"Navigabilità del Po, quello
che l'on. Salini non dice"
Egr. Direttore,
lo scorso lunedì ho partecipato all’assemblea degli Industriali della nostra provincia. Un’occasione sempre utile per incontrare e ascoltare gli imprenditori del nostro territorio e le loro richieste e, per questo, ringrazio il Presidente Stefano Allegri per l’invito.
Durante l’incontro, lo stesso presidente Allegri, rivolgendosi all’europarlamentare europeo On. Salini, è tornato a chiedere del progetto di navigabilità del Po e se, in qualche misura, l’Europa sia disponibile ad affrontare il tema.
Salini, nella sua risposta, ha detto che prima l’ex ministro Giovannini ha cancellato il prolungamento del canale navigabile verso Milano dal corridoio europeo e, poi, che la Nature Restoration Law, il regolamento europeo per il ripristino degli habitat naturali, creerà molti problemi.
Salini però si è dimenticato di dire che la provincia di Cremona nel 2008 aveva sottoscritto un accordo quadro di strategia territoriale con Regione Lombardia, sulla base di un progetto, elaborato dall’amministrazione provinciale di allora, che prevedeva il rilancio di Tencara e del Porto di Cremona.
Un “Patto dello Sviluppo” sottoscritto da tutte le categorie sociali ed economiche di tutto il territorio cremonese e dalla stessa Regione Lombardia, ma che è stato lasciato morire in un cassetto dall’amministrazione provinciale guidata da Salini nel 2009.
Una delle idee da sviluppare era quella della regimazione fluviale, ma Salini ha preferito puntare sul prolungamento del canale navigabile verso Milano, con il risultato che oggi vediamo. Ricordo, inoltre, che la Regione aveva già messo dei soldi per il rilancio di Tencara e dell’area Ex Cise.
Puntare verso Milano era un’idea vecchia, che aveva senso fino alla fine degli anni Settanta e cioè quando l’industria attorno a Milano era legata a grandi aziende siderurgiche e per la lavorazione di materiali pesanti. Il progetto fu abbandonato proprio perché le aziende avevano chiuso e si erano “trasformate”, e furono cedute le aree acquisite.
Tant’è che le stesse furono urbanizzate, rendendo impossibile e comunque troppo oneroso il nuovo percorso. Milano si trova a un’altitudine superiore rispetto a Cremona e, per arrivarci, sarebbero state necessarie 7 conche e uno spreco enorme di suolo agricolo. Un progetto insostenibile, dunque, sia dal punto di vista economico sia per l’impatto ambientale.
Scegliere questa strada, abbandonando il progetto del rilancio di Tencara e del potenziamento del porto di Cremona, per arrivare poi a foce Mincio con interventi di regimazione, puntando quindi all’Adriatico, è stato l’errore che non ha consentito, negli anni, di investire davvero nella navigabilità commerciale del PO.
Riprendere oggi questo argomento è molto complesso, soprattutto di fronte agli effetti della crisi climatica e agli eventi siccitosi che, anche nei mesi scorsi, hanno visto il nostro fiume in sofferenza. Inutile quindi individuare nelle politiche ambientali il nemico da combattere.
Il tempo per portare avanti quel progetto c’era, ma purtroppo è stato impiegato male. E la responsabilità politica è anche dell’amministrazione provinciale guidata allora dall’On. Salini.