Cronaca

I nostalgici commemorano il Duce
Ma cerimonia sottotono al cimitero

FOTO SESSA

Una ventina i nostalgici che questa mattina, come da tradizione, sotto l’occhio vigile delle forze dell’ordine, si sono radunati al cimitero di Cremona per commemorare Benito Mussolini, Roberto Farinacci e i Caduti della Repubblica di Salò. Una cerimonia un po’sottotono, quella di quest’anno, dove però non sono mancati canti e saluti romani. Due sole le bandiere che i rappresentanti del comitato onoranze cremonesi della Repubblica sociale italiana guidati dal portavoce Gian Alberto d’Angelo hanno portato in corteo.

“Un abbraccio ai camerati che da altre città vengono a darci manforte”, ha detto d’Angelo nel suo discorso, “perché se dipendesse dai cremonesi, che possiamo contare sulla punta delle dita, lo spettacolo sarebbe squallido. Se tali defezioni dipendono da me, sono disposto, tranquillamente, a mettermi da parte con la clausola e la speranza che il mio ipotetico successore voglia continuare ad organizzare la Commemorazione con la medesima coreografia di questi anni”.

“Le esternazioni del Governo”, ha poi proseguito, “si sintetizzano nella frase: ‘il 25 Aprile deve essere la festa che unisce tutti gli italiani perchè la libertà è un bene comune e soprattutto perchè ogni italiano è antifascista’. Sentendo queste deliranti esternazioni, noi non ci identifichiamo nel loro modo di essere italiani. Non soffrendo della sindrome di Stoccolma, mai e poi mai ci riconcilieremo con i nostri aguzzini. Noi siamo gli apostoli del fascismo, e questo privilegio ci impone di salvaguardare le nostre splendide idee e divulgare la verità al mondo. Verità che sancisce che ai nostri camerati, dopo il ‘glorioso’ 25 Aprile 1945, sono state insegnate la libertà e la democrazia con fucilazioni di massa, con i campi di concentramento, con le galere e in seguito sono stati criminalizzati, vomitando falsità su falsità”.

E poi un attacco al sindaco: “In questi dieci anni ha dimostrato di essere parte discriminante verso di noi”, ha aggiunto d’Angelo, che ha provocatoriamente ringraziato Galimberti per l’organizzazione della manutenzione delle strade, per aver posizionato i totem e per aver organizzato il gay pride. “Evento”, ha detto il portavoce, “che mi ha fatto ulteriormente capire che anche in questo contesto abbiamo idee diverse”.

Infine d’Angelo ha ricordato la sentenza della Corte di Cassazione che “ha sancito che i saluti romani con le nostre splendide bandiere al vento nel contesto commemorativo non costituiscono pericolo per la democrazia. Noi siamo persone serie, oneste e rispettabili che osservano, a differenza di alcuni, le regole”.

Dopo il discorso, il gruppo, nel quale primeggiava il decano Claudio Fedeli, 99 anni il prossimo 6 novembre, ha raggiunto la tomba del gerarca fascista Roberto Farinacci sulla quale, dopo la preghiera dell’Eterno Riposo, è stata deposta una corona d’alloro e cantato l’inno nazionale fascista. Poi è toccato alla tomba dei Caduti, dove i nostalgici hanno letto “la preghiera del legionario” e salutato uno a uno tutti i camerati.

Sara Pizzorni

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