Profughi ucraini, un anno dopo: 75
persone ancora accolte in Diocesi
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A quasi un anno dall’invasione della Ucraina da parte della Russia e in una fase estremamente delicata a livello mondiale per l’invio a Kiev di nuove armi da parte di Usa e Germania, la Caritas cremonese fa il punto sulla situazione delle persone che hanno cercato rifugio sul territorio diocesano. Le parrocchie infatti sono stati i primi soggetti a mettere a disposizione alloggi e a favorire per quanto possibile l’integrazione, soprattutto di donne, bambini e ragazzi in età scolare.
Come informa il sito della Caritas, “da 148 persone accolte all’inizio del conflitto, oggi sono 75 quelle rimaste nel nostre del territorio. C’è chi vuole rimanere in Italia e costruirsi un nuovo futuro qui. Chi ha lasciato i propri cari in Ucraina e vorrebbe tornare per riprendere la sua attività lavorativa e rivedere familiari e amici, ma non lo fa perché i bombardamenti continuano. Chi è tornato in Ucraina nonostante la situazione critica e ha ancora bisogno di sostegno economico e alimentare. Chi è partito, ma non si sa dove e come si trovi”.
Vengono ancora raccolte alcune storie, come quella riassunta da Franco, referente Caritas della zona di Castelleone: “Stiamo aiutando una persona che soffre di diabete, arrivata con un’apparecchiatura che non si usa in Italia. Così, lo abbiamo accompagnato in farmacia dove hanno adeguato le cure con strumentazioni e farmaci in uso qui da noi”.
“Abbiamo accolto una mamma che ha lasciato il marito in Ucraina a lavorare. Aveva bisogno di ascolto e dialogo, più che di assistenza materiale”, è invece la testimonianza di Suor Giulia di Caravaggio.
“Yuliia e le bambine sono tornate in Ucraina e sono in grosse difficoltà. Sono senza lavoro, sotto i bombardamenti, con luce e acqua razionati”, aggiunge Paolo di Casalbuttano. “Abbiamo ospitato una ragazza di 17 anni con la mamma. Si è integrata, ha stretto nuove amicizie e segue l’attività di danza grazie alla scuola di danza Il Laboratorio in sinergia con l’oratorio di Cristo Re”, racconta Lia di Cremona.
Anche molti privati si erano mossi in aiuto di chi scappava dalla guerra, si è trattato perlopiù di famiglie in cui già vivevano donne di servizio o badanti ucraine che hanno convinto figlie, nuore, e nipoti a lasciare il Paese e i rispettivi compagni, dando loro un rifugio temporaneo. Così è accaduto a due famiglie ospitate in un appartamento messo a disposizione da Fondazione Città di Cremona in via Alfeno Varo, che da tempo però hanno fatto ritorno in patria.
“L’accoglienza – afferma l’istituzione diocesana guidata da don Pier Codazzi – continua anche oggi, anche se ridimensionata rispetto a quasi un anno fa. Purtroppo, le previsioni di un conflitto breve sono continuamente smentite e anche Caritas si sta preparando a sostenere un’accoglienza lunga. Durante la prima fase dell’accoglienza, Caritas si è adoperata per la fornitura di alimenti, vestiti, medicine e beni di prima necessità, l’accompagnamento sanitario (vaccinazioni Covid e infantili), l’avvio di corsi di italiano e il sostegno per l’iscrizione a scuola dei più piccoli.
La fase che stiamo attraversando ora, dopo quasi un anno, è focalizzata sull’integrazione di chi è rimasto e sul sostegno di chi ha deciso di tornare. Una fase che, oltre alla fornitura di beni di prima necessità e all’insegnamento della lingua italiana, richiede attività che riguardano la ricerca di un lavoro e di un alloggio proprio, l’organizzazione del tempo libero e di occasioni religiose”.
I profughi rimasti a Cassano sono stati spostati in appartamenti privati messi a disposizione dai parrocchiani o in affitto temporaneo, mentre lavorano. Quindi, stanno acquisendo una certa autonomia. Anche ad Agnadello, un nucleo familiare grazie al lavoro di due figli in smart-working riesce ad essere autonomo. A Caravaggio, poi, i nuclei rimasti partecipano alle attività di alcune società sportive, grazie alla Fondazione “Aiutiamoli a vivere”, racconta Suor Giulia.
Un altro aggiornamento arriva proprio dalla città, dall’oratorio di Cristo Re. “Uno dei profughi che ospitiamo è adolescente ed è qui con la mamma. Sta seguendo la scuola ucraina online e fa fatica ad integrarsi. Attendono solo la fine della guerra per ritornare a casa dal padre. Ci sono invece due donne adulte che si stanno integrando bene: la figlia parla piuttosto bene l’italiano e lavora”, aggiunge Lia.
C’è chi invece non è rimasto in Italia e ha scelto di ripartire ma continua a interagire con i nostri gruppi in Diocesi, come le famiglie di Casalbuttano. “Fra tutti si è creato un bel clima di condivisione ed effettiva empatia. Quando sono ripartite, il loro saluto è stato emozionante e, anche ora, stiamo mantenendo i contatti”, raccontano i volontari. Tutti, comunque, chi con sguardo breve e chi con sguardo lungo, hanno un obiettivo preciso: “Vogliono rientrare in Ucraina”, sottolineano da Castelleone. gbiagi
Per chi volesse effettuare donazioni:
– attraverso la Fondazione San Facio (la donazione alla Fondazione San Facio è deducibile se fatta con bonifico, assegno o versamento postale):
Conto Corrente Bancario IBAN: IT 57 H 05156 11400 CC0540005161
Conto Corrente Postale n. 68 411 503.
– Direttamente alla Caritas Cremonese:
Conto Corrente Bancario IBAN: IT 74 E 03069 11400 100000061305