L'incubo in casa: ossessivo
e geloso, abusa della compagna
Continua a crescere nelle aule del tribunale di Cremona il numero di casi con protagoniste donne picchiate e maltrattate all’interno delle mura domestiche. Un incubo dal quale è difficile uscire e un fenomeno, quello dei maltrattamenti in famiglia, che fa paura e che quindi necessita della massima attenzione da parte delle forze dell’ordine. Dal 2018 la procura, che ha ben quattro magistrati che si occupano delle cosiddette “fasce deboli”, ha attivato un servizio che permette alle forze di polizia, e, attraverso queste, a coloro che si occupano della materia, di contattare direttamente il magistrato per ricevere indicazioni idonee a gestire situazioni urgenti relative a questi reati.
L’ennesimo caso di maltrattamenti è stato discusso oggi in aula. A processo un compagno, a detta della presunta vittima, “molto geloso e ossessivo”, ma anche “litigioso e aggressivo”. Per l’accusa, l’uomo avrebbe spintonato l’ex convivente, che ha parlato di “litigi e aggressioni fisiche frequenti”, soprattutto alla presenza del loro unico figlio. Ma in quattro anni di convivenza non si è mai rivolta alle forze dell’ordine “per cercare di tenere in piedi la famiglia”. A farle cambiare idea e a farle chiedere l’aiuto dei carabinieri è stato un episodio accaduto una sera dopo il lancio di una bottiglia.
Lui, di professione operaio, è accusato non solo di maltrattamenti, ma anche di un caso di tentata violenza sessuale che oggi, dopo le dichiarazioni della ex, è stato modificato in violenza sessuale consumata. La donna ha raccontato di essersi trovato addosso il compagno poco dopo che lei aveva messo a letto il loro bambino. “Lui mi ha messo le mani alla gola”, ha sostenuto lei. “E io l’ho lasciato fare per non svegliare il bambino”.
La donna, che ha una famiglia numerosa, tra cui due fratelli affiliati alla ’ndrangheta, scriveva in chat e si sfogava con i componenti del suo nucleo familiare, lamentandosi delle continue telefonate, dei litigi, che aveva anche registrato, e anche del presunto abuso subito. Oggi è stata sentita anche una delle sorelle della presunta vittima: “Lui le diceva: ‘ Se fai questo, non ti do i soldi’. Un padre-padrone: io lavoro, io pago’”.
L’imputato, assistito dall’avvocato Francesca Locascio di Parma, nega ogni accusa, e si difenderà. L’udienza è stata aggiornata al prossimo 9 aprile.
Sara Pizzorni