia, dopo giorni di richieste. Ma, forse, la decisione si sarebbe potuta assumere prima, consentendo ai negozi di avere un week end in più di apertura. Ad aprire la polemica è Confcommercio Cremona, con le parole del direttore, Paolo Regina: “La decisione di passare la Lombardia in zona arancione era ormai annunciata da giorni. Eppure non si è riusciti a predisporre il decreto in tempo per poter consentire l’apertura dei negozi già nella giornata di sabato” commenta. “Come Confcommercio ci uniamo al disappunto di tante imprese che avrebbero voluto non perdere questo sabato di lavoro”.
Un segnale, questo, di una situazione complessiva che non funziona. “Vediamo in questo atteggiamento e nella lentezza con cui sono arrivate le autorizzazioni un’ulteriore, spiacevole, conferma di quanta poco attenzione si riservi al mondo della piccola e media impresa, dimenticando che è proprio su questa che si fonda l’economia del Paese” attacca il direttore Confcommercio. “Sembra quasi che, in occasione del black Friday, si sia voluto fare l’ennesimo favore alle grosse realtà del commercio elettronico. Una scelta senza alcuna logica. Così come non lo è il mantenere la chiusura delle piccole imprese nelle gallerie dei centri commerciali. O continuare (anziché disciplinarla) con la chiusura di tutto il comparto della ristorazione”.
Situazione annosa, che il commercio non è più disposto ad accettare: “Così non si può andare avanti e lo abbiamo più volte ribadito” continua Regina. “Anche nell’incontrare le Istituzioni, solo pochi giorni fa, la prima richiesta di tutte le associazioni di categoria è stata quella di poter “riaprire”. Ogni giorno (e in particolare in questo mese che precede il Natale) è prezioso per le nostre imprese che, senza esclusioni, saranno aperte anche domani (domenica).
In questa ferma determinazione a ripartire vedo una bella testimonianza di chi non vuole rinunciare al proprio futuro e a quello della sua comunità. E dunque anche una ragione di speranza. Oltre che un segno evidente di responsabilità (quella che non sempre ha la politica). Dopo una lunga chiusura c’è bisogno di rimettere in moto imprese ormai allo stremo, che non hanno ottenuto non solo i ristori ma neppure la attenzione che avrebbero meritato. Anche per questo, come Confcommercio, abbiamo lanciato una campagna per stimolare gli acquisti nei negozi di vicinato, rimarcando il loro ruolo nel far vivere le città”.