Cronaca

Il Covid non preoccupa più gli
italiani: la ricerca della Cattolica

la prof. Guendalina Graffigna

Si stima che meno di un terzo degli italiani farà la quarta dose di vaccino anti Covid-19. Per la precisione, la proiezione statistica indica un 27%: è un dato che emerge elaborando l’intenzione a sottoporsi al secondo richiamo (la cosiddetta “quarta dose”, appunto) tra coloro – l’88% della popolazione – che dichiarano di aver ricevuto almeno una dose di vaccino. E comunque, solo il 14% degli italiani riferisce di aver già effettuato la quarta dose, a riprova delle recenti notizie relative a milioni di dosi di vaccino anti Covid-19 giacenti e inutilizzate nei centri vaccinali.

A fornire questi dati è l’ultima rilevazione del Monitor continuativo elaborato dall’EngageMinds HUB, il Centro di ricerca in Psicologia dei consumi e della salute dell’Università Cattolica, campus di Cremona, che da inizio pandemia (la prima rilevazione è partita a febbraio 2020) osserva e analizza gli atteggiamenti e i comportamenti di salute e di consumo degli italiani, offrendone una chiave di lettura psicologica.

“Alla base dell’atteggiamento più “rilassato” rispetto alla spinta di sottoporsi vaccini c’è certamente una calo vistoso della percezione del rischio di contrarre Covid-19” spiega la professoressa Guendalina Graffigna, Ordinario di Psicologia all’Università Cattolica e direttore del Centro di Ricerca EngageMinds HUB dell’ateneo. “I nostri dati in trend ci forniscono gli elementi per questa lettura. Basti pensare che oggi ben il 57% dei cittadini italiani pensa che il peggio sia passato e che solo il 28% si sente a rischio di contagio: erano rispettivamente al 17% e al 47% a marzo dell’anno scorso.

Si notano tuttavia delle differenze dal punto di vista socio-demografico – prosegue Graffigna –perché se come detto mediamente nella popolazione il 57% vede ormai concretizzarsi l’uscita dal tunnel della pandemia, tra gli over 60 la pensa così solo il 49%; inoltre, questa idea fa breccia solamente nel 48% di coloro che hanno un titolo di studio basso. Passando a una prospettiva territoriale, tra i residenti delle regioni di Nordovest la netta maggioranza (il 63%) si sente ormai più al sicuro”.

Come spiegano gli psicologi del Centro di Ricerca, “gli atteggiamenti sopra tratteggiati si riverberano nei comportamenti preventivi”. Dalle elaborazioni emerge infatti che nemmeno un quarto della popolazione (il 24%) si sottoporrebbe a un tampone rapido ma “ufficiale” – ovvero somministrato da un medico o effettuato in farmacia – in presenza di febbre e solo il 14% a un tampone molecolare, più attendibile nei risultati: sono pochi, ma soprattutto in netto calo dal 24% di febbraio scorso. E c’è un altro dato eloquente di quanto, sulla questione pandemia, gli italiani si sentano sempre meno “ingaggiati”: dal 5% di marzo scorso sale oggi al 13% la quota di popolazione che, in caso di febbre, attenderebbe senza prendere iniziative di protezione la scomparsa dei sintomi.

“C’è però un altro dato che, in qualche modo, fa da contraltare all’attenuazione dei timori sulla malattia Covid-19” sottolinea la professoressa Graffigna. “Sempre dalle analisi del nostro Monitor continuativo, che non riguarda solo gli aspetti sanitari ma è ad ampio spettro, il 45% dei cittadini ritiene peggiorata la propria situazione familiare, un dato in forte salita visto che a febbraio scorso era il 34% a sentirsi in questa condizione”. Il che fa il paio con un terzo delle persone che denuncia una cessazione (8%) o riduzione (22%) della propria attività lavorativa, con un’accentuazione per chi ha reddito basso.

La ricerca è parte di un Monitor continuativo sui consumi alimentari e sull’engagement nella salute condotta dai ricercatori del centro di ricerca EngageMinds HUB (Michele Paleologo, Lorenzo Palamenghi, Greta Castellini, Serena Barello, Mariarosaria Savarese, Marta Acampora, Guendalina Graffigna).

La ricerca di EngageMinds HUB è stata condotta su un campione di oltre 9000 italiani, rappresentativo della popolazione per sesso, età, appartenenza geografica e occupazione. La survey è stata realizzata con metodologia CAWI (Computer Assisted Web Interview). Sul sito www.engagemindshub.com sono reperibili i report quadrimestrali della ricerca.

Il Centro di ricerca ha sede presso il Campus dell’Università Cattolica di Cremona, dove sui temi dei consumi alimentari e dell’engagement nella salute verrà attivato, nel 2023, un corso di Laurea Magistrale dal titolo: Consumer Behaviours: Psychology applied to food, health & environment.

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