Cronaca

A Ostiano "brutale violenza". Il gip:
"Cosciente volontà di uccidere"

E’ stato uno scatto d’ira provocato dalla discussione per l’affido del gatto, ad armare con un coltello da cucina la mano di Carmelo Marino, 55 anni, originario di Messina, che sabato sera ha accoltellato cinque volte la moglie Marina Viassone, 52 anni, mentre lei era distesa sul letto matrimoniale al secondo piano del condominio di vicolo Facconi 28 a Ostiano. La lama del coltello, affilata ed appuntita, l’ha colpita per quattro volte alla parte destra dell’addome e una al collo, zona frontale e centrale. La Viassone è stata trovata distesa sul lato sinistro del letto con i piedi per terra e il busto steso, parzialmente cosciente e con una vistosa ferita all’addome, alla destra dell’ombelico, ed una ferita sul collo, altezza centrale, frontale. “Era anche evidente”, come si legge nell’ordinanza del gip, “una vistosa macchia ematica intrisa sulle lenzuola e materasso”. La donna, sottoposta ad un intervento chirurgico per la presenza di una emorragia addominale da ferita da arma bianca, è ancora in prognosi riservata. E’ stato il marito ad indicare ai carabinieri il coltello utilizzato per pugnalare la moglie, dicendo di aver agito così al culmine di una lite scoppiata per l’affido del gatto che i coniugi tenevano in casa.

Questa mattina, nell’udienza di convalida, Marino ha detto di aver dato alla moglie un’unica coltellata all’addome, spiegando che la ferita al collo era stata provocata per averle puntato il coltello alla gola. L’uomo ha poi aggiunto che entrambi erano ubriachi e che erano da poco usciti da una comunità. Per il gip, le ferite riportate dalla donna in zone vitali e il mezzo utilizzato, e cioè il coltello, configurano il dolo, “rappresentato dalla cosciente volontà di porre in essere una condotta idonea a provocare, con certezza o alto grado di probabilità, la morte (e non semplicemente lesioni) della persona verso cui la condotta era diretta. Non emerge alcun elemento da cui desumere che Marino abbia agito per legittima difesa, avendo volontariamente pugnalato la moglie disarmata e non avendo egli riportato alcuna lesione. Nemmeno è possibile affermare che l’uomo abbia agito in stato di incapacità di intendere e volere, posto che ha mantenuto un certo grado di lucidità ed aderenza alla realtà, allertando le forze dell’ordine e i sanitari”.

L’uomo resta in carcere. Per il gip, sussiste “il concreto e attuale pericolo che l’indagato commetta gravi delitti con uso di violenza personale”. Inoltre “la negativa personalità dello stesso, desumibile dalla inusitata e brutale violenza con la quale ha risolto il diverbio con il coniuge, rendono palese che se non contenuto con misura cautelare questi si determini nuovamente a commettere altri reati della stessa specie di quello per cui si procede. In relazione alla gravità e alla spregiudicatezza
della condotta contestata, all’incapacità di autocontrollo dimostrata, non si ritiene idonea la misura
degli arresti domiciliari”. L’indagato è assistito dall’avvocato Santo Maugeri che nelle prossime ore andrà a trovarlo in carcere.

Sara Pizzorni

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