Calci alla moglie incinta, ma i segni
di violenza non ci sono. Assolto
Era accusato di aver alzato le mani sulla moglie, di averla colpita all’addome, sulle gambe, di averle sbattuto la testa contro il comodino e di averla picchiata con la cintura. Le botte ricevute dalla donna quando era in gravidanza le avrebbero anche causato un aborto. L’imputato, un giovane marocchino, è finito a processo con le accuse di maltrattamenti in famiglia e di lesioni aggravate, ma oggi i giudici del collegio lo hanno assolto per insufficienza di prove.
Il fatto che la donna, che si era costituita parte civile, sia tornata in Marocco senza essersi presentata a processo per essere sentita, la mancanza di testimoni, l’assenza di referti medici e la testimonianza della ginecologa, che ha sostenuto di non aver mai visto segni di violenze sul corpo della marocchina, hanno convinto i giudici ad accogliere la tesi della difesa. Anche il pm Francesco Messina aveva chiesto l’assoluzione per i maltrattamenti in famiglia, mentre le lesioni sarebbero state prescritte.
La coppia si era conosciuta su facebook in Marocco nel 2019 e dopo una settimana era convolata a nozze e in seguito si era trasferita in Italia. Secondo quanto raccontato dalla presunta vittima alla ginecologa, il loro rapporto sarebbe completamente cambiato dopo il matrimonio. Oltre a picchiarla, lui la controllava, non voleva che uscisse da sola ed era molto geloso. “Non ho mai alzato le mani su mia moglie”, ha invece sostenuto oggi in aula l’imputato, che ha ammesso i litigi, “ma solo a parole. Io non l’ho mai toccata”. Il marocchino ha poi spiegato che lei, di famiglia ricca, voleva un tenore di vita di alto livello, ma che lui, con il suo lavoro, non poteva permetterselo, e per questo motivo nascevano le discussioni. “Per il bambino che doveva nascere”, ha aggiunto l’imputato, “lei aveva già avuto dei problemi in Marocco dove era già stata in ospedale. L’avevo accompagnata io”.
La parte civile, rappresentata dall’avvocato Micol Parati, aveva invece chiesto 50.000 euro di risarcimento danni, sostenendo la sussistenza degli elementi a favore della sua assistita. L’avvocato Parati ha ricordato l’episodio cardine della presunta violenza contro la donna, che il pomeriggio del 15 febbraio del 2020 era uscita da sola per fare una passeggiata con la nipote, provocando l’ira del marito, che le avrebbe imposto restrizioni di ogni genere: “La teneva sotto controllo, non poteva avere contatti con gli amici, niente più contatti su facebook, e poi l’aveva insultata, minacciata e le aveva dato calci all’addome in gravidanza, provocandole l’aborto”.
Prove non sufficienti, per i giudici, che hanno deciso per l’assoluzione. La motivazione sarà depositata entro 60 giorni.
Sara Pizzorni