Pnrr, 150 milioni al territorio
Marchi: "Folli le modalità di gestione"
Il Pnrr porterà sul territorio cremonese 143.496.208 euro: questo quanto emerge dalle tabelle pubblicate da Regione Lombardia, che evidenziano gli investimenti su tutto il territorio. La voce più corposa, oltre 43 milioni, riguarda interventi per la resilienza, la valorizzazione del territorio e l’efficienza energetica dei Comuni, a cui hanno aderito diversi comuni.
Seguono investimenti in progetti di rigenerazione urbana, volti a ridurre situazioni di emarginazione e degrado sociale, per 17.965.944 milioni, il Programma innovativo nazionale per la Qualità dell’Abitare (Pinqua), grazie al quale il Comune di Cremona riceverà 15 milioni di euro, e l’ammodernamento del parco tecnologico e digitale ospedaliero per il Dea di I e II Livello per 12.380.000.
Insomma, una pioggia di soldi per il nostro territorio. Ma c’è anche l’altro lato della medaglia: per i piccoli comuni, infatti, questi finanziamenti rischiano di trasformarsi in un boomerang, e portare effetti tutt’altro che positivi. A denunciare la cosa è Michel Marchi, presidente del Dipartimento piccoli comuni di Anci Lombardia e sindaco di Gerre de’ Caprioli.
“Il Pnrr, per come è stato impostato, è sicuramente una grande operazione che ci consente di ipotizzare e realizzare opere che da tanto tempo necessitano sul territorio” sottolinea il sindaco. “C’è però un problema, ossia le modalità di gestione e di rendicontazione: ques’ultime sono a dir poco folli. Basti pensare che per rendicontare questi fondi si dovrebbe utilizzare un portale apposito, che ad oggi nessuno è in grado di utilizzare, tanto che vi sono società private che si propongono per aiutare i comuni a gestirlo, e neppure loro riescono ad accedere al sistema”.
Ma il problema sta anche nell’utilizzo delle risorse: “I comuni si trovano a dover anticipare fondi che non sanno quando torneranno nelle loro casse, tanto che ci sono Comuni che stanno rinunciando ai contributi del Pnrr”.
A complicare le cose, il fatto che alcuni contributi che i Comuni prendevano periodicamente, ora sono convogliati nel Pnrr. “Questo ha comportato di dover cambiare modalità di rendicontazione, senza contare che ancora non sono stati incassati neppure quelli del 2020 e del 2021, che però sono già stati spesi” contibua Marchi. Questo comporta problemi anche nella stesura del bilancio. “Se già i piccoli comuni sono sotto stress per gli aumenti, non solo energetci, andare ad aprire opere di centinaia di migliaia di euro senza la certezza di quando questi soldi torneranno indietro, crea non poche difficoltà”.
A questo si aggiungono le difficoltà progettuali: se infatti è vero che i progetti vanno realizzati entro il 2026, ci sono però numerose scadenze intermedie da rispettare, pena la perdita dei contributi. E molti piccoli comuni non hanno personale a sufficienza per riuscirci. Tanto che “tanti comuni, anche sul Cremonese, hanno deciso di non aderire alle misure specifiche del Pnrr, tranne quelle legate alla Pa digitale, che sono più agili. Per quanto riguarda le opere, la gestione, i tempi di progettazione e tutto il resto sono veramente complessi” conclude Marchi.
Laura Bosio