Cronaca

Martinotti assolto: "Per i pazienti
non mi sono mai risparmiato"

"Una vicenda nata non dalla denuncia di un paziente,
ma dalle accuse più o meno velate, oscure, di pseudo
colleghi rosi dall'invidia e dall'odio"

Da sinistra, gli avvocati Munafò, Curatti, l'ex primario Martinotti, e gli avvocati Paliero e Fornari

Assolto dai tre casi di omicidi colposi contestati, non luogo a procedere per il quarto per intervenuta prescrizione, assolto dall’accusa di truffa aggravata all’Asst. Questa la decisione del giudice che oggi pomeriggio ha prosciolto da tutte le accuse l’ex primario del reparto di Chirurgia dell’ospedale di Cremona Mario Martinotti, 66 anni, finito a processo insieme alla moglie Floriana Maggi, anche lei uscita con una sentenza di assoluzione (era imputata solo per la truffa all’Asst). “Il fatto non sussiste”. La motivazione sarà depositata entro 60 giorni.

 

La procura aveva accusato l’ex primario, in pensione dal primo gennaio 2020, di aver sottoposto i pazienti ad operazioni di cui non avrebbero avuto necessità dopo aver effettuato delle diagnosi superficiali. Per la difesa, invece, quelle operazioni erano l’unica possibilità curativa. Durante tutte la durata del procedimento penale sono stati sviscerati tutti i casi contestati a Martinotti attraverso le dichiarazioni dei periti chiamati ad investigare l’operato dell’ex primario.

Il pm Davide Rocco aveva chiesto l’assoluzione per il caso del paziente Renzo Tanzini e un anno per ciascuno degli altri due casi, quello dei pazienti Pasquale Dornetti e Maria Panigazzi. Per la truffa,  richiesta di un anno, 6 mesi e 1500 euro per Martinotti, mentre per la Maggi, un anno e mille euro di multa.

Grande soddisfazione, dopo la lettura della sentenza, è stata espressa dall’ex primario, che nella sua carriera ha effettuato più di 20.000 interventi chirurgici, e dai suoi legali Luca Curatti, Carlo Enrico Paliero e Luigi Fornari. Nel processo contro Martinotti c’era anche l’Asst, rappresentata dall’avvocato Diego Munafò, chiamata in causa come responsabile civile dagli avvocati di parte civile Guido Maria Giarrusso e Mario Palmieri.

“Si è conclusa una vicenda molto lunga e complessa”, ha detto Martinotti, affiancato dal collega Davide D’Amico, insigne chirurgo e anatomopatologo. “Una vicenda nata non dalla denuncia di un paziente, di un parente, ma dalle accuse più o meno velate, oscure, di pseudo colleghi rosi dall’invidia e dall’odio. Io mi sono sempre comportato onestamente, i miei pazienti lo sanno, ho sempre lavorato per loro e per l’ospedale senza mai risparmiarmi, e tutti quelli che mi conoscono hanno sempre manifestato fiducia e solidarietà, anche in questi momenti in cui la mia reputazione è stata messa a dura prova. Nè i pazienti, nè tutti quelli che mi conoscono mi hanno mai voltato le spalle o hanno avuto dubbi sul mio corretto modo di agire”. Martinotti ha anche voluto esprimere un ringraziamento al giudice “per l’interesse con cui ha seguito vicende prettamente mediche, anzi squisitamente chirurgiche che un non chirurgo medico avrebbe fatto fatica a seguire. Invece, il giudice ha seguito sempre con una grande attenzione, volendo capire anche i particolari difficili da comprendere per chi non è del mestiere”.

Martinotti insieme al collega D’Amico

“In un processo di questo genere”, ha poi commentato il professor D’Amico, luminare di fama internazionale, “quello che viene colpito è l’ardimento chirurgico. Martinotti non è che abbia sbagliato. Quest’uomo ha compiuto dei gesti per salvare, oltre quella che era la possibilità, queste persone che, peraltro, erano condannate dalla malattia. Esce fuori vittoriosa la chirurgia, esce fuori vittorioso il chirurgo, ma non a spese di questi malati, perché purtroppo erano condannati. Erano persone con più patologie. Ne esce vittoriosa la chirurgia in un momento in cui, francamente c’è questa chirurgia difensiva che viene attivata soprattutto per evitare che uno vada incontro a grane di questo genere. Martinotti non l’ha mai attuata e questo va a merito suo. Certo, sarebbe stato punitivo per lui se dopo le ore spese in sala operatoria e le attenzioni prestate , doveva anche essere messo alla gogna”.

Per l’avvocato Curatti “è stato un processo impegnativo, intenso e in certo senso stimolante se non fosse per il calvario che il dottor Martinotti ha subito in questi due anni senza smettere nemmeno per un attimo di difendere la propria onorabilità e il proprio decoro professionale”.

“Come legale dell’Azienda ospedale”, ha tenuto a sottolineare infine l’avvocato Munafò, “sono molto soddisfatto dell’esito del processo che ristabilisce la verità rispetto a più ipotesi di condotte chirurgiche spregiudicate che erano invece del tutto insussistenti. Hanno rappresentato, al contrario, il giusto tentativo di offrire delle chances terapeutiche a pazienti in condizioni gravemente compromesse”.

Sara Pizzorni

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