Economia

Futuro dell'acciaio: "Arvedi verso
la completa decarbonizzazione"

(foto Mondo Padano)

“Molto presto potremo annunciare la completa decarbonizzazione di Acciaieria Arvedi”. A dirlo è stato Mario Caldonazzo, vice presidente di Eurofer e Ceo del gruppo Arvedi, durante il convegno “Steel Vision: prepararsi all’acciaio del domani” organizzato da Made in Steel. Oggetto di analisi e approfondimenti durante il convegno gli ultimi 18 mesi, con la “gelata” provocata dal Covid 19 e la successiva esaltante fase espansiva che ha fatto seguito alla ripartenza delle attività.

Nel corso del convegno, però, si è parlato anche di molto altro, perché il settore dell’acciaio, e l’economia in generale, sono alle prese con una rivoluzione ben più ampia, contraddistinta da alcuni nuovi cardini, come il “green”, la digitalizzazione, la regionalizzazione e la messa in discussione di alcuni pilastri storici del settore.

Caldonazzo ha ricordato che “siamo usciti dalla pandemia con una grande consapevolezza riguardo la forza e la resilienza delle nostre imprese, che quest’anno registreranno risultati importanti sotto il profilo economico, ma forse meno significativi di quanto fatto nel 2020, in piena emergenza e per garantire le forniture a settori strategici per il Paese”.

A proposito dell’accresciuta attività regolatoria della Commissione europea, per il vice presidente di Eurofer “si tratta senza dubbio un fenomeno transitorio, destinato a cambiare nel giro di quale anno, ma questo non è il vero driver sul quale dobbiamo concentrarci”. Vero driver che, secondo Caldonazzo, è “il Green Deal europeo e quanto saremo capaci di realizzare per attuarlo”.

A proposito della normativa di salvaguardia e dei dazi imposti, Caldonazzo è stato categorico: “L’Europa è il mercato più libero che ci sia, non c’è protezionismo ma difesa da aggressioni che arrivano dall’esterno”.

A proposito del gruppo, infine, il Ceo di Arvedi ha ricordato che “per il closing definitivo dell’operazione relativa ad Acciai Speciali Terni ci vorranno, visto che dovrà essere valutata dagli organismi internazionali, ancora tre o quattro mesi”.

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