Pecchia, lezione di coaching: "La
fiducia è alla base del successo"
“Un grande comunicatore”. Così il presidente della Cremonese Paolo Rossi ha definito il tecnico Fabio Pecchia, protagonista di un incontro al Relais Convento di Persichello dal titolo “Il valore del coaching: dalle dinamiche di spogliatoio a quelle aziendali”.
L’incontro, moderato dal responsabile della comunicazione grigiorossa Paolo Loda, ha visto la partecipazione di numerosi professionisti, partner del club, oltre al direttore di Cremona1 e CremonaSport Guido Lombardi e di quello del quotidiano La Provincia Marco Bencivenga. Sempre Rossi, al termine della serata, ha tenuto a ringraziare i presenti e si è detto “contento” per la riuscita di un evento che “è stato il primo dopo molto tempo”.
Partendo dalla propria esperienza personale, prima da calciatore e poi da allenatore, Pecchia ha chiarito: “A metà carriera iniziavo a pensare come un allenatore, ma il vero errore è pensare che la carriera da allenatore fosse la prosecuzione di quella da calciatore. Ma non è così e mi sono fatto male: bisogna studiare, formarsi e avere un metodo”.
Tra le varie difficoltà, secondo il tecnico grigiorosso, il riuscire “a far mettere da parte gli interessi individuali che spesso non coincidono con quelli generali” e quella “prima ancora dell’aspetto tecnico-tattico, di creare la giusta mentalità facendo sentire tutti dentro qualcosa che è più grande di loro”. Per riuscirci è necessario “un lavoro costante” in cui conta più “quel che si fa che quello che si dice”, anche perché “ogni giocatore ha appeso un cartello con scritto: ‘Fammi sentire importante'”.
“La sfida del leader – ha aggiunto – diventa la sfida del gruppo: bisogna dare un obiettivo che si raggiunge creando un ambiente dove ognuno si sente sicuro e partecipa al raggiungimento di quell’obiettivo. Tutti sono responsabili in egual misura della vittoria, anche i magazzinieri”.
Dopo aver sottolineato l’importanza dell’etica e del tenere un certo comportamento, Pecchia ha evidenziato: “La fiducia è alla base di tutto. A volte vengo definito troppo buono, ma cerco di capire lo stato d’animo dei giocatori. Ci sono però due livelli: quello personale dove siamo sullo stesso piano e quello professionale dove i ruoli devono essere chiari per cui occorre usare registri diversi. Non ho problemi, per esempio, a dire di aver fatto un errore”.
L’allenatore ha quindi rimarcato l’importanza del gruppo di lavoro (“Le squadre che vincono sono quelle con un club e una struttura forte sopra all’allenatore”) e aperto all’introduzione di figure come quella dello psicologo o del mental coach: “E’ una zona griga che deve ancora essere scoperta nel calcio. Tornassi indietro avrei studiato psicologia invece di giurisprudenza”.
La determinazione “è fondamentale” per riuscire a esprimere il proprio potenziale per Pecchia che poi ha rivelato: “La comunicazione è alla base di tutto, soprattutto quella non verbale. Una volta mi sono dimenticato di annunciare la formazione talmente ero concentrato sul discorso e sul fatto che tutti avrebbero dovuto essere sul pezzo. Bisogna avere autenticità e conoscere chi si ha di fronte”.
Sbagliato, però, pensare che il discorso prepartita sia decisivo: “Può dare la carica per i primi 10 minuti al massimo. Le partite si vincono preparandole per tempo, sin dal martedì. Col Perugia per esempio abbiamo perso tornando in pullman da Parma”.
L’obiettivo per il tecnico “deve essere chiaro perché abbiano una visione e bisogna insistere nelle difficoltà perché è lì che che si costruiscono le vittorie”. Fondamentale anche riuscire ad individuare i leader all’interno del proprio gruppo, anche chi lo è “potenzialmente” e chi è “distruttivo”- “Tutti hanno una forma di leadership”, ha concluso.
Mauro Taino