Ospedale, terapia intensiva raddoppia
e nasce il reparto di media intensità
La terapia intensiva di Cremona raddoppia e si rinnova. Un progetto ambizioso, quello dell’Asst di Cremona, che sfrutta i fondi destinati agli ospedali dal decreto Arcuri, il cui obiettivo era di potenziare la risposta rianimatoria in maniera stabile. Insomma, una volta superata l’emergenza pandemica, che aveva visto il nosocomio locale riempirsi di pazienti Covid e la necessità di recuperare nuovi posti di terapia intensiva un po’ ovunque, l’imperativo è non farsi più trovare impreparati.
Per questo “i posti letti passeranno da 10 a 20” spiega Enrico Storti, primario della Terapia Intensiva. Tuttavia non si tratta solo di aggiungere posti letto, ma “di fare in modo che gli spazi siano prontamente adeguati a una nuova risposta pandemica qualora si ripresenti” spiega Storti. Accanto a questo nuovo reparto, è poi prevista la realizzazione di un’area di terapia sub-intensiva, con altri 20 posti letto, che saranno convertibili in posti da rianimazione. “Grazie a questo si raggrupperanno tutte le necessità della media e alta intensità dell’ospedale al settimo piano, con un totale di 40 posti”.
Cronologicamente, si tratterà di realizzare prima la nuova Terapia intensiva, e successivamente, nell’ala in cui si trova ora, costruire la Sub-intensiva. “Saranno reparti nuovi e moderni, sebbene dovremo tener conto delle limitazioni intrinseche degli spazi lunghi e stretti di questo ospedale” spiega Storti. “Il modo di lavorare dovrà adeguarsi alla nuova logistica, e auspichiamo anche un aumento di personale, che però deve tener conto della difficoltà di questi anni di recuperare anestesisti e rianimatori, figure sempre meno rappresentate”.
I nuovi reparti sono pensati con una nuova configurazione ad hoc per garantire la gestione di eventuali futuri eventi pandemici, “in modo da avere dei percorsi covid-free, e di attivare dei flussi d’aria che impediscano il propagarsi del virus e che allo stesso tempo proteggano i pazienti negativi e anche il personale che ci lavora” conclude Storti.
Laura Bosio